FEDE E CULTURA
Antemurale della Cristianità
dal Numero 4 del 24 gennaio 2016
di Rosario Silesio

La storia cristiana della Polonia, che ha il suo inizio ufficiale nel Battesimo del Principe Mieszko di cui ricorre il 1050° anniversario, invita a riflettere su come le sorti dei Regni e delle Nazioni siano strettamente legate dalla Provvidenza ai Santi, uomini che decidono di corrispondere alla grazia cooperando con Dio alla realizzazione dei suoi Progetti.

Tra tutti i miracoli il più grande è il miracolo della conversione. Tra tutte le conversioni non c’è più grande gioia per il popolo cristiano che la conversione di una Nazione intera. In quest’anno 2016 cade l’anniversario dei 1050 anni di Cristianità in Polonia. L’evento fu straordinario poiché il Battesimo delle tribù polacche nell’anno 966 generò una Nazione che nel corso dei secoli avrebbe svolto un ruolo fondamentale nella storia della Cristianità in Europa e nel mondo. La Polonia da molteplici Papi è stata definita come antemurale della Cristianità, come un baluardo a difesa delle sue mura.
In questi 1050 anni la Polonia è stata un vero baluardo per la difesa del Cattolicesimo dallo scisma greco, dall’eresia protestante, dal paganesimo tartaro e turco e, infine, dall’empietà comunista. La terra polacca fu nei secoli particolarmente benedetta da Dio. Lo confermò la stessa Madre di Dio apparendo il 14 agosto 1608 a Napoli ad un gesuita, Padre Giulio Maccinelli, chiedendogli: «Perché non mi invochi sotto il titolo di “Regina della Polonia”? Io ho tanto amato questo regno, e grande cose prometto ad esso, poiché i suoi figli mi hanno molto amata». Il Sommo Pontefice Alessandro VI quando approvò il culto dei 49 Martiri domenicani di Sandomirio, nel 1260, disse che la Polonia ha dei luoghi santi verso i quali conviene pellegrinare “come al monte Calvario” e, così dicendo, stringeva tra le mani un po’ di terra proveniente da lì, quale terra bagnata dal sangue dei Martiri. Similmente il beato Pio IX, quando gli furono richieste delle reliquie dai legati polacchi, rispose che in Polonia ogni quintale di terra è bagnato dal sangue dei Santi.

La conversione della Polonia

Alla fine del IX secolo san Metodio mandò i suoi discepoli in Slesia – la regione della Polonia confinante con la Boemia. La gente lì fu docile alla grazia della conversione e i missionari, sentendosi incoraggiati, andarono ancora più a Nord per convertire la sede del Duca in Kruszwica. Secondo una famosa leggenda, il suo palazzo venne visitato da due Angeli sotto apparenza di giovani uomini che chiedevano ospitalità. Popiel si mostrò ostile ai due giovani e li mandò via. Questi trovarono riposo in casa di un artigiano, che produceva ruote, di nome Piast. Secondo l’interpretazione di alcuni storici, questi Angeli sarebbero proprio i giovani missionari, discepoli di san Metodio. Il Duca Popiel non accettò la vera Fede cattolica e rimase attaccato al paganesimo, mentre Piast e altri abitanti furono benevoli verso i missionari. In Paese scoppiò così il conflitto. Popiel si chiuse nel suo bastione e lì ricevette il castigo di Dio: secondo la leggenda fu divorato dai topi entrati nel suo bastione. Così al ducato salì la famiglia dei Piast, la prima famiglia regale della Polonia. I missionari trovarono terra fertile per il seme evangelico; anche se, comunque, per tre generazioni i Piast non si decisero ancora per il Battesimo. Fu il quarto discendente, Mieszko, ha ricevere finalmente il Battesimo nell’anno 966, e con lui la Polonia intera. Sotto un’unica Fede si unirono tutte le tribù per diventare nell’anno 1025 un unico regno.

