Nel contesto della “dittatura del relativismo” in cui si trova la società, il nuovo Pontefice avrà l’ardua missione di far sentire la voce della Chiesa, voce dell’unica Verità, su parecchi scottanti temi, dei quali si è voluto qui indicare i più urgenti.
Molti cattolici si sentono scoraggiati, delusi, marginalizzati e discriminati dalla cultura dominante laica e anticristiana. Ed effettivamente le ragioni per piangere (cf. Mt 5,4), guardando al contesto sociale italiano ed europeo, non mancano affatto. Citiamo solo il caso, troppo spesso sottaciuto, delle leggi inique, come Giovanni Paolo II chiamava, tra le altre, le leggi abortiste.
La legge civile dovrebbe sempre essere sottoposta alla legge morale, in stretta dipendenza dalla Volontà divina e mai contraria ad essa. Leggi civili opposte alla divina Volontà a ben vedere non sono altro che una pubblica bestemmia particolarmente grave e dannosa, ben peggiore che i singoli comportamenti devianti dei cittadini. Ebbene, leggi di tal fatta sono ormai numerosissime (contro la vita, la famiglia, la giustizia, la Chiesa, ecc.) e a poco a poco stanno cancellando ogni impronta cristiana nella società ed ogni riferimento a Dio, fondamento di ogni Stato e di ogni autorità terrena.
Il nuovo Pontefice evidentemente, ed è pleonastico il ricordarlo, non potrà che seguire tutti i suoi legittimi Predecessori – da Pietro a Benedetto XVI – nel ribadire l’esistenza di un solo Dio, di un solo culto a Lui dovuto (esiste una sola vera religione infatti) e di una sola ed unica legge morale.
Questi non possono che essere i tre punti chiave del nuovo Pontificato, essendo in realtà la sintesi della Rivelazione divina: l’esistenza di Dio (Uno e Trino), il dovere della religione (culto e 7 Sacramenti), e il dovere di rispettare una legge (morale e sovrannaturale), che Cristo è venuto a ricordarci. Se si crede in Dio si è solo a metà strada: bisogna anche dargli il culto legittimo, culto che coincide con la Nuova ed Eterna Alleanza, il solo e vero Sacrificio a Lui gradito, che sostituisce sia la Vecchia Alleanza del Sinai, che le antiche religioni naturali e tradizionali. La legge morale poi non è un moralismo aggiuntivo e secondario: non si può piacere a Dio, infatti, senza rispettare i suoi Comandamenti e senza compiere le buone opere. I Dieci Comandamenti e le buone opere sono null’altro che la legge morale cristiana e universale.
Nel contesto della dittatura del relativismo in cui siamo, questa legge morale deve essere ricordata con amore e misericordia a tutti, specialmente ai giovani che sono a loro volta vittime della mentalità e della cultura iniqua prevalente.
Il Sommo Pontefice, a cui auguriamo ogni bene materiale e anzitutto spirituale, avrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni l’arduo compito di far sentire la sua voce su molti temi caldi e scottanti, di cui vogliamo ricordare i principali.
1) L’esistenza di un solo Nome dato agli uomini per la loro Salvezza. Questo, che potremmo chiamare il dogma dei dogmi, è stato da ultimo ricordato con la Dichiarazione Dominus Jesus (2000), e resta il centro e il cuore del Cristianesimo. Esso si è attenuato di molto nella coscienza comune nel mezzo secolo post-conciliare. Sarà dovere del Pastore dei pastori quello di ribadirlo ad ogni occasione, anche quelle meno opportune.
2) L’universalità della Salvezza in Gesù Cristo e nella Chiesa Cattolica Romana. La Salvezza sta nella grazia di Dio elargitaci da Cristo in modo sovrabbondante. Questa grazia però, benché non limitata né limitabile sotto un profilo giuridico-canonico, ha dei canali visibili, cioè i 7 Sacramenti, amministrati dalla Chiesa di Roma. Anche la Dottrina cattolica è un canale di grazia, e allontanandosi da questa Dottrina, come hanno fatto tutti i cristiani separati dalla Roccia, si perde la verità (teologica, morale o biblica) e così si perde anche la strada della Salvezza.
