Alla vigilia della GMG 2023 un vescovo ha affermato: «Non vogliamo convertire i giovani a Cristo o alla Chiesa Cattolica. Niente di tutto questo, assolutamente». Tali parole meritano un’attenta analisi e riflessione critica.
La Chiesa ha un mandato ricevuto da Cristo stesso: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). Questa è la missione della Chiesa Cattolica. Eppure lo scorso 6 luglio il vescovo ausiliare di Lisbona, Américo Aguiar, ha affermato: «Non vogliamo convertire i giovani a Cristo o alla Chiesa Cattolica. Niente di tutto questo, assolutamente». Queste parole sono state pronunciate in riferimento alla GMG svoltasi a Lisbona dal 1° al 6 agosto scorso. Prescindendo volutamente da quello che è stata la GMG di quest’anno (allungheremmo troppo il brodo), vogliamo dedicare questo articolo esclusivamente a confutare le parole del vescovo proferite in previsione dell’incontro mondiale.
Di fronte a una tale affermazione le domande sorgono spontanee: dov’è il problema, la contraddizione di fondo? Se non vogliamo convertire, allora c’è qualcosa che non va. Alcune ipotesi:
1) probabilmente il soggetto di quel “non vogliamo” non si riferisce alla Chiesa Cattolica. Ci sarebbe da pensare che intendesse proprio questo, dal momento che un vescovo parla a nome della Chiesa che egli rappresenta, ma evidentemente andrebbe contro il mandato di Gesù Cristo, che è il Capo della Chiesa Cattolica (ricordiamolo: la Chiesa è di Cristo, non di Tizio o Caio!). Quindi escludiamo questa possibilità.
2) Il soggetto potrebbe essere la GMG: la GMG non ha lo scopo di convertire a Cristo? Ebbene, per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un breve excursus sulla storia e gli intenti di questo incontro.
«Nel 1983-1984 si celebrava l’Anno Santo della Redenzione: 1.950 anni dalla Passione di Gesù. Tra le varie attività dell’anno giubilare, Giovanni Paolo II volle fissare un raduno giovanile per la Domenica delle Palme. Il comitato organizzatore prevedeva 60.000 partecipanti. Ne arrivarono 250.000.
Nel 1985 l’ONU proclamò l’Anno internazionale della Gioventù. Il Papa, desiderando manifestare l’attenzione della Chiesa verso le nuove generazioni, convocò nuovamente i giovani a Roma per la Domenica delle Palme. Anche questa volta, la risposta fu grande: 300.000 giovani si sparsero nelle chiese della città per diversi momenti di preghiera e catechesi e poi si radunarono in piazza San Pietro per partecipare alla celebrazione con il Santo Padre» [1].
Di fronte ad una tale risposta di partecipazione, molti si interrogavano. San Giovanni Paolo II non aveva perplessità, invece, comprese subito cosa vi fosse nel cuore di quei giovani: «Il desiderio di ritrovarsi insieme, di condividere la loro esperienza, di ascoltare una parola di fede, di guardare insieme al futuro, di rinnovare e confermare il proprio impegno» [2].
E così, verso la fine del 1985, il Papa annunciò l’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù, da celebrarsi ogni anno nelle diocesi. «Alla celebrazione diocesana si affiancò ben presto un raduno mondiale, che inizialmente si tenne ogni due anni» [3]. E ogni volta si assistette a una “rivoluzione” meravigliosa: «Giovani riempirono le strade e le piazze, cantando la loro fede, manifestando una sete spirituale e un desiderio missionario davvero sorprendenti» [4].
Ci fermiamo qui. Le frasi evidenziate hanno uno scopo, che ci pare chiaro: l’intento della GMG, almeno nel suo sorgere e nei suoi inizi, è nutrire i giovani di preghiera, catechesi, fede; educarli e sensibilizzarli ulteriormente nell’impegno intrapreso. Quale? Seguire Cristo.
