FEDE E CULTURA
L’Imperatore della pace
dal Numero 33 del 24 agosto 2014
di Giuseppe Butrimo

Strettamente legato alle vicende della Prima Guerra Mondiale, di cui quest’anno si celebra il centenario, fu il giovane imperatore dell’Austria e re d’Ungheria, il beato Carlo d’Asburgo. Sembra opportuno ricordare la vita di questo esemplare politico, padre di famiglia e cristiano fedelissimo tra le grandi prove e sofferenze della sua breve vita.

Erede dell’Impero

    Poco preannunciava che Carlo Francesco Uberto Giorgio Maria d’Asburgo, nato il 17 agosto 1887, sarebbe divenuto in futuro imperatore. Sul trono sedeva, da quasi quarant’anni, Francesco Giuseppe. Il principe ereditario era suo figlio, l’arciduca Rodolfo, e secondo l’ordine ereditario lo seguivano i principi Carlo Lodovico (fratello minore dell’Imperatore) e i suoi due figli, Francesco Ferdinando e Ottone, il quale era il padre di Carlo.
    Non era più facile prevedere che Carlo sarebbe divenuto un santo. Anche se la dinastia degli Asburgo (tranne poche eccezioni) rimaneva fedele a Dio e alla Santa Chiesa e l’anziano Francesco Giuseppe menava una vita di esemplare austerità, dedizione e devozione, l’arciduca Ottone fu una “pecora nera” in mezzo alla famiglia. Questo viveur, chiamato “il bello Ottone”, era famoso per i non pochi scandali, tra i quali forse il più clamoroso fu quello di ricevere l’ambasciatore britannico (insieme all’intera sua famiglia!), “rivestito” di sole scarpe militari. Fortunatamente più grande influenza sul figlio ebbe sua madre, la pia principessa sassone, Maria Giuseppa della famiglia dei Vettin, e il suo primo catechista, padre Norberto Geggerle OP. Col passare degli anni poi anche lo stesso Francesco Giuseppe dedicò sempre più attenzione all’educazione del giovane. Carlo studiò nelle più rinomate scuole, dal sedicesimo anno di vita prestò servizio nell’esercito, e frequentò anche le lezioni dell’università di Praga, però – dietro l’esplicita richiesta dell’Imperatore – non sostenne i normali esami: il vecchio monarca riteneva sconveniente che l’eventuale erede al trono gareggiasse con i futuri sudditi.
    In quel periodo Francesco Giuseppe aveva già seri motivi per vedere nel giovane Carlo il suo futuro erede. L’arciduca Rodolfo perì nelle misteriose circostanze (quasi sicuramente suicidandosi) a Mayerling nel 1889. Il fratello minore dell’Imperatore, Carlo Lodovico, morì nel 1896 durante un pellegrinaggio in Terra Santa. Il successivo principe ereditario, l’arciduca Francesco Ferdinando, strinse il vincolo matrimoniale con una semplice nobildonna boema, Sofia von Chotek. L’Imperatore riconobbe questo matrimonio (per impedire la salita al trono dello scandalista Ottone), ma esso aveva carattere morganatico: ossia, anche se lo stesso Francesco Ferdinando avrebbe dovuto in futuro salire al trono, i suoi figli dal matrimonio con la von Chotek non avevano diritti di successione. Così la prospettiva di divenire sovrano diventò per Carlo non solo reale, ma anzi quasi sicura, tanto più dopo la morte del padre Ottone, avvenuta nel 1906.


La profezia del Papa

     Considerando la sempre più difficile situazione dinastica, Francesco Giuseppe nel 1910 chiamò Carlo, raccomandandogli di cercare una degna consorte, «necessariamente una principessa della casa imperiale o regale» ed aggiungendo: «Questo è un ordine. Hai mezzo anno per compierlo». Anche senza questo incoraggiamento il futuro Imperatore stava già per sposarsi, e la sua scelta cadde sulla cinque anni più giovane di lui principessa Zita dalla famiglia dei Borbone di Parma. Pochi mesi prima delle nozze, nel giugno del 1911, Zita fu accolta da san Pio X. Il grande Papa le disse: «Dunque, lei sposa l’erede al trono. Vi auguro ogni benedizione». La principessa, sapendo invece che l’erede legittimo era lo zio di Carlo, Francesco Ferdinando, si oppose. Il Santo Padre, tuttavia, fu deciso: «No. È Carlo ad essere erede», e anche quando lei disse che lo zio «sicuramente non rinuncerà», Pio X rispose: «Se si tratta di una rinuncia, non lo so. Una cosa però so: Carlo sarà successore dell’imperatore Francesco Giuseppe. E sono molto contento di questo, perché Carlo è un premio dato da Iddio all’Austria per tutto ciò che essa fece per la Chiesa». Poi aggiunse ancora: «Benedico l’arciduca Carlo, il futuro imperatore dell’Austria, il quale sarà dato ai suoi Stati e ai suoi popoli a maggiore gloria e benedizione. Ciò tuttavia si rivelerà solo dopo la sua morte».
      Sbalordita Zita disse poi, con sottile ironia, alla madre, presente anch’essa all’udienza: «Grazie a Dio che il Papa non è infallibile nelle questioni politiche!». Le nozze furono celebrate il 21 ottobre 1911. Appena conclusa la cerimonia il beato Carlo, dalla profondità del suo animo cattolico, sussurrò all’orecchio della virtuosa sposa: «Ora che siamo sposati dobbiamo aiutarci a farci santi». A coronare questo incoraggiamento, il viaggio nuziale della coppia fu un pellegrinaggio al Santuario mariano di Mariazell per affidarsi alla protezione della Beata Vergine. Incominciò così il periodo più bello della vita degli sposi: purtroppo non sarebbe durato a lungo.