3) L’esistenza di una legge naturale, che oltrepassa i limiti della Rivelazione, e obbliga ogni creatura razionale. Questo è un punto decisivo del Sacro Deposito. La legge morale naturale obbliga anche chi non accetta o non conosce la Rivelazione. L’omosessualità, per fare un esempio, è contraria al bene comune della specie. Nessuno può dire: questa è una dottrina cattolica, ma io sono laico e dunque chiedo le “unioni civili” (come vuole il Pd). No! La legge morale è percepibile dalla retta ragione, e tutti gli uomini intelligenti debbono sforzarsi per conoscerla.
4) La necessità che gli Stati e le società accettino in toto le esigenze di questa legge naturale universale e immutabile, che si impone al di là del consenso popolare. Questa dottrina, spiegata nel modo più ampio dall’enciclica Quas Primas di Pio XI (1925) non è storicizzabile, o superabile in nome di un Concilio, di un diverso contesto diplomatico o di nuove acquisizioni esegetiche. Cristo è Re dell’Universo. La Società umana è parte dell’Universo. Dunque Cristo è Re anche della Società; di ogni società attuale, virtuale o possibile. Se la legge iniqua non è una vera legge, ciò vuol dire che solo leggi in conformità con Cristo Re sono legittime e necessarie. Dio quindi è il fondamento della società e l’ordine morale oggettivo è la base della pace sociale, della giustizia, della vita civile di qualunque popolo. Il Pontefice novello non potrà non ricordarlo, anche a fronte del potere democratico-totalitario che pare voler consacrare la società umana a ben altro Padrone.
5) L’importanza della missione e dell’apostolato in favore del ritorno di tutti i non-cattolici e i non-battezzati nella sola Arca di Salvezza. Fuori della Chiesa non c’è Salvezza, perché fuori da Cristo non c’è Salvezza, e questo poiché lungi da Dio non c’è Salvezza. Il giusto concetto di Dio e di Cristo risiede nella Chiesa da Lui fondata e non nelle variegate chiese create dagli uomini. Bisogna che lo spirito missionario sia rilanciato al massimo per esercitare la vera misericordia spirituale verso gli uomini (ebrei e mussulmani non esclusi). Anche i laici, giusta il Codice di Diritto Canonico, debbono fare apostolato e debbono convincersi che il bene più grande da fare al mondo d’oggi è l’apostolato cattolico tradizionale. Portare Cristo ai fratelli, difendere la Chiesa dagli attacchi satanici a cui è sottoposta, passare al contrattacco (la miglior difesa è l’attacco). Organizzare Marce per la Vita e per la Famiglia, criticare apertamente i politici corrotti, organizzare missioni di ri-evangelizzazione nei secolarizzati quartieri delle città, ecc., ecc.
Mi è capitato di sentire, durante la Sede Vacante, un’intervista al politico e filosofo Massimo Cacciari circa il futuro della Chiesa in rapporto al Pontefice da eleggere. Cacciari ha detto grosso modo così: o i cardinali si orientano per un Papa della Riforma o per un Papa della Restaurazione. Secondo lui, il gesto dirompente di Benedetto XVI di rinuncia al Pontificato – in realtà previsto dal Diritto Canonico e non ignoto alla Storia – aprirebbe un’era nuova per il Pontificato Romano. Quest’era nuova, desiderata da Cacciari (che è ateo), coinciderebbe con una Riforma della Chiesa in senso evangelico. Ma... il Vangelo, codesti atei che straparlano, lo hanno letto? Ed esso darebbe ragione a loro o ai credenti? Cristo, fulcro del Vangelo, è per lo spirito laico-liberale proposto dal Filosofo o per quello ascetico-sacrificale proprio alla Tradizione della Chiesa?
In realtà, è proprio perché noi auspichiamo con tutte le forze una Chiesa integralmente evangelica – la quale ricordi che Cristo non è venuto a portare la pace sulla terra, ma la spada della verità e della divisione – che desideriamo un Pontefice della Restaurazione. Restaurazione del Dogma, negato e offuscato. Restaurazione del Diritto, disprezzato in nome dello spirito. Restaurazione della pena, cancellata in nome della libertà. Restaurazione, insomma, della Religione cattolica, che appare ferita a morte sia dalle frecce velenose dei suoi nemici esterni (alla Cacciari o alla Mancuso) che ancor di più dalle serpi intestine.
Che il novello Vicario di Cristo, “Dio in terra” per noi cattolici, ci guidi, ci sproni, ci sia d’esempio!