FEDE E RAGIONE
Apologia di un miracolo
dal Numero 17 del 26 aprile 2015
di Antonio Farina

Ragione e fede concorrono a condurre l’uomo alla Verità: la vera Apologetica fa leva proprio su questo dato. Ecco quindi un esempio di sana apologetica: ove l’indagine razionale prepara e agevola l’atto di fede oppure corrobora chi già ne possiede il dono.

Il Signore fa di tutto per rafforzare la fede dei credenti e per portare alla Fede coloro che non ancora credono. Tutta la Storia della Salvezza è disseminata di miracoli, guarigioni, segni straordinari, apparizioni dell’Immacolata, visioni di veggenti, rivelazioni private, reliquie, corpi di santi incorrotti e quant’altro. Il motivo è semplice: Dio fa appello anche alla nostra razionalità e alla nostra capacità di giudizio per agevolare l’atto di fede che è proprio della volontà umana. In questo delicato processo di interscambio amoroso tra il Creatore e l’anima assetata di Dio si inserisce quella parte della Dialettica che ha per scopo la difesa della Verità: l’Apologetica. Siamo nei giorni dell’Ostensione della Sindone (19 aprile – 24 giugno 2015) e bisogna vedere con quale spirito ci presenteremo al suo cospetto: con curiosità? Con scetticismo? Con sincero desiderio di contemplare le sofferenze di Cristo? O semplicemente con l’atteggiamento distratto del turista religioso che va a visitare un reperto museale per quanto raro e famoso? Quante grazie si possono ottenere dalla venerazione della Sindone! Ma bisogna credere, sperare e amare. Come ci insegnano i Vangeli se non si crede in Gesù Salvatore Egli non può operare alcun miracolo. Ogni volta che Nostro Signore risuscitava un morto o compiva una guarigione straordinaria legava la sua opera alla fede di colui che lo interpellava. Per esempio a Marta, sorella di Lazzaro morto da quattro giorni: «Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?”. Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”» (Gv 11,25). E Lazzaro spezzati i vincoli della morte sentì fluire nel corpo semi-corrotto il calore della vita nuova e uscì dal sepolcro... Nulla è impossibile a Dio.

Contraddizioni d’oggi

Noi viviamo in un’epoca di grandi contraddizioni: non opponiamo soverchia difficoltà nel credere alla presenza (assolutamente non provata) degli extraterrestri, degli UFO, dei “cerchi nel grano”, o nei fenomeni paranormali di spiritelli vari; ma quando si tratta di credere in Dio Creatore e di corrispondere all’amore di Gesù Cristo che ci ha redenti a prezzo del suo Sangue, allora diventiamo sospettosi, dubbiosi, esitanti, perplessi, titubanti. Alziamo “il prezzo” del nostro assenso e sembra che nessuna prova ci convinca. Anzi ci sforziamo di addurre argomenti “contra” per spiegare in modo immanente (magari in modo “scientifico”) anche ciò che è palesemente metafisico e trascendente. Ma la Scienza – quella vera – non è mai contraria alla Verità anzi, se applicata in modo corretto e rigoroso, la corrobora e la conferma in maniera luminosa. Uno dei punti di forza dell’Apologetica, oltre alla verifica storica dei fatti, è proprio l’applicazione delle conoscenze scientifiche ai dati forniti dagli eventi miracolosi. Lungi dal cadere nella trappola ambigua del “concordismo”, l’atteggiamento intellettuale deteriore per il quale si vuol trovare per forza un accordo tra dato scientifico e realtà metafisica, stiracchiando un po’ l’uno, un po’ l’altra, è il caso di proporre una attenta riflessione che lega due eventi strepitosi apparentemente scollegati tra di loro: la Sindone e il Miracolo eucaristico di Lanciano.

