Di tutto ciò che si può sentire o dire dell’elezione di Trump a Presidente, una cosa resta certa e obiettiva: essa rappresenta una scelta di controtendenza da parte del vasto popolo americano rispetto al pensiero unico dettato dalle élite mondiali. Si spiega così il perché di tanta ostilità nei suoi confronti.
Nazionalista, guerrafondaio, razzista e altro. Ecco come i media americani e di mezzo mondo hanno tracciato il profilo di Trump. In realtà, il motivo di tanta avversione è che per lui il mondialismo non è l’obbiettivo primario o, forse, non lo è affatto. “Prima l’America e gli americani!”, questo è il suo motto. Proprio perciò il suo programma ha irritato le lobby mondialiste, rispetto alle quali Trump persegue dei fini completamente opposti. Il neo Presidente degli USA ritiene indispensabile innanzitutto rafforzare l’economia del suo Paese e migliorare le condizioni della classe media, diversamente dalla Clinton che, conformemente alla logica mondialista, ha sostenuto tutti i conflitti dell’America, compresi gli ultimi contro la Libia e la Siria, mettendo in secondo piano i problemi economici del suo Paese.
Sul fronte della politica estera, a differenza della Clinton, la Russia non è una nemica da combattere ed eventuali controversie non vanno risolte mostrando i muscoli con l’arroganza di chi è consapevole di essere la prima potenza militare al mondo. Con l’elezione di Trump le tensioni esistenti tra le due grosse potenze mondiali si sono attutite; ecco perché Putin ha brindato dopo la vittoria del neo Presidente. Putin, come Trump, sfuggono al controllo delle lobby mondialiste. Entrambi non sono allineati al pensiero globale. Ricordiamo che la Russia ha recentemente votato una legge che proibisce la propaganda dell’omosessualità in presenza di minori e ciò non è gradito a chi ha già deciso che l’omosessualità dev’essere una condizione riconosciuta come un diritto da tutti gli Stati.
Dunque, diversamente da come i media l’hanno disegnato, Trump non desidera fare il guerrafondaio e neanche è un nazionalista, ma un moderato. Chi lo vuole presentare come un nazionalista, nel senso deleterio del termine, lo fa per screditarne l’immagine. Il nazionalismo di Trump, infatti, fa parte di un aspetto della cultura americana, a cui gli americani sono, in qualche modo, abituati. Esso è anche una caratteristica della Sinistra americana e finanche di quella di alcuni gruppi religiosi.
Che non sia uno che si voglia interessare di guerre con altri Stati, lo proverebbe anche il fatto che non ha alcuna intenzione di garantire l’esistenza della Nato. Se l’Europa sente la necessità di pensare ad una strategia della difesa, deve farlo con i propri mezzi e con le proprie risorse. Prima l’America e gli americani! Se la Nato non garantisce più la difesa, l’Italia potrebbe avere dei problemi. Essa, al contrario di altri Paesi europei, ha rinunciato a finanziare la difesa militare, e ciò la pone in una posizione di debolezza nell’ipotesi di un conflitto.
A Trump si potrebbe criticare la decisione di erigere un muro ai confini del Messico per impedire l’ingresso di immigranti e la messa al bando dei musulmani in USA. Ma ci si dimentica che si è giunti a ciò per l’inevitabile fallimento della democrazia che non ha saputo garantire la sicurezza e, dunque, la giustizia per i propri cittadini. Certo, questo tipo di scelta politica potrebbe non preservare l’America da attentati interni, finalizzati a creare disordine, un disordine programmato, altro modo per definire l’Ordine Mondiale teso a creare un nuovo tipo di uomo e una nuova concezione della realtà.
Contro Trump è stato innalzato un muro ben più alto di quello che ha dichiarato di costruire al confine del Messico, perché egli rappresenta la controtendenza rispetto a quel pensiero di matrice obamiana, sostenitore delle lobby LGBT, di cui la Clinton sarebbe stata una perfetta continuatrice.
Come mette molto bene in risalto Marco Tosatti, la vittoria di Trump segna anche la vittoria dei valori cristiani su quelli “progressisti” della Clinton che si è dichiarata favorevole all’aborto anche al nono mese, mostrando così di assorbire le idee del “criminale a piede libero”, che corrisponde al nome di Peter Singer, il quale sostiene che un neonato non è persona perché non mostrerebbe interesse per la vita, pertanto uccidere lui sarebbe come uccidere un pesce.
Ma la cosa più singolare è che questo benedetto muro che Trump ha detto di costruire, esiste già dal 1994. Fu eretto proprio durante l’amministrazione Clinton; però, allora, non fece scalpore poiché Clinton era legato alle logiche delle lobby dominanti. Già allora si parlava del muro messicano o di Tijuana, muro della vergogna. Perché Obama non ha fatto nulla per smantellarlo, finché era Presidente?