Quanto fascino sprigionava il Santo stimmatizzato per la sua gioia intima e profonda e per quella sua allegria frizzante e contagiosa! In San Pio si percepiva al vivo la dimensione pasquale del dolore e della sofferenza legata inscindibilmente alla gioia e bellezza proprie della Risurrezione.
«Gesù glorificato è bello, ma quantunque egli sia tale, sembrami che lo sia maggiormente crocifisso» (Epistolario IV, 149). Come si può spiegare questa affermazione di San Pio? Come si può dire che il volto sfigurato e deturpato del Salvatore possa essere più bello del volto glorioso indicibilmente soffuso di bellezza e luce, che la Vergine Maria e le donne poterono contemplare il mattino di Pasqua?
Potremmo provare a rispondere con le considerazioni teologiche di Joseph Ratzinger il quale nell’articolo Gesù tra bellezza e dolore (La Repubblica, 10 marzo 2004, pp. 36-37) afferma che nella Liturgia delle ore vi sono due antifone riferite a Cristo che sembrano un paradosso. La prima è quella del tempo di Quaresima presa dal Salmo 44 nella quale si dice di Cristo: «Tu sei il più bello tra i figli degli uomini», mentre l’altra è quella del Lunedì santo tratta da Isaia che afferma ancora di Cristo: «Non ha bellezza né apparenza; l’abbiamo veduto: un volto sfigurato dal dolore».
«Come si conciliano le due visioni? [...] Chi crede in Dio, nel Dio che proprio nelle sembianze alterate del Crocifisso si è manifestato come amore “sino alla fine” (Gv 13,1), sa che la bellezza è verità e che la verità è bellezza, ma nel Cristo sofferente apprende anche che la bellezza della verità include offesa, dolore e persino l’oscuro mistero della morte. Bellezza e verità possono rinvenirsi soltanto nell’accettazione del dolore, e non nel suo rifiuto. [...] Nella passione di Cristo, l’estetica greca – ammirevole per il suo presunto contatto con il divino, che tuttavia rimane indicibile – non viene recuperata, ma è del tutto superata. L’esperienza del bello riceve una nuova profondità, un nuovo realismo. Colui che è la “Bellezza in sé” si è lasciato percuotere sul volto, coprire di sputi, incoronare di spine: la sacra Sindone di Torino ci racconta tutto in maniera toccante. Ma proprio in quel volto sfigurato appare l’autentica, estrema Bellezza dell’Amore che ama “sino alla fine”, mostrandosi così più forte di ogni menzogna e violenza». Il futuro Papa spiega bene che l’antico concetto estetico di bellezza proveniente dal mondo greco viene superato da un concetto di bellezza che non può prescindere dalla verità e dall’amore; una bellezza sganciata da queste diventa piuttosto bruttezza o abbruttimento. Ma dove si ha la massima espressione di verità e di amore se non «proprio nelle sembianze alterate del Crocifisso che si è manifestato come amore “sino alla fine”»?
Alla luce di queste magistrali considerazioni il paradosso si supera, e si spiega quell’espressione di San Pio: «Gesù glorificato è bello, ma quantunque egli sia tale, sembrami che lo sia maggiormente crocifisso».
In San Pio, che era sulla terra un’immagine vivente del Crocifisso, il mistero del dolore diventava attraverso l’amore, espressione di gioia e di bellezza sovrumana. Il Mistero pasquale di morte e risurrezione si attuava costantemente in lui nel quale i figli spirituali ravvisavano la presenza e la bellezza di Gesù, sentendosi fortemente attratti da lui. Tutti i figli spirituali testimoniano la bellezza del volto espressivo e luminoso del Santo, del suo sguardo profondo, dei suoi sorrisi, delle sue espressioni a volte estatiche.
Inoltre, pur carico di dolori immani, sia fisici che morali, San Pio aveva una gioia intima e una letizia contagiosa, facilitati dal suo spiccato senso dell’umorismo. Uno degli aspetti più belli della sua personalità era proprio la letizia che fioriva in mezzo ai più grandi travagli, con le sue uscite divertenti, le battute di spirito, le barzellette, la mimica inarrivabile a ricreazione e negli altri momenti di distensione con la comunità. A volte narrava qualche episodio della sua vita passata; come quella volta che, sotto le armi, in una brutta giornata di pioggia, gli toccò andare fuori. Il frate soldato si fece coraggio e riparandosi sotto un ombrello andò a fare l’obbedienza. Ad un certo punto sentì chiamarsi: «Ehi, soldato!», ma il soldato tirava dritto. «Dico a voi soldato!». Era un colonnello. «Che novità è questa? Un soldato con l’ombrello? Siete impazzito?». «Mi convenne fare lo stupido – racconta Padre Pio –. Gli offrii il mio ombrello dicendogli: “Se il signor colonnello si vuol riparare, io l’accompagno”». Il colonnello pensò di trovarsi dinanzi ad un deficiente e con un gesto di disprezzò si voltò e se ne andò. San Pio nel suo epistolario rivela che la chiamata alle armi fu una delle prove più tremende di tutta la sua vita, ma egli aveva la capacità di sdrammatizzare con un atteggiamento sereno e ilare le sue grandi sofferenze.
Si sa che la comunità di San Giovanni era sottoposta a fatiche, controlli, tensioni ed egli si sforzava di rallegrare la vita comunitaria con la sua carità premurosa e con la sua innocente allegria. Divertiva e si divertiva. Una sera, mentre tornava dal coro dove si era fermato a lungo a pregare, aprì furtivamente la porta della cella di padre Bernardo, suo compaesano con il quale amava bonariamente scherzare, che già era a letto e cominciò a dire: «Padre Bernà, buona notte». Non avendo risposta, alzò di un tono la voce insistendo: «Buona notte, padre Bernà». Il confratello avrebbe voluto essere lasciato in pace e preferì tacere sperando che Padre Pio se ne andasse; ma il padre, imperterrito, riprese: «Padre Bernà, buona notte». Poi ancora: «Buona notte, Padre Bernà». Il malcapitato, con un fil di voce, si decise ad implorare: «Piuccio, fammi dormire». Ma Padre Pio riprese forte: «Padre Bernà, buona notte». Svegliato dai rumori, il superiore del convento intimò di andare a dormire. Padre Pio, senza turbarsi, fece l’ubbidienza. Richiuse piano la porta della cella di padre Bernardo, non senza aver ripetuto ancora una volta, ma a voce bassissima, divertito e sorridendo: «Paesà, buona notte».
Il mistero della Croce, in San Pio, diventava già su questa terra, nella luce radiosa della Risurrezione, mistero di bellezza e di gioia.