Dovrebbe essere chiaro che i “filosofi” evoluzionisti non hanno argomenti scientifici sulle loro teorie, e per questo tentano silenziare gli avversari senza un reale confronto. Quanto di assurdo pubblicato su Linx Magazine, ci aiuta invece a ragionare...
È difficile, pur con tutta la carità cristiana di questo mondo, trovare qualcosa di meno scientifico delle elucubrazioni pseudo filosofiche di Telmo Pievani. Ma sul n. 16 della rivista Linx Magazine (ottobre 2013, pp. 48-53) ha probabilmente raggiunto la vetta del semplicismo antiscientifico.
Dispiace che certe riviste destinate alla formazione degli studenti contengano articoli da strapazzo, ma si sa, alla luce della Scienza si è arrivati a giustificare di tutto ed anche il contrario di tutto (dal buco dell’ozono al global warming, dalla clonazione umana agli OGM). Basti dire che in un secolo e mezzo si è passati dal mito del progresso inarrestabile del sapere e dell’elevazione quasi divina dell’uomo in nome della Dea Scienza (presente in autori come Comte o Spencer), alla folle utopia del regresso assoluto, desiderato dalla nouvelle vague degli scienziati ecologisti e anti-antropocentrici, con la nobile intenzione di salvare il Pianeta e le specie in via d’estinzione dalle minacce che l’uomo farebbe correre loro. Se nell’Ottocento la falsa scienza del positivismo ingannava l’umanità creando il mito dell’Uomo-dio salvatore del Pianeta, la falsa scienza odierna nega ogni primato all’essere umano, anzi lo vede come un gap per l’ecosistema e la biosfera, preferendogli le specie inferiori degli animali, dei vegetali e dei minerali. Mentiva la scienza del positivismo che voleva scalzare Dio in nome del Progresso, e mente la scienza del nichilismo attuale che vorrebbe accreditare una serie di miti che rendano impossibile l’atto di fede e lo stesso elementare atto di ragione.
La sintesi della falsa scienza di oggi è rappresentata da pseudo filosofi della scienza come Telmo Pievani o Piergiorgio Odifreddi, che in nome dell’indimostrabile evoluzionismo, chiamano pseudo-scienze le verità comuni della fede e della razionalità, della fisica e della biologia, della matematica e dell’astronomia, poiché perfettamente congruenti con la Bibbia il cui Autore è il più grande scienziato di tutti i tempi: Dio!
Tutto questo si è reso particolarmente visibile nell’articolo fiction del Pievani su Linx Magazine. In quel memorabile pezzo, il Nostro parla di “negazionismo scientifico” a proposito delle varie posizioni scientifiche che lui, coerentemente col suo irrazionale ateismo, giudica erronee. Scrive: «Negli Stati Uniti in particolare, ma anche in Italia e in altri paesi, si assiste a una vasta diffusione di varie forme di negazionismo evoluzionistico all’interno della galassia di siti web di ispirazione religiosa radicale e integralista» (pp. 48-49). La verità che noi proponiamo è un’altra: in tutto l’Occidente ex cristiano pullula una nuova forma di positivismo neo-dogmatico che asserisce la scientificità di teorie filosofiche false quali l’inesistenza di Dio, l’inesistenza dell’anima umana, la parità assiologica tra uomini e bestie, l’incompatibilità della fede e della ragione, l’auto-creazione dell’Universo, la trasmutazione dell’antropoide in essere razionale, ecc. Seguiamo il nostro inquisitoriello laico nella descrizione che offre dell’identikit del negazionista, ricordando di passaggio che ogni cattolico e ogni persona seria deve essere negazionista in rapporto alle falsità proposte e più spesso imposte dalla pseudo-scienza ufficiale.
«Anzitutto il negazionista scientifico nega risolutamente qualsiasi legame con ideologie religiose, benché i suoi interventi appaiano su portali fortemente connotati in tal senso» (p. 49). Che senso avrebbe tale negazione se avvenisse su portali connotati in tal senso? Pievani mente sapendo di mentire. Poco dopo infatti parlando di creazionismo contemporaneo fa cenno ad «un convegno creazionista i cui atti sono poi finanziati dallo stesso CNR» (p. 53): ma gli autori del convegno, scienziati di prestigiosi istituzioni italiane e straniere, non hanno mai negato la loro appartenenza religiosa. Il curatore di quegli atti è lo stesso professor Roberto de Mattei, noto intellettuale cattolico e fondatore della Fondazione Lepanto. Quindi già questa prima negazione (della propria visione religiosa) attribuita ai fantomatici negazionisti scientifici è falsa.
