Un Gesù che converte o un Gesù che “si” converte? Contestiamo il commento alla pericope evangelica del gesuita padre Spadaro con la splendida riflessione del servo di Dio Dolindo Ruotolo che, come al solito, ci fa respirare aria di pura dottrina.
In un articolo di Tommaso Scandroglio, pubblicato sulla Nuova Bussola Quotidiana on line, si riporta il commento del padre Spadaro al Vangelo di san Marco, ripreso dal Fatto Quotidiano. La riflessione del padre gesuita, direttore della Civiltà Cattolica, verte sul seguente episodio: «Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: “Pietà di me! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita» (Mt 15,21-28).
Da quanto sostiene lo stimato Autore dell’articolo, padre Spadaro descrive Gesù come insensibile, come una persona dalla durezza inscalfibile, beffardo e irriguardoso nei confronti della donna. Un Gesù accecato dal nazionalismo e dal rigorismo teologico fino a quando la risposta della donna – “eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni” – sconvolge la rigidità di Gesù sì da convertirlo.
Al commento del noto gesuita si contrappone completamente quello di don Dolindo Ruotolo, sacerdote napoletano morto in concetto di santità.
Precisiamo subito che per don Dolindo non è un dettaglio di cronaca insignificante il fatto che Gesù si diriga nella terra abitata dai Cananei. C’è un triplice motivo. Ognuno dei quali è animato dall’amore per l’umanità. Il primo è per evitare che scribi e farisei avessero una recrudescenza di odio verso di Lui; dunque, per non imputare loro un’aggravante per i loro peccati; il secondo per annunciare che la Parola di Dio rifiutata dagli ebrei sarebbe stata in seguito predicata ai pagani; il terzo per mostrare agli Apostoli il significato concreto della fede.
Chi non esaurisce la conoscenza di Gesù nel freddo studio dei testi, ma l’approfondisce nella vita pratica, sa che il Cuore di Gesù è un Cuore infinitamente colmo di tenerezza per gli uomini e non commenta questo episodio evangelico negativamente, fermandosi all’apparente insensibilità del Maestro nei confronti delle suppliche che la donna gli rivolge. È Gesù stesso, infatti, ad attirare la donna a sé, ed ella riconosce in Lui Colui che doveva venire, come si evince dal fatto che l’appella “Signore”, figlio di Davide. Anche quando Gesù risponde ai discepoli che lo esortano ad esaudirla, Egli usa parole solo apparentemente ostili alla richiesta di guarigione. In realtà Gesù voleva mostrare loro quanto fosse ingiusta la legge ebraica che disprezzava i pagani e quanto fosse fallace l’irrigidirsi nel rispetto della legge senza coglierne lo spirito.
Questo insegnamento di Gesù, lungi dal riguardare solo il popolo ebraico, ha una sua vivace attualità anche ai nostri giorni. È ciò che accade quando ci fermiamo alla forma del testo, ad un’interpretazione solo letterale, direi quasi privata, senza coglierne l’essenza, lo spirito, senza essere in comunione con tutta la Tradizione della Chiesa. Lo ricorda anche l’apostolo san Paolo nella seconda lettera ai Corinzi: «La lettera uccide, è lo Spirito che dà vita» (2Cor 3,6).
Inoltre, se da una parte Gesù usa parole dure contro la Cananea, dall’altra, ricorda don Dolindo, le trasmette sia la forza per insistere nella sua richiesta, sia per sollecitare la fatidica risposta: “Eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”, che, secondo Spadaro, avrebbe guadagnato la conversione di Gesù alla causa della guarigione della figlia, capovolgendo completamente il senso dell’operare del Cristo. Invece Gesù assecondala richiesta solo quando termina la lezione agli Apostoli sul significato profondo dell’avere fede e dopo aver dato loro elementi concreti su cui riflettere per constatare quanto debole fosse la loro.
Alla luce dei fatti vediamo due commenti al Vangelo completamente divergenti; una divergenza che è anche la cifra di come un’interpretazione letterale del Vangelo tenda a divulgarsi, con l’inevitabile conseguenza di consolidare modi errati di intendere gli insegnamenti di Cristo.
Ma se prevalesse il principio della divulgazione di un’interpretazione privata della Parola di Dio, senza un’adeguata correzione da parte dei vertici preposti, dove sarebbe più la differenza tra protestanti e cattolici?