Dalla Boemia alla Polonia e altrove... attraverso i Santi

Il principe Mieszko prese per moglie la principessa Dubavka, che fu la figlia di Boleslao, Re di Boemia, popolo già convertito alla Fede. Fratello di Boleslao era il famoso san Venceslao. Loro padre Vratislao (fondatore della celebre città di Breslavia – in latino Vratislavia) morì quando Venceslao era ancora giovane: alla sua morte la moglie Drahomira tornò al paganesimo, quindi santa Ludmila, nonna di Venceslao, prese il ragazzo per educarlo nella Fede cattolica ed evitare il ritorno del regno al buio del paganesimo. Quando Venceslao divenne Principe della Boemia, dichiarò la Fede cattolica religione ufficiale dello Stato, escludendo i pagani dagli uffici a corte. Gli abitanti pagani si ribellarono contro il Principe e convinsero suo fratello Boleslao a schierarsi dalla loro parte: san Venceslao venne così ucciso a causa della sua Fede dal suo stesso fratello nell’anno 935.
La misericordia di Dio, però, preparava già la sua santa vendetta: ecco che quando il fratricida Boleslao diventò principe della Boemia si convertì, divenendo da fervoroso pagano a devoto cattolico! Boleslao educò la figlia nella Fede del fratello, preparandola per diventare “la madrina della Polonia”. Dubravka fu dunque la nipote del grande Santo martire, pronipote di santa Ludmila e figlia del carnefice pentito. Lei stessa fu donna molto devota e la sua fede era di grande importanza come esempio per il popolo neofita. Dalla Boemia portò con sé Clero, reliquie e libri latini. Questi ultimi avrebbero avuto la più grande importanza, poiché da questo momento la Polonia iniziò a partecipare alla cultura latina e romana, aprendosi al circuito culturale delle Università europee. Nel ’200 i Domenicani polacchi avrebbero poi creato un alfabeto adatto per la lingua polacca sulla base dell’alfabeto latino.
La conversione di Mieszko fu profondamente sincera e la sua famiglia prese da lui esempio: sua sorella Adelaide sposò Geiza, principe pagano d’Ungheria, e da questo Matrimonio nacque santo Stefano I, il primo Re d’Ungheria, incoronato dal Papa stesso. La figlia di Mieszko, Sigrida, invece, portò la Fede cattolica in Svezia, sposando il Re Enrico e dopo la sua morte un altro Re, Swena. Una cortigiana di Mieszko sposò poi un altro Re, Olaf, che impiantò finalmente la Fede cattolica nella Svezia, la quale diventò uno Stato della Chiesa Cattolica. Ecco come la luce della Fede cattolica, una volta accesa in Polonia, subito illuminò e si propagò negli altri popoli.

Il Re, il Vescovo e gli eremiti

Il figlio di Mieszko fu il celebre Boleslao Chrobry. “Chrobry” in polacco antico significa “forte”, “coraggioso” o “prode”: tale fu Boleslao figlio di Mieszko. Da giovane, destinato a essere il primo Duca cattolico, fu mandato a ricevere un’educazione latina, ma gli riuscì più facile apprendere le arti militari che la difficile letteratura. Peraltro la sua predisposizione alle armi non fu senza frutto: oltre alle invasioni dei pagani, molti problemi di coesione interna tribolavano la giovane Nazione. Ben più che con le armi, però, l’unità della Polonia fu ottenuta da Boleslao con un’abile politica matrimoniale, facendo sposare i membri delle varie tribù tra di loro. Ciò dimostra come la famiglia cattolica sia la cellula più importante nella società dalla quale dipende lo sviluppo o meno in una Nazione della fede e del bene comune.
A sostegno di Boleslao la Divina Provvidenza mandò un Vescovo virtuoso e sapiente, sant’Adalberto, boemo di nascita, che in Polonia venne chiamato “Wojciech”. Sant’Adalberto arrivò in Polonia solo nel 997, poco prima della sua morte, ma avendo da tempo conosciuto le virtù dei Piast e seguendo accuratamente le vicende del Cattolicesimo in Polonia, s’innamorò di questa terra e promosse in tutta Europa la sua causa. Illuminato dal dono della sapienza, il santo Vescovo sosteneva che per il bene di tutta la Cristianità, la Polonia doveva essere potente, per costituire un bastione in difesa dell’Europa. Primo suo grande merito, ancora prima dell’arrivo in Polonia, fu quello di convincere san Romualdo, fondatore dei Camaldolesi, a mandare i suoi discepoli nel regno da poco acquistato alla Cristianità: nel 1001 due Sacerdoti camaldolesi, Giovanni e Benedetto, fondarono un piccolo Convento. Pochi anni dopo, nel 1003, questi furono uccisi insieme a tre giovani aspiranti dai pagani, ciò meritò loro di essere canonizzati alcuni secoli dopo come Protomartiri della Nazione polacca. I Camaldolesi – pur essendo degli eremiti – trasformarono la società polacca: portando la cultura latina in Polonia, si rivelarono un grande dono della Provvidenza. San Giovanni Paolo II ebbe a dire di loro che sono un “parafulmine” per la sua Nazione.

