VITA DELLA CHIESA
L’evoluzionismo biologico. Una tesi ormai “al tramonto”
dal Numero 23 del 9 giugno 2013
di Fra’ Pietro Pio M. Pedalino, FI

Potrebbe sembrare audace parlare di tramonto dell’evoluzionismo, specialmente per i più giovani che considerano la teoria dell’evoluzione come l’unica risposta circa l’origine della vita e, di conseguenza, dell’uomo. 14 maggio, via Boccea, 590 (Roma): un convegno efficace per comprendere meglio quanto deboli siano le fondamenta di questa teoria “scientifica”.

Si potrebbe usare, per la teoria evolutiva, anche l’immagine del crepuscolo che, come si sa, è quella luce tenue che segue il tramonto, luce destinata a scomparire nel giro di poco per lasciare spazio allo scuro della notte rischiarata solo dai luminari notturni.
Poesia? No, realtà. Una realtà che diventa sempre più confermata, sempre più condivisa e soprattutto sempre più documentata da studiosi ed esperti che, dell’evoluzionismo, sono ormai stanchi di sentirne parlare perché, in definitiva, sono stanchi di vedere come l’ideologia debba prevalere sulla scienza, la disinformazione sull’informazione, il falso sul vero.
È in questo contesto che si colloca un lodevole e fruttuoso convegno sulla teoria dell’evoluzione dal titolo: Evoluzionismo Biologico? che si è tenuto lo scorso 14 maggio a Roma, in via Boccea 590; il tutto si è svolto in un pomeriggio con l’esposizione di 4 conferenze che hanno trattato criticamente il problema dell’evoluzione sul piano scientifico, filosofico, teologico e della Tradizione/Magistero della Chiesa. In piccolo, dunque, un quadro completo attraverso cui è possibile rendersi conto almeno di una cosa: che le cose non stanno proprio come ce le hanno insegnate a partire dalle scuole elementari, non rispondono esattamente a quelle formule imparate e memorizzate – a forza – sui libri scolastici come: evoluzione della specie, selezione naturale, sviluppo casuale degli organismi e così via.
Adesso però, dopo una piccola ambientazione introduttiva, veniamo al cuore degli interventi presentando alcune considerazioni-guida utili per chiunque voglia avere uno sguardo lucido e critico sull’evoluzionismo biologico.

Prima Conferenza: è quella del dottor Thomas Seiler, tedesco, tenuta in inglese dal titolo The Originality of Species or The Stability of Natural Kinds against Increase of Complexity, che ha indagato brevemente ma con competenza sui principali campi di ricerca che i sostenitori dell’evoluzionismo utilizzano per raccogliere prove a favore di questa teoria.
Questi sono: la genetica molecolare, l’embriologia, l’anatomia, la paleontologia, la genetica della popolazione e la termodinamica. Attraverso la citazione di studiosi qualificati, il dottor Seiler ha mostrato come ciascun – ciascuno! – di questi campi di ricerca, in realtà, offre prove contrarie all’evoluzione e non a favore, come sostengono invece gli evoluzionisti.
Un esempio: interessante, a proposito dell’embriologia, sapere come un famoso embriologo tedesco, Ernst Haeckel, sostenga che molti animali che sono estremamente diversi nella fase adulta, sono molto difficili da distinguere da embrioni e che, quando noi ci trovavamo allo stato embrionale, eravamo tutti molto simili agli embrioni delle lucertole, dei conigli, delle galline, dei pescicani e degli altri vertebrati (!!).
Pensa bene, allora, di concludere che «l’unica spiegazione razionale di ciò è che noi vertebrati siamo tutti imparentati per mezzo di una comune discendenza».
Il dottor Seiler ha citato, a questo punto, un qualificato embriologo, Michael Richardson, che sulla base di osservazioni realmente scientifiche, nel volume 196 (2) di Anatomy and Embriology (1997) afferma che non vi è nessuno stadio embrionale nei vertebrati; lo stesso studioso, amaramente, è costretto a rivelare che Haeckel «ha fatto semplicemente questo: ha preso l’embrione di un essere umano e lo ha copiato, fingendo che la salamandra, il maiale e tutti gli altri animali siano uguali nello stesso stadio del loro sviluppo. Questi sono veri e propri imbrogli».
Gli embrioni degli esseri umani non hanno mai avuto branchie né altri organi animali durante il loro sviluppo, come è stato documentato dall’embriologo Erich Blechschmidtil il quale ha concluso che «la cosiddetta legge base della biogenetica è falsa. Nessun “se” o “ma” può attenuare questo dato di fatto».

