Cosa accadrà a ottobre? I cattolici temono: si tratta del Sinodo sulla sinodalità. Le premesse non sono affatto incoraggianti.
Non era mai successo che un Sinodo discutesse del Sinodo, cioè di se stesso. Cosa che succede ora, con un lungo Sinodo ancora in corso, iniziato nel 2021 e che dovrebbe concludersi nel 2024 con due assemblee romane.
Il nuovo Sinodo dei vescovi, o meglio la nuova sinodalità che è un “principio” [1], è espressione, a giudizio di Francesco, della collegialità episcopale; una collegialità che il Papa argentino qualifica come “affettiva”, la quale in alcune circostanze può diventare anche “effettiva” [2]. Ma solo a livello teoretico, dovremmo aggiungere, perché difatti il potere sinodale, da Francesco a noi, è sempre nelle mani di un piccolo gruppo organizzatore. Questa sinodalità sui generis a sua volta è eco del “principio” o della “legge della conciliarità” [3]. La Chiesa governata dalla conciliarità diventa in questo modo essenzialmente sinodale. La sinodalità costituirebbe l’approdo ultimo della conciliarità e soprattutto un grande legame simbolico tra Francesco e il Vaticano II. Ciò è ben riassunto nell’Instrumentum laboris, pubblicato il 20 giugno 2023 [4], che fungerà da guida per i partecipanti al Sinodo sulla sinodalità nella prima fase di ottobre 2023. Al n. B 3.5 di questo documento ci si chiede: «Come potenziare l’istituzione del Sinodo perché sia espressione della collegialità episcopale all’interno di una Chiesa tutta sinodale?». Non si darebbe la Chiesa senza il Sinodo, esprimente quest’ultimo il suo essere sempre transeunte, la non fissità dei principi, la mobilità della vita e della pastorale. In parole povere: il Sinodo deve rifare la Chiesa, a partire da quello che la gente pensa, selezionando accuratamente quei pensieri che appaiono il più sinodale possibile, cioè quelli più controversi che si pongono come antitesi di una tesi fissista, per poi negarla nel confronto, provando a fare unità con una sintesi finale. La sintesi comunque rimane il Sinodo. Una sorta di Geist che si effonde nella dialettica. Probabilmente il documento finale romano, come già successo, non sarà che una leggera correzione di una bozza esistente già prima che cominciasse il Sinodo.
Questo è quanto già emergeva dall’ultima fase continentale del Sinodo sul sinodo. Infatti con il documento di lavoro per questa tappa, dal titolo Allarga lo spazio della tua tenda (Is 54,2), pubblicato nell’ottobre del 2022 [5], si indica chiaramente che si vuol procedere a creare una Chiesa raffigurata da una “tenda allargata”, immagine che esprime bene le intenzioni di cambiamento radicale da una vecchia Chiesa istituzionale a una Chiesa dove ogni differenza (di genere, di vocazioni, di ruoli) sia superata da una radicale inclusività. Nessuno dovrà rimanere fuori. Il peccato è ormai giustificato e accolto e la conversione a Cristo, quale vita nuova nello Spirito Santo donata a tutti gli uomini di buona volontà, è un residuo di un passato pre-sinodale e di una Chiesa dei perfetti. Sembrano davvero prove tecniche di ristrutturazione radicale, dove però il primo ad essere cacciato è proprio lo Spirito Santo.
Il Documento di Lavoro per la Tappa Continentale, al n. 39, un po’ lungo, fornisce davvero uno spaccato delle vere intenzioni sinodali: «Tra coloro che chiedono un dialogo più incisivo e uno spazio più accogliente troviamo anche coloro che per diverse ragioni avvertono una tensione tra l’appartenenza alla Chiesa e le proprie relazioni affettive, come ad esempio: i divorziati risposati, i genitori single, le persone che vivono in un matrimonio poligamico, le persone LGBTQ, ecc. Le sintesi mostrano come questa richiesta di accoglienza interpelli molte Chiese locali: “La gente chiede che la Chiesa sia un rifugio per chi è ferito e piegato, non un’istituzione per i perfetti. Vuole che la Chiesa incontri le persone ovunque si trovano, cammini con loro anziché giudicarle, e costruisca relazioni reali attraverso la cura e l’autenticità, non il senso di superiorità” (CE USA). Lasciano anche emergere incertezze riguardo al modo di darvi risposta, ed esprimono il bisogno di un discernimento da parte della Chiesa universale: “C’è un nuovo fenomeno nella Chiesa che è una novità assoluta in Lesotho: le relazioni tra persone dello stesso sesso. [...] Questa novità rappresenta un motivo di turbamento per i cattolici e per quanti le considerano un peccato. Sorprendentemente ci sono cattolici in Lesotho che hanno cominciato a praticare questo comportamento e si aspettano che la Chiesa accolga loro e il loro modo di comportarsi. [...] Si tratta di una sfida problematica per la Chiesa, perché queste persone si sentono escluse” (CE Lesotho). Anche coloro che hanno lasciato il ministero ordinato per sposarsi chiedono maggiore accoglienza e disponibilità al dialogo».
Questi desiderata diventano ora, con l’Instrumentum laboris, domande per la riflessione sinodale romana.
Per includere autenticamente tutti, dice ancora in modo sintetico l’Instrumentum laboris, «è necessario entrare nel mistero di Cristo, lasciarsi formare e trasformare dal modo in cui egli ha vissuto il rapporto tra amore e verità» (n. 27). Inclusione si sostituisce a conversione. Sembra che non ci sia più bisogno di abbandonare il peccato e di ritornare a Cristo con una vita nuova, pura, libera dall’immoralità, dall’impudicizia e dall’idolatria. In nome di una tenda larga e accogliente, si finisce però con l’accogliere con il peccatore anche il suo peccato e a fare del peccato accolto e incluso, la nuova visione sinodale. Ci sarà più posto per Dio, per la santità quale vita nuova in Cristo?
Note
1) Cf papa Francesco, Discorso alla Delegazione Ecumenica del Patriarcato di Costantinopoli, 27 giugno 2015, in AAS 107 (2015) 1144.
2) Cf Idem, Discorso in occasione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, in AAS 107 (2015) 1143.
3) Cf padre S. M. Lanzetta, Il Vaticano II un concilio pastorale. Ermeneutica delle dottrine conciliari, Cantagalli, Siena 2014, pp. 151-158.
4) La versione digitale di questo documento è disponibile su www.synod.va
5) Anche di questo documento è disponibile la versione digitale su www.synod.va