«In secondo luogo, [il negazionista scientifico] usa una tattica molto efficace, tipica della propaganda ideologica, e cioè si pone in un’ottica minoritaria e vittimista. Sostiene di fare controinformazione, di essere in dissenso nei confronti di una maggioranza schiacciante, potente, silenziosa» (p. 49). Ma questa non è una “tattica”, come la chiama il Nostro, ma la pura verità delle cose. Esempi innumerevoli potrebbero citarsi. Oggi, e Pievani lo sa benissimo, esiste un’ortodossia scientifica che esclude i ricercatori liberi e controcorrente di fare ricerca liberamente (specie sui temi del riscaldamento globale, della datazione della terra e dell’uomo, sul Big Bang, sulla discutibilità di certi vaccini, ecc.). È sorta una Scienza di Stato essa sì ideologica la quale non ammette alcuna discussione: potrebbe anche chiamarsi dittatura del relativismo applicata alla scienza. (Perfino in certe istituzioni ecclesiastiche si è ridotta di molto la libertà della ricerca e certi dogmi pseudo scientifici vi trovano un credito così elevato che metterli in dubbio fa passare per eretici).
«Il negazionista non prende mai gli argomenti del suo interlocutore in modo letterale e corretto, ma ne fa la caricatura, li semplifica e li storpia [...]. Il negazionista è poi molto abile a distorcere le terminologie. Prende termini e concetti scientifici, ne offre una definizione fuorviante, la dà per scontata e poi la mette in discussione» (p. 49). Accuse così grossolane e così generiche non vanno nemmeno prese in considerazione. Pievani sta attaccando tutti coloro che credono nella creazione del mondo da parte di Dio, da lui chiamati con sprezzo «creazionisti» (p. 51). Ebbene tra costoro, da Antonino Zichichi a Giuseppe Sermonti (solo per citare alcuni grandi scienziati cattolici viventi), nessuno sarebbe immune dalle critiche di storpiare gli argomenti e dare definizioni scientifiche fuorvianti? In realtà, Pievani attribuisce ai suoi avversari, presi in toto come si usava nei regimi atei totalitari di un tempo, le sue stesse carenze argomentative, che più che scientifiche sono spesso, come qui, pseudo filosofiche.
«Naturalmente il negazionista ha bisogno di falsi argomenti, che in campo evoluzionistico si autoalimentano da circa 150 anni: dall’idea che non esista un rapporto tra la microevoluzione e la macroevoluzione, al presunto “fatto” che non sarebbero mai stati trovati fossili di transizione da una specie all’altra. Uno degli argomenti preferiti, che purtroppo in passato ha conquistato anche alcuni autorevoli filosofi della scienza, sostiene che le scienze della vita in generale, e in particolare la spiegazione evoluzionistica, non siano falsificabili, cioè non corrispondano a uno dei criteri di base dello statuto scientifico. Questo è notoriamente falso» (p. 50). Nulla da aggiungere, salvo che le cose stanno esattamente come 150 anni fa: la microevoluzione e la macroevoluzione sono cose diverse e distinte; non esistono «fossili di transizione» ma solo fossili vari o di antropoide o di uomo; l’evoluzionismo non è falsificabile e dunque non è verificabile; l’evoluzionismo e il Big Bang (almeno da soli) non spiegano la razionalità dell’uomo, né il linguaggio, né la trasmissione della vita, né i sentimenti, né l’arte. Il fatto che alcuni «autorevoli filosofi della scienza» lo hanno ammesso, è una prova ulteriore di dove sia l’epistemologia scientifica e dove sia l’imbroglio. Se la scienza postula la necessità di ripetere l’esperimento per controllare, l’evoluzionismo e il Big Bang non saranno mai scienza: dovrebbe essere assodato tutto ciò dopo Galileo, eppure...
Telmo Pievani si chiede in conclusione se si debba dibattere con i negazionisti e cita Dawkins, il vate dell’anti-scienza contemporanea che insieme a Gould invitava i colleghi «a non accettare più dibattiti con creazionisti in luoghi scientificamente accreditati» (p. 51). E come mai? Forse la paura fa 90? No, per carità vi sono motivazioni più serie. Sentite: «Il negazionista [ovvero lo scienziato cattolico o comunque teista] ha gioco facile a comunicare le sue posizioni attraverso semplici slogan, che colpiscono, sono sintetici e funzionano molto bene, per esempio in televisione e su altri media che hanno ritmi serrati» (p. 51). Ma se è così grande l’abisso che separa il Nostro e i suoi sodali, finanziati dal Sistema, rispetto al povero inetto creazionista, perché non sbugiardarlo in pubblico? Quando la paura fa 90... si arriva a scrivere che una ragione per fuggire il dibattito pubblico «è il fatto che molte affermazioni pseudoscientifiche hanno un grande appeal anche sul piano cognitivo»!!! (p. 51). Alla fine il Nostro propone la nascita di una Authority della scienza, diretta si può immaginare da chi, per stabilire cosa è vero e cosa è falso...
Insomma è evidente a tutti che i “filosofi” evoluzionisti: non hanno argomenti contro i veri scienziati; temono il confronto; chiedono un intervento dall’alto per silenziare gli avversari; calunniano vilmente chi fa scienza sui fatti e non con l’ideologia di Darwin. Stanti così le cose, come credere alla validità epistemica dell’anti-scienza imposta dal Sistema?