Seconda Conferenza: è quella di carattere filosofico del prof. Roberto de Mattei tenuta in italiano dal titolo Le contraddizioni dell’evoluzionismo biologico alla luce della philosophia perennis e della scienza. In essa il prof. de Mattei, con chiarezza e precisione, ha indicato alcune questioni filosofiche e scientifiche contro cui si scontra la teoria evoluzionista. Schematizzando, le questioni fondamentali si potrebbero ridurre a quattro:
- Negazione del principio di causalità: gli evoluzionisti affermano che il cosmo evolve in modo progressivo da forme meno perfette a forme più perfette e questo senza interruzioni; ma il principio di causalità – principio filosofico innegabile se non si vuole cadere in contraddizione – dice che nessuna causa può produrre un effetto superiore a sé: il meno non può produrre il più ma questo viene negato dai sostenitori della teoria dell’evoluzione.
- L’affermazione secondo cui il cosmo evolve in modo progressivo da forme meno perfette a forme più perfette contraddice anche la seconda legge della Termodinamica  (di cui ha parlato anche il dottor Seiler nella sua conferenza): la dottrina della selezione naturale, in particolare, che farebbe in modo che gli individui migliori e superiori prevalgano sempre su quelli peggiori ed inferiori portando alla formazione di un universo in miglioramento continuo, è in diretta contraddizione con la fondamentale legge scientifica sopra citata: come può esserci scienza in questo modo?
- Alcuni evoluzionisti sostengono che la materia è eterna, altri non riescono a risolvere il problema dell’origine di quel famoso primo organismo monocellulare progenitore di tutte le specie dell’Universo perché il passaggio dal nulla all’essere – anche se si tratta di una proto-particella di materia – è qualcosa di miracoloso e mai è stato né mai sarà riproducibile in laboratorio.
Coloro che poi sono a favore dell’eternità della materia non riescono a risolvere questo problema: se la materia è eterna allora è divina – l’eternità è una caratteristica divina, non creaturale –; l’evidenza mostra, però, che la materia non possiede questa caratteristica, mostra invece la contingenza del cosmo, il fatto, cioè, che le cose presenti in natura non sono autosufficienti (le cose create, infatti, sono continuamente soggette a corruzione, morte, ecc.); tutto questo contraddice evidentemente il postulato degli evoluzionisti.
- La Paleontologia non ha mai dimostrato l’esistenza di individui a metà tra due specie differenti come i “famosi” rettili-uccelli, pesci-anfibi, uomini...-scimmie! In realtà lo studio dei fossili ha sempre mostrato che la struttura degli organismi, anche di quelli più semplici, è sempre segnata da una propria perfezione e compiutezza senza nessun segno di un macro-passaggio verso qualcosa di altro, né di una trasformazione in qualche altra specie.
A tal riguardo ricordo l’ottima spiegazione di un biochimico americano, Michael Behe, membro dell’Intelligent Design, il quale, parlando della presenza di una «complessità irriducibile» negli organismi, portava l’esempio dell’orologio: come sottraendo anche la più piccola rotellina dagli ingranaggi di un orologio questo è destinato a non funzionare più, così se in un organismo si modificasse o eliminasse anche un piccolissimo elemento dalla sua struttura costitutiva, questo “non funzionerebbe più”. Il professor Behe concludeva affermando che la presenza di questa complessità irriducibile è un chiaro segno della compiutezza di ogni organismo vivente e della impossibilità della sua trasformazione in qualcos’altro perché, altrimenti, si verrebbero a creare individui non funzionati che sarebbero in contraddizione con il finalismo della natura.