Ma è san Giovanni Paolo II a sciogliere ogni dubbio. Egli stesso ha manifestato pubblicamente lo scopo di questa attività mondiale quando, il 23 marzo 1986, ai giovani convenuti per l’evento a Roma in piazza San Pietro, disse: «La Giornata della Gioventù significa proprio questo: andare incontro a Dio» [5]. Fermi: andare incontro a Dio, dice il Papa... ma quale Dio? Non un Dio qualsiasi, attenzione, ma l’unico vero Dio, Colui, cioè – continua il Santo Padre – «che è entrato nella storia dell’uomo mediante il mistero pasquale di Gesù Cristo. Vi è entrato in modo irreversibile. E vuole incontrare prima voi, giovani, e a ciascuno vuole dire: “Seguimi, Io sono la Via, la Verità e la Vita”» [6].
E ancora, così disse a Buenos Aires nell’aprile 1987: «Giovani, Cristo, la Chiesa, il mondo aspettano la testimonianza delle vostre vite, fondate sulla verità che Cristo ci ha rivelato! Giovani, il Papa vi ringrazia per la vostra testimonianza e vi incoraggia perché siate sempre testimoni dell’amore di Dio, seminatori di speranza e costruttori di pace!». Com’erano belli i tempi in cui il Papa incoraggiava non a proseguire nel proprio errore, ma ad essere veri cristiani, ad essere “testimoni dell’amore di Dio”, “seminatori di speranza”, la quale si fonda sulle promesse del Signore, e ci impegna a conseguirle mediante la lotta al peccato e l’osservanza dei Comandamenti divini!
Potrebbe bastare così per capire cosa sia o era (o dovrebbe essere) la GMG. Ma, non contenti, vi riportiamo una citazione ulteriore, altrettanto chiara e chiarificatrice. Queste parole san Giovanni Paolo II le pronunciò a Santiago di Compostela, in Spagna, in occasione della GMG nel 1989. Ai seicentomila giovani convenuti all’incontro mondiale egli disse: «Siete venuti per riscoprire qui, a Santiago, le radici della nostra fede, per impegnarvi, con cuore generoso, nella “nuova evangelizzazione”, alle soglie, ormai, del Terzo millennio». Più chiaro di così?
Il Papa ha voluto una GMG che ci faccia riscoprire “le radici della nostra fede”; attenzione: le radici... ossia la fede di sempre, quella di Cristo e della sua Chiesa, non una fede nuova e innovatrice. Una GMG che ci “impegni nella nuova evangelizzazione”. Eppure oggi ci dicono che non si vuole evangelizzare, non si vuole convertire...
Ma non fermiamoci a Giovanni Paolo II. Andiamo avanti, vediamo ora le parole di Benedetto XVI in occasione delle GMG (o in preparazione ad esse), per scorgerne la continuità con gli intenti del Papa istitutore.
Coincide proprio con la Giornata Mondiale della Gioventù dell’anno 2005 (tenutasi a Colonia) il primo viaggio apostolico internazionale di papa Benedetto XVI. Vi erano circa un milione e duecentomila giovani quell’anno, e il Papa rivolse loro queste parole: «Spalancate il vostro cuore a Dio, lasciatevi sorprendere da Cristo! Concedetegli il diritto di parlarvi durante questi giorni! Aprite le porte della vostra libertà al suo amore misericordioso! Esponete le vostre gioie e le vostre pene a Cristo, lasciando che Egli illumini con la sua luce la vostra mente e tocchi con la sua grazia il vostro cuore. In questi giorni benedetti di condivisione e di gioia, fate l’esperienza liberatrice della Chiesa come luogo della misericordia e della tenerezza di Dio verso gli uomini. Nella Chiesa e mediante la Chiesa raggiungerete Cristo che vi aspetta”» [7]. In seguito, il Papa definì la GMG di quell’anno una «indimenticabile manifestazione di fede e di entusiasmo» [8].
