“Dov’è Dio mentre accade il male?”: fatidica “domanda-senza-risposta” che gli atei rinfacciano ai credenti. Eppure la risposta è così semplice. Basta leggere il Vangelo o contemplare un Crocifisso, per affermare che Dio c’è, non è assente, e sta in chi soffre, come Lui stesso ha sofferto.
Viviamo in un’epoca di Umanesimo antropocentrico. Che significano queste due parole apparentemente così difficili? Umanesimo è l’atteggiamento intellettuale di chi esalta l’Uomo naturale, la sua corporeità, la sua bellezza fisica e mentale in contrapposizione all’Uomo visto in una prospettiva trascendente e divina che viene sminuito. Antropocentrico vuol dire che al centro dell’Universo c’è l’uomo e non Dio. Una società fondata sull’Umanesimo antropocentrico è, di conseguenza, fondata sul laicismo, sul materialismo, sull’immanentismo ovvero nega le realtà sovrannaturali. Non si tratta di una novità: l’Umanesimo è sorto in Italia, soprattutto a Firenze, all’incirca nel 1400 ed ebbe come precursore il poeta Francesco Petrarca vissuto nella seconda metà del 1300, cultore degli studi “umanistici” e dell’istruzione “liberale” cioè grammatica, retorica, storia, poesia, filosofia e, naturalmente, non la teologia. Nella letteratura fu caratterizzato inizialmente dalla riscoperta dei “classici” latini (Cicerone) e greci, poi (1440 con l’Alberti) dalla ripresa del volgare. Si deve agli umanisti del ’400 la nascita dell’Archeologia. Ai nostri giorni l’Umanesimo lo ritroviamo non solo nello stile di vita e nei costumi della società moderna che pone tutta la sua attenzione sul “corpo” dell’uomo e della donna, assoggettato alle mode, curato maniacalmente con la cosmesi, con la chirurgia estetica, con la ginnastica snellente o con faticose ore di palestra per ottenere addominali “scolpiti” e bicipiti olimpionici, ma anche nella cultura, nella filosofia e perfino nella politica. Non è un mistero che la scienza (ufficiale) nega la creazione dell’Universo e dell’Uomo da parte di Dio e sostiene il punto di vista degli Evoluzionisti che pensano che l’Uomo discenda dalla scimmia e tutto l’Universo dal caso. Nella Filosofia la parte del leone la fa l’Epistemologia, la filosofia della Scienza, che si occupa di indagare quando le teorie umane sono o non sono “scientifiche” e falsificabili. Oppure i materialisti (storici come Marx) e i riduzionisti ai quali il concetto di “Anima” fa venire l’orticaria e quello di Dio evoca “l’oppio dei popoli”, cioè una specie di “intontimento” dell’intelletto collettivo. Insomma viviamo in un’epoca di neo-paganesimo nel quale anche le scelte politiche che poi si riflettono sull’ordinamento delle leggi e nelle strategie macro e micro-economiche, sono basate sulla visione “laica ed aconfessionale” dello Stato e partoriscono mostri legislativi come la Legge sull’aborto, la legge n. 40, ecc., ecc.
Parlando con qualche ateo o agnostico, soprattutto se ben “acculturato”, non è difficile sentirsi rivolgere questa domanda ad effetto: “Come fai a credere in Dio? Come fai a credere in un Essere Superiore che però permette tanto male, tante sofferenze, soprattutto la sofferenza degli innocenti e non interviene?”. Nel suo libro Come io vedo il mondo il grande scienziato Albert Einstein (non un cervello da poco!) pur dichiarandosi uno «fra gli uomini più profondamente religiosi», arriva ad affermare: «Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l’oggetto della sua creazione...» e, poco più avanti: «L’uomo che crede nelle leggi causali, arbitro di tutti gli avvenimenti, se prende sul serio l’ipotesi della causalità, non può concepire l’idea di un Essere che interviene nelle vicende umane, [...] un Dio che ricompensa e che punisce è per lui inconcepibile perché l’uomo agisce secondo leggi esteriori ineluttabili e per conseguenza non potrebbe essere responsabile verso Dio, allo stesso modo che un oggetto inanimato non è responsabile dei suoi movimenti»1.