Due Reliquie in analisi

Dal sito internet del Santuario abruzzese si legge quanto segue: «Il Miracolo Eucaristico di Lanciano è avvenuto circa l’anno settecento [...] Un giorno un monaco mentre celebrava la Santa Messa fu assalito dal dubbio circa la presenza reale di Gesù nella Santa Eucaristia. Pronunziate le parole della consacrazione sul pane e sul vino, all’improvviso, dinanzi ai suoi occhi vide il pane trasformarsi in Carne, il vino in Sangue [...] La tradizione, non attenta come noi oggi ai particolari delle vicende umane, non ci ha consegnato i dati anagrafici del monaco-sacerdote tra le cui mani si è verificato lo straordinario e inatteso mutamento. Sappiamo che era un monaco di rito orientale, greco, appartenente alla grande famiglia spirituale dei basiliani. Un documento del 1631, che riferisce il Prodigio con dovizia di particolari, ci aiuta ad entrare nel mondo interiore dell’anonimo protagonista, dipingendolo “non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio; andava di giorno in giorno dubitando, se nell’ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue”. Un uomo dunque tormentato dal dubbio, disorientato dalle varie correnti d’opinione, anche nel campo della fede, lacerato dalla inquietudine quotidiana. Quale fu la sua reazione di fronte alla inattesa mutazione che coinvolse anche le specie sacramentali? Attingendo dal citato documento, leggiamo: “Da tanto e così stupendo miracolo atterrito e confuso, stette gran pezzo come in una divina estasi trasportato; ma, finalmente, cedendo il timore allo spirituale contento, che gli riempiva l’anima, con viso giocondo ancorché di lacrime asperso, voltatosi alle circostanti, così disse: O felici assistenti ai quali il Benedetto Dio per confondere l’incredulità mia ha voluto svelarsi in questo santissimo Sacramento e rendersi visibile agli occhi vostri. Venite, fratelli, e mirate il nostro Dio fatto vicino a noi”».
Dunque un miracolo strepitoso è avvenuto per vincere l’incredulità del monaco e contemporaneamente donare al mondo la più straordinaria Reliquia eucaristica della storia: che onore per l’Italia! Da secoli (sono trascorsi più di 1300 anni) il popolo di Dio si sofferma dinanzi a quel piccolo frammento di Cuore umano e a quell’ammasso informe di sangue coagulato per compenetrarsi nel mistero del Sacrificio di Cristo il quale per riscattarci dalle mani del maligno ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue in olocausto di soave odore. Il medesimo significato ha la Sacra Sindone: documento visivo della cruenta ed atroce Passione di Nostro Signore. Ebbene, entrambi i “reperti” sono stati analizzati con tecniche moderne di Medicina Legale ed indagine cadaverica: «In novembre 1970, per le istanze dell’arcivescovo di Lanciano, monsignor Perantoni, e del ministro provinciale dei Conventuali di Abruzzo, e con l’autorizzazione di Roma, i Francescani di Lanciano decisero di sottoporre a un esame scientifico queste “reliquie” che risalivano a quasi 12 secoli. Certamente era una sfida: ma né la fede cattolica (che qui non era affatto in gioco), né una tradizione storica certa hanno nulla da temere dalla scienza, perché ciascuna rimane nel proprio campo.
Il compito fu affidato al dott. Edoardo Linoli, capo del servizio all’ospedale d’Arezzo e professore di anatomia, di istologia, di chimica e di microscopia clinica, coadiuvato del prof. Ruggero Bertelli dell’Università di Siena. Il dott. Linoli effettuò dei prelevamenti sulle sacre reliquie, il 18 novembre 1970, poi eseguì le analisi in laboratorio. Il 4 marzo 1971, il professore presentò un resoconto dettagliato dei vari studi fatti.
Ecco le conclusioni essenziali: 1) la “carne miracolosa” è veramente carne costituita dal tessuto muscolare striato del miocardio. 2) Il “sangue miracoloso” è vero sangue: l’analisi cromatografica lo dimostra con certezza assoluta e indiscutibile.
      3) Lo studio immunologico manifesta che la carne e il sangue sono certamente di natura umana e la prova immunoematologica permette di affermare con tutta oggettività e certezza che ambedue appartengono allo stesso gruppo sanguigno AB. Questa identità del gruppo sanguigno può indicare l’appartenenza della carne e del sangue alla medesima persona, con la possibilità tuttavia dell’appartenenza a due individui differenti del medesimo gruppo sanguigno.
     4) Le proteine contenute nel sangue sono normalmente ripartite, nella percentuale identica a quella dello schema siero-proteico del sangue fresco normale».
      Per quanto riguarda il Sacro Lino, sudario che ha avvolto le membra esangui di Gesù ben 700 anni più antico si è visto che: «...Nel 1973 vengono effettuati i primi studi scientifici diretti, a opera di una commissione nominata dal cardinale Pellegrino. Una campagna di studi più approfondita si svolge nel 1978, quando la Sindone viene messa per cinque giorni a disposizione di due gruppi di studiosi, uno statunitense (lo STURP) e uno italiano. Nel 1982 la presenza di sangue fu rilevata anche dai Professori Baima Bollone, Jorio e Massaro, i quali usando test immunologici identificarono il sangue come umano di gruppo AB».

La strana “coincidenza”