La Grande Guerra

    Il 28 giugno 1914 a Sarajevo perì l’arciduca Francesco Ferdinando, ucciso dall’agitatore Gavrilo Princip. Un mese dopo – in conseguenza di quest’attentato – scoppiò la Prima Guerra Mondiale, e il nuovo erede al trono si recò al fronte. Una bella testimonianza della sua devozione mariana – oltre al rosario d’oro totalmente “consumato” dalla preghiera continua durante la guerra – è l’iscrizione sulla sciabola che egli portò con sé: Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrix, “Sotto la tua protezione ci rifugiamo Santa Madre di Dio”.
    L’11 novembre 1916 l’arciduca fu urgentemente chiamato a Vienna: l’imperatore Francesco Giuseppe, dopo 68 anni di regno, si spegneva consumato dagli anni e dalle fatiche. Spirò la sera del 21 novembre. Carlo, conformemente alla profezia del Papa, salì al trono; e lo fece, secondo le parole del suo agonizzante predecessore, in circostanze ancora più gravi delle rivoluzioni del Quarantotto, durante il quale il giovane Francesco Giuseppe era salito al trono.
    In tale situazione, proprio nel mezzo della Guerra Mondiale, durante la cerimonia d’incoronazione del Re Apostolico d’Ungheria, Carlo faceva giuramento di «curare la giustizia per tutti e cercare di conservare la pace». Secondo un ricordo dell’imperatrice Zita, «questa sacra promessa pronunciata nella Cattedrale era totalmente conforme al programma politico che egli voleva incarnare dopo aver preso il potere». Ed infatti, nella povera Europa, immersa in una sanguinosa follia, il beato Carlo divenne l’unico sovrano che sinceramente cercava di far volgere al termine l’assurda guerra che nessuno poteva vincere e che tutti stavano perdendo. In questo nobile impegno, egli fu l’unico alleato del papa Benedetto XV, instancabile “pacificatore” del Continente sanguinante. Carlo venne chiamato Friedenskeiser: «L’imperatore della pace»; purtroppo però, sia il suo alleato, l’imperatore tedesco Guglielmo, che i suoi nemici: l’Italia, l’Inghilterra e – particolarmente – la Francia, rimasero sordi ai suoi tentativi. Non li spronò nemmeno la sua prontezza alle concessioni, anche se tali proposte Carlo le faceva in un momento della guerra particolarmente favorevole all’Austria-Ungheria: tormentata dalla rivoluzione, la Russia si era già ritirata da essa, gli Stati Uniti non ne erano ancora entrati e gli Imperi centrali raccoglievano successi su tutti i fronti. Sembra che il mondo “progressista” odiasse così fortemente lo stesso Imperatore santo, come anche l’ultimo impero cattolico, l’Impero Austro-Ungarico, tanto che il vero scopo della Grande Guerra era semplicemente la distruzione totale di questo ad ogni costo.
    In una lettera all’imperatore Guglielmo, il beato Carlo prevedeva nell’aprile del 1917 che «se i sovrani degli Stati centrali non saranno in grado di firmare la pace in pochi mesi, i loro popoli lo faranno sopra le loro teste». La risposta dei tedeschi fu però quella di organizzare e promuovere un’enorme campagna diffamatoria antiasburgica: il leitmotiv di essa era, ovviamente, quello del “complotto di Gesuiti”, i quali sarebbero stati i manipolatori di Carlo; in questa campagna si attaccava però anche la condotta personale del giovane imperatore, calunniandolo come “donnaiolo”, “ubriacone” e totalmente sottomesso alla sua moglie “italiana”.
    Un omaggio particolare “l’Imperatore della pace” lo ricevette da parte di un accanito nemico della Chiesa, Anatole France, che scrisse: «L’unico uomo onesto apparso durante la guerra fu Carlo d’Austria. Egli però era un santo e dunque nessuno lo ascoltava».

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