Anche il grande Scienziato, così geniale nelle questioni matematiche e fisiche, in tema di Fede sembra un bambino balbettante scuse confuse. C’è chi accusa Dio di non intervenire di fronte al dilagare del male e della morte e chi come il genio di Ulm si cruccia di non poter credere in un Dio che invece interviene nelle vicende umane.
Alla base di tutto c’è un interrogativo di fondo: “Dov’è Dio?”. Qualcuno spinge la propria analisi dissacrante fino alle estreme conseguenze chiedendosi: “Dov’è Dio durante la guerra, quando imperversano le carestie che decimano intere popolazioni, o durante le pestilenze, o l’AIDS che strappa dal mondo tanto le madri quanto i loro figli appena nati?” e – rincarando la dose –: “Dov’era Dio durante la Shoà, durante lo sterminio programmato di milioni e milioni di ebrei, di zingari, di bambini innocenti condotti prima nei Lager e poi nelle camere a gas? Come ha potuto permettere tutto questo? Perché non ha fermato la lucida follia di Hitler e del Terzo Reich?”. È chiaro che con tale metodo si può ripercorrere a ritroso l’intera storia umana tracciandone le incongruenze, le nefandezze, gli orrori, le atrocità, gli sterminii, le ingiustizie, le prevaricazioni e domandarsi ogni volta dov’era Dio in quel frangente. Questa argomentazione pare essere tanto convincente e persuasiva per dimostrare la non esistenza di Dio al punto tale che praticamente ogni ateo ne fa puntuale ricorso con una mal celata soddisfazione. Ipoteticamente egli arriva (con tono di sfida) a citare il libro della Genesi: “Dov’era Dio mentre Caino uccideva suo fratello Abele?”.
Agli atei però sfugge un piccolo particolare. Qualcuno è in grado di rispondere perfettamente alla loro “domanda-senza-risposta”. Facciamo mente locale a quanto accadde in Israele 2013 anni fa. Un Uomo chiamato Gesù Nazareno percorreva le vie della Palestina predicando un Vangelo di Amore, beneficando gli oppressi, portando il lieto annunzio ai poveri di spirito, guarendo gli ammalati e facendo risuscitare i morti. Il sommo sacerdote Caifa, la congiura del Sinedrio, il tradimento di Giuda Iscariota, portano quest’Uomo davanti al tribunale iniquo di Ponzio Pilato il quale gli infligge prima la terribile flagellazione romana senza limiti di colpi, poi permette la sua coronazione di spine ed infine consegna Lui – innocentissimo – al patibolo infamante della croce!
Domanda: “Dov’era Dio in quel momento?”. La risposta c’è ed è chiarissima: “Dio non è affatto assente, Dio non è affatto latitante, Dio non è affatto indifferente: Dio è in Gesù. Anzi Dio è Gesù!”. Paradosso dei paradossi! Quell’Essere Onnipotente che molti credono che non esista lo trovi dove meno te lo aspetti: Egli è nella vittima! Egli è la Vittima! Ed il suo Sacrificio può salvare l’iniquo che compie il male! Dunque, come in un film il cui nastro si riavvolge, adesso ad una velocità vertiginosa il cammino della storia umana si dipana davanti ai nostri occhi: Dio con la sua grazia era in Abele, Dio con la sua grazia era nel profeta Isaia segato in due con una sega di legno perché annunciava la Parola di Dio, Egli era presente con la sua grazia nei martiri delle persecuzioni di Erode, in san Giovanni il Battista decapitato perché proclamava la Verità. Dio era, ed è, nei morti innocenti di tutte le guerre, di tutti gli sterminii, di tutte le pestilenze, di tutte le malattie. Dio piange con chi piange, soffre con chi soffre, soccombe con ogni uomo che patisce l’ingiustizia, che è discriminato, che grida vendetta al Cielo. Dio è nel bambino ammalato di cancro ed è nel suo papà e nella sua mamma che darebbero la loro vita per vedere salvata quella del loro figlio. Dio c’è. Siamo noi che siamo diventati incapaci di vederlo di conoscerlo e di amarlo.
Nota
1) A. Einstein, Come io vedo il mondo, cap. Religione e scienza, Newton Compton editori, 1975, p. 27.