Soffermiamoci attentamente sulla (strana) coincidenza dell’identità del gruppo sanguigno.
Il gruppo sanguigno è geneticamente determinato (ereditato) alla nascita e presenta contributi da entrambi i genitori. È più corretto parlare di “gruppi sanguigni”: essi sono determinati dalla presenza di proteine specifiche sulla superficie dei globuli rossi. Tali proteine si comportano come degli “antigeni” stimolando pertanto anche reazioni immunitarie. Ciò significa che se introduciamo in un soggetto dei globuli rossi non appartenenti al suo stesso gruppo, l’organismo che li riceve produce delle sostanze (anticorpi) in grado di combattere tali cellule, quindi una reazione di “rigetto”.
Nel sistema di classificazione AB0 esistono 4 gruppi sanguigni diversi: A, B, AB e 0 (zero), ma in realtà sono il doppio a causa del cosiddetto “fattore Rh” un altro antigene scoperto nel 1940.
Pertanto si può avere: 1) Gruppo 0 Rh- (questo tipo di sangue può essere donato a quasi tutti i pazienti). 2) Gruppo 0 Rh+ (le persone con questo gruppo sanguigno possono ricevere sangue solo di gruppo 0 (Rh+ o Rh-). 3) Gruppo A Rh- (chi ha questo gruppo sanguigno, data la presenza dell’agglutinina beta nel plasma, può ricevere sangue solo da persone di gruppo A- o 0-). 4) Gruppo A Rh+ (può donare sangue a persone A+ od AB+ e riceverne da 0 e A, indipendentemente dal fattore Rhesus). 5) Gruppo B Rh. 6) Gruppo B Rh+. 7) Gruppo AB Rh- (Può donare sangue solamente a persone di gruppo AB). 8) Gruppo AB Rh+.
Orbene, sia ai tempi della morte di Gesù (anno 33 d.C.) sia nel 700 (non 1700 ma 700 anni dopo Cristo) si ignorava totalmente la sierologia e perfino cosa fosse la biologia. Pertanto supponiamo che un “falsario” contemporaneo di Nostro Signore avesse voluto produrre “artigianalmente” la Sacra Immagine: egli avrebbe usato qualche tecnica (sconosciuta) di incisione inspiegabile ai nostri giorni ed in più avrebbe disseminato la figura del Crocifisso con sangue umano di Gruppo AB (per esempio: ABRh-). Allo stesso modo un ipotetico truffatore del secolo VIII avrebbe raccolto in un calice un frammento di cuore umano dissezionato in modo così perfetto che neanche oggi sarebbe facile riprodurre (con un’affettatrice?) e – guarda caso! – lo avrebbe accompagnato con sangue di una persona dello stesso sesso (maschile) e col medesimo gruppo sanguigno di quello della Sindone!

Le probabilità

Un bel colpo di fortuna, non c’è che dire! Due falsari a distanza di secoli “azzeccano” la stessa partita di sangue. Già, ma quanto sono stati fortunati? Per semplificare i calcoli supponiamo che l’evento “Appartenere ad un gruppo sanguigno X” abbia la stessa probabilità di presentarsi dell’evento “Appartenere ad un gruppo sanguigno Y”: in altri termini che la probabilità di essere (per esempio) AB Rh+ sia la stessa di quella di essere 0 Rh- o qualche altro di quelli elencati. Questa è solo una approssimazione perché in realtà ci sono delle differenze: ci sono Gruppi più diffusi tra la popolazione ed altri più rari... comunque accontentiamoci della precisione. Poiché i due reperti (se fossero falsi!) sarebbero di fatto indipendenti l’uno dall’altro, la probabilità di azzeccare a caso proprio lo stesso Gruppo è pari a: (1/8) * (1/8) = 1/64!!! Qualcuno potrebbe obiettare che non conosciamo il “fattore” Rh ma anche in tal caso la probabilità sarebbe di 1 su 16.
Se poi si aggiungono considerazioni legate alla presenza dei pollini sulla Sindone che sono proprio quelli della Palestina di 2000 anni fa e il fatto (inspiegabile) che il Sangue del Miracolo eucaristico di Lanciano abbia l’aspetto del sangue fresco normale coagulato mentre sono passati 1300 anni dalla sua spillatura si conclude (come per esempio per il sangue di san Gennaro) che la probabilità che si tratti di manufatti “truffaldini” è veramente bassa ed è quasi prossima a zero.

Questa è l’apologetica

Abbiamo “dimostrato” la veridicità di due Miracoli? Siamo “certi” che il Sangue di Lanciano e quello rinvenuto sulla Sindone sono proprio quello stesso di Nostro Signore? Evidentemente no. La Scienza non è in grado di fornire “prove assolute”, cioè le condizioni trovate non sono sufficienti (ma casomai solo necessarie) per dire che quel Sangue circolava nelle vene dal Redentore... però per non credere ci vuole proprio un cuore duro! Se (e sottolineo se) la Sacra Sindone è veramente il sudario che ha raccolto il Corpo martoriato del Salvatore dopo la sua sepoltura e che è stato il muto testimone della sua Risurrezione e Se ciò che si è materializzato fra le mani del monaco-sacerdote basiliano incredulo è veramente il suo Cuore di Carne e Sangue preziosissimi, allora necessariamente l’indagine scientifica effettuata sui due reperti doveva fornire i risultati che ha fornito. Questa è l’Apologetica. La presentazione all’intelletto umano di argomenti razionali ed inconfutabili che aiutano la volontà a compiere l’atto di fede in Gesù Cristo Figlio del Dio vivente e nella verità del suo Vangelo. Bisogna avere un cuore di pietra ed una mente ottusa per non convertirsi e non commuoversi di fronte al messaggio iscritto in questi due eccezionali “documenti” della Passione.
Approfittiamo di questo tempo pasquale per mettere da parte ogni ritrosia, scontrosità e per non fare come san Tommaso apostolo al quale Nostro Signore muove un amaro rimprovero: «Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”» (Gv 20,26ss).

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