La XXIII GMG tenutasi a Sidney ha avuto per tema: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni» (At 1,8). Nel messaggio di preparazione all’evento il Papa esorta a riflettere «sullo Spirito di fortezza e testimonianza, che ci dona il coraggio di vivere il Vangelo e l’audacia di proclamarlo» [9]. E così conclude: «Vi invito a dedicare tempo alla preghiera e alla vostra formazione spirituale in quest’ultimo tratto del cammino che ci conduce alla XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, affinché a Sydney possiate rinnovare le promesse del vostro Battesimo e della vostra Confermazione. Insieme invocheremo lo Spirito Santo, chiedendo con fiducia a Dio il dono di una rinnovata Pentecoste per la Chiesa e per l’umanità del terzo millennio» [10].
L’ultima GMG internazionale è stata, per papa Benedetto, quella dell’agosto 2011. Si tenne a Madrid, in Spagna. Il tema dell’anno era: «Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede». Già il titolo parla da sé. In preparazione all’evento il Papa si rivolse così ai futuri partecipanti: «Nel corso di quest’anno preparatevi intensamente all’appuntamento di Madrid [...]. La qualità del nostro incontro dipenderà soprattutto dalla preparazione spirituale, dalla preghiera, dall’ascolto comune della Parola di Dio e dal sostegno reciproco» [11].
Il messaggio riferito ai giovani convenuti al raduno suona quasi un testamento spirituale, profondo e paterno: «Dio ci ama. Questa è la grande verità della nostra vita e che dà senso a tutto il resto. Non siamo frutto del caso o dell’irrazionalità, ma all’origine della nostra esistenza c’è un progetto d’amore di Dio. Rimanere nel suo amore significa vivere radicati nella fede, perché la fede non è la semplice accettazione di alcune verità astratte, bensì una relazione intima con Cristo che ci porta ad aprire il nostro cuore a questo mistero di amore e a vivere come persone che si riconoscono amate da Dio» [12].
Ci piace concludere le citazioni di Benedetto XVI con questa esortazione, che conferma perfettamente lo scopo delle GMG di rafforzare la fede cattolica, di portare a Cristo e radicare in Lui i partecipanti: «Cari giovani, la Chiesa conta su di voi! Ha bisogno della vostra fede viva, della vostra carità creativa e del dinamismo della vostra speranza. La vostra presenza rinnova la Chiesa, la ringiovanisce e le dona nuovo slancio. Per questo le Giornate Mondiali della Gioventù sono una grazia non solo per voi, ma per tutto il popolo di Dio» [13].
Insomma, è chiara la continuità degli intenti da parte del pontefice successivo a Giovanni Paolo II circa la GMG. La GMG dev’essere e finora ha voluto essere una “manifestazione di fede”, alla quale prepararsi spiritualmente, soprattutto con la preghiera. L’intento è che i giovani, durante i giorni del raduno mondiale, lascino che “Cristo parli ai loro cuori”, affinché Egli illumini “le menti e infiammi i cuori”. Tutto questo allo scopo di rinsaldare la fede in Lui, la carità, la speranza. Caricarsi di grazia non solo per sé, ma anche per “impegnarsi con cuore generoso nella nuova evangelizzazione”.
Servono altre parole? Ci sembra tutto molto chiaro.
3) A questo punto sorge ancora una domanda: se il soggetto di quel “non vogliamo...” di Aguiar non può essere la Chiesa Cattolica; non può essere la GMG così come istituita da Giovanni Paolo II e come proseguita da Benedetto XVI... a chi si riferisce?
Il vescovo, probabilmente, parla a nome suo e di quanti si trovano nella sua stessa linea. Forse si tratta di una grande fetta presente nella Chiesa Cattolica, ma, quando ci troviamo in queste situazioni così spiacevoli e pericolose, non dobbiamo mai e poi mai confondere la Chiesa di Cristo con gli uomini di Chiesa. Noi seguiamo Cristo, lo seguiamo nella sua Chiesa, la quale ha una sola missione: la “salus animarum”. E Gesù ci insegna come compierla: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). Questo è il compito della Chiesa Cattolica e di ogni suo membro. Chi non crede questo, non appartiene a Cristo.