Il corpo di sant’Adalberto

All’inizio dell’anno 997 sant’Adalberto arrivò finalmente in Polonia. Acceso dal fuoco dello zelo missionario venne a Danzica dove battezzò il nuovo Principe e introdusse il Cattolicesimo nel Nord della Polonia. Poi il santo Missionario volle portare la Buona Novella a Ovest, in Prussia. Boleslao, preoccupato per la vita del santo Vescovo, mandò trenta suoi militari ad accompagnarlo nell’ardua missione. Quando il Vescovo arrivò in Prussia, però, non volle che i soldati si avvicinassero ai pagani insieme con lui: pensava che la vista dei guerrieri potesse spaventarli e la missione non essere così efficace. Sant’Adalberto prese con sé i pochi discepoli e si presentò ad un primo incontro in un paese chiamato Rybaki, in tedesco Fischhausen, ma i pagani non accettarono gli insegnamenti di sant’Adalberto e lo mandarono via.
Il Santo, sostenuto dalla forza dello Spirito Santo, non si scoraggiò. Provò per la seconda volta in un altro paese prussiano, Cholinum, ma nemmeno lì vollero ascoltarlo. Disse questa volta ai soldati che se non fosse riuscito a convertire questo popolo, non sarebbe tornato vivo in Polonia, come poi accadde, ricevendo la palma del martirio nel paese di Tenkitten.
Boleslao Chrobry chiese ai Prussiani il corpo di sant’Adalberto ma loro accettarono di restituirlo solo a prezzo di tanto oro quanto era il peso del suo corpo. Convinti che nulla valesse quanto il corpo di questo santo Vescovo, divenuto peraltro martire, i legati polacchi si presentarono ai prussiani carichi dell’oro sufficiente a riscattare la preziosa reliquia. Avvenne però che tutto l’oro che i polacchi potevano mettere sul piatto della bilancia non bastava che a far alzare di poco il piatto dove era posato il corpo del Santo, ben lontano dall’equilibrio. I legati di Boleslao decisero allora di mettere sul piatto le loro spade, preziose sia per il valore materiale che per il valore militare che rappresentavano: anche questo però non fece variare di molto l’equilibrio della stadera. I polacchi chiesero allora alla gente dei vicini villaggi dell’oro da offrire per questa santa causa, trovando ben disposti i semplici contadini a versare tutto il loro tesoro di famiglia per la devozione che portavano a sant’Adalberto. La tradizione narra, a questo punto, che si trovò lì una povera anziana, che aveva solo una piccola monetina d’oro. Anch’essa pose quella piccola monetina sulla bilancia, e accadde il miracolo: il piatto con il corpo salì immediatamente molto al di sopra del punto d’equilibrio con l’oro. Come nel Vangelo il Signore Gesù aveva gradito maggiormente l’offerta di un centesimo della vedova, così anche sant’Adalberto apprezzò più la monetina di questa pia donna che tutto l’oro e il valore militare del regno di Polonia. I polacchi così poterono riprendere tutto l’oro del regno e dei contadini, insieme alle loro spade, e i prussiani, stupiti alla vista del prodigioso fatto, dovettero accontentarsi per serbare la parola data di una piccola moneta.

Verso la Russia

Boleslao Chrobry costruì per il culto una Cattedrale a Gniezno, dove venne stabilita la prima metropoli polacca. Prima dell’anno 1000 costruì poi altre tre cattedrali, a Breslavia, Cracovia e Ko?obrzeg. Grazie alla reliquia di sant’Adalberto in Polonia venne instaurata una propria gerarchia ecclesiastica indipendente da Germania e Boemia. Nell’anno 1000 l’Imperatore del Sacro Romano Impero riconobbe l’autorità di Boleslao donandogli la lancia di san Maurizio: la lancia era il simbolo del potere e il fatto che fosse proprio quella del Santo martire della Legione Tebea, indica la grande stima di Re cattolico che si era guadagnato Boleslao presso l’Imperatore.
Nell’anno 1012 una figlia di Boleslao sposò Svientoslao, il Duca di Rus (che occupava il territorio dell’odierna Ucraina). In questo modo tra i russi venne stabilito il Cattolicesimo in rito latino, il che provocò la ribellione dei bizantini che incarcerarono il Duca e la moglie, provocando l’intervento armato di Boleslao. Nell’anno 1013 Boleslao conquistò Kiev (allora Capitale della Russia) e così anche la Russia divenne cattolica, fedelmente legata a Roma tramite la Polonia.
Nell’anno 1025 il Papa incoronò Boleslao Chrobry e nello stesso anno morì questo primo Re del nuovo regno cattolico. La Polonia, sotto il suo dominio, era diventata una grande potenza al servizio di Gesù Cristo e della sua Chiesa.
Questa è la storia della nascita del Regno Polacco, il quale per tutta la storia avrebbe difeso la Cristianità dagli assalti del nemico, svolgendo la sua opera di antemurale del Cattolicesimo romano. L’anniversario dei 1050 anni dal Battesimo della Polonia sia un’occasione per far ricordare al mondo che sono i singoli Santi che danno forma alle opere di Dio. Che il buon Dio mandi anche ai nostri tempi così empi i suoi Santi, affinché possa rinascere una vera Civiltà Cattolica!

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