Terza Conferenza: Poi è toccato al conferenziere americano, il prof. Hugh Owen, il nobile compito di presentare un excursus all’interno della Tradizione della Chiesa con il suo intervento in inglese dal titolo: Scoffers Will Arise: A Defense of the Catholic Doctrine of Special Creation. Attraverso l’autorevole voce della Sacra Scrittura, dei Padri della Chiesa, dei Dottori, dei Papi e dei Concili si è potuta scorgere una linea ininterrotta, una concordanza di testi e di pensiero dalle origini della Chiesa fino ai nostri giorni nel sostenere la dottrina della cosiddetta “creazione speciale” che consiste nell’idea che Dio creò tutte le diverse specie viventi e che l’opera della creazione fu terminata con la formazione di Adamo ex limo terræ – dal fango della terra – e di Eva dalla costola di Adamo, come insegna il Libro della Genesi.
Il Professore ha poi spiegato che non possono considerarsi contrari a questa tradizione neanche il papa Pio XII che nella sua enciclica Humani generis, a suo tempo, concesse di esaminare le tesi in favore e contro l’ipotesi dell’evoluzione; questo si presentava come un semplice “permesso” di discutere sulla teoria dell’evoluzione ma, scaltramente, è stato interpretato come una sua “approvazione”.
Anche il beato Giovanni Paolo II che affermò che l’evoluzione biologica non poteva considerarsi più una semplice ipotesi scientifica, in un’altra Udienza del Mercoledì spiegò che «comunque, questa ipotesi propone solo una probabilità e non una certezza scientifica». In ogni modo, quella del Papa era una posizione personale in favore dell’evoluzione, non certo un solenne ed autorevole intervento magisteriale e quindi questa «accoglienza dell’ipotesi evolutiva come una ipotesi probabile nel campo delle scienze naturali non può in alcun modo abrogare gli autorevoli insegnamenti sulle origini dei suoi predecessori», parole del prof. Owen.

Quarta Conferenza: Ha concluso il convegno l’intervento del padre Massimiliano M. Dean, Francescano dell’Immacolata, dal taglio teologico-spirituale. La conferenza tenuta in italiano porta il seguente titolo: La creazione del corpo di Adamo de limo terræ: potut, decuit, ergo fecit, e sviluppa, attraverso lo stesso procedimento logico che usò il beato Giovanni Duns Scoto – Dottore francescano – per difendere l’Immacolata Concezione di Maria Santissima, il seguente ragionamento: Potuit: Dio poteva creare il corpo dell’uomo direttamente ed immediatamente dalla terra; decuit: era conveniente che Dio operasse in questo modo; ergo fecit: dunque Egli creò il corpo di Adamo de limo terræ, direttamente dalla terra.
L’intervento del padre Dean, fondamentalmente, ha voluto presentare delle argomentazioni coerenti basate sulla convenienza della creazione diretta dell’uomo da parte di Dio de limo terræ, senza alcun processo evolutivo. Non potendo riportare l’intera esposizione, estraggo solo un riferimento che, per la sua lucidità, mi ha personalmente colpito e che, a mio parere, getta luce sulla problematicità di questa teoria nei suoi risvolti spirituali.
Il padre Massimiliano, dopo aver fatto notare che «la Divina Rivelazione, con il creare l’uomo dalla terra – “humus” – ci conduce all’umiltà – “humilitatem” –, a quell’umile atteggiamento di adorazione nei confronti del nostro Creatore che ci ha fatti in modo così meraviglioso», ha messo in luce come, al contrario, «la nozione di uomo che deriva dallo “scimmione” causa disgusto e, sebbene possa sembrare strano, orgoglio. Infatti – sempre parole sue – dopo la reazione iniziale, la teoria comincia ad offrire “un certo fascino”. Invece di prostrarsi in adorazione del Creatore, l’uomo cade nell’adorazione di se stesso. Egli inizia a pensare di essere il fior fiore, il superstite più sublime di questo processo evolutivo in corso, può giungere anche a considerarsi come un illuminato, a pensare di essere una realtà al confine con qualcosa di nuovo».
Il padre Dean si domandava – e ce lo domandiamo anche noi –: può un Dio Onnipotente, Amoroso e Sapiente quale noi conosciamo dalla Sacra Scrittura aver fatto le cose in un modo così “traviante”? Dove si scorge in tutto questo la sapiente Provvidenza di Dio la quale, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, consiste nelle «disposizioni per mezzo delle quali Dio conduce la creazione – e principalmente l’uomo – verso la propria perfezione» (CCC 302)? Ecco dunque un’interessante riflessione che scardina la teoria dell’evoluzione biologica anche dal punto di vista della Teologia spirituale.
Giunti al termine del nostro percorso e possedendo, a questo punto, tutti gli strumenti necessari per una critica intelligente dell’evoluzionismo, ci chiediamo una cosa che ormai già molti e già da parecchio tempo si domandano: non ci vuole forse «una buona dose di fede» – parole del padre Dean – e non risulta più difficile convincersi che un giorno una scimmia si addormentò e poi, svegliandosi, si trovò ad essere il padre del genere umano rispetto a quello che insegna la Chiesa da secoli circa l’origine delle specie e, in particolare, dell’essere umano? Ciascuno faccia le sue considerazioni.

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