FEDE E CULTURA
Musica per la Quaresima e la Settimana Santa
dal Numero 13 del 30 marzo 2014
di Matteo Enrico Balatti

Una storia quasi leggendaria quella del famoso brano musicale composto da Allegri nel 1638. Era chiamato il “Miserere di Roma”, per la severa proibizione che vigeva di riprodurlo e diffonderlo, fino ad un imprevisto intervento di Mozart...

L’arte musicale può, con grandissima efficacia, far prendere forma ai significati teologici delle feste dell’Anno liturgico, muovendo i cuori degli ascoltatori, guidando e indirizzando la loro anima orante. Nel tempo di Quaresima la Musica sacra di tutta la Storia della Chiesa fa prendere corpo al dolore, al Sacrificio e alla Passione, in vista della Risurrezione di Cristo, che si celebrerà per cinquanta giorni nel tempo di Pasqua. La musica agisce sul cuore del credente, ne veicola l’emozione e la riflessione in vista della conversione: fra le molte scelte che potremmo compiere nel repertorio di questo Tempo liturgico, approfondiamo la conoscenza di un brano corale molto noto, soprattutto in passato, il Miserere di Gregorio Allegri, già maestro della Cappella musicale Sistina. Questo brano è molto conosciuto, anche a livello popolare, poiché ad esso si legano storie e aneddoti riguardanti importanti personalità della cultura, della politica e della musica, che lo hanno ascoltato.
Gregorio Allegri, l’autore, nacque a Roma, nel 1582: nel 1591 entrò nella chiesa di San Luigi dei Francesi, a Roma, iniziando lì la sua carriera di cantore di chiesa; compì studi musicali con Giovanni Maria Nanino, a sua volta compagno di studi di Palestrina. Dal 1607 al 1621 fu maestro di cappella nella Cattedrale di Fermo, città nella quale diventò anche sacerdote. Dopo il periodo trascorso a Fermo, si trasferì alla Cattedrale di Tivoli, tornando successivamente a Roma, a Santo Spirito in Sassia (1628-1630). Nel 1629, sotto il Pontificato di papa Urbano VIII, fu chiamato nella Cappella Sistina, come contralto e compositore: qui scrisse un corpus musicale molto vasto, per la Cappella papale e per la chiesa di Santa Maria in Valicella, dove poi sarebbe stato sepolto alla sua morte nel 1652. Dal 1650 alla sua morte fu maestro di Cappella pro tempore alla Sistina.
Il Miserere, composto a Roma nel 1638, era parte del Mattutino dell’Ufficio delle tenebre, per la Settimana Santa. Come tradizionalmente accadeva nella Cappella Sistina, l’esecuzione era affidata al coro, senza l’accompagnamento di alcuno strumento (da qui l’espressione a cappella, per definire brani cantati dal coro, senza l’ausilio di alcuno strumento). Quello di Allegri fu il dodicesimo Miserere composto per la Cappella Sistina, da cantare nella Settimana Santa: una tradizione che iniziò nel 1514 con papa Leone X, vedendo coinvolti importanti compositori, come Santo Naldini, Felice Anerio, Costanzo Festa, Giovanni Pierluigi da Palestrina e Alessandro Scarlatti. Ad essi si aggiunse Gregorio Allegri: fra tutti, il suo Miserere è noto per aver conquistato una notevole fama non solo in Italia, ma in tutta Europa. Forse per questo, le parti erano conservate gelosamente nell’archivio della Cappella Sistina, con il divieto assoluto di diffusione: si narra, ma questo appare una leggenda (comunque significativa), che questo divieto fosse stato promulgato sotto pena di scomunica. Solamente tre persone ottennero una deroga a questa gelosa custodia: l’imperatore Leopoldo I d’Austria ottenne dal Papa una copia della composizione, anche se poi l’esecuzione da parte della Cappella imperiale fu deludente; questo si spiega facilmente con il fatto che solo i cantori romani conoscevano, per tradizione orale, gli effetti, gli abbellimenti, le sfumature che il brano aveva, dettagli questi che non potevano essere messi per iscritto in una partitura. Altre due copie furono inviate al Re del Portogallo e a padre Giovanni Battista Martini, stimato musicista bolognese, insegnante di Mozart; ma anch’essi non riuscirono a riprodurre la bellezza della composizione, i cui segreti erano conosciuti solo dai cantori romani.
Bisognerà attendere il 1770 per assistere ad un’altra “uscita” della partitura: malgrado l’interdetto ancora in vigore, il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart, in viaggio in Italia accompagnato dal padre, assistette, nel giorno di Mercoledì Santo, all’esecuzione della composizione di Allegri: Mozart, dotato di una formidabile memoria, sarà in grado poco dopo di trascriverla. Leopold, il padre di Mozart, scrisse a questo proposito, in una lettera inviata alla moglie: «Hai spesso sentito parlare del noto Miserere di Roma, il quale è considerato così prezioso che agli esecutori è fatto divieto, sotto pena di scomunica, di prelevarne una copia, trascriverla o darla a chiunque. Ma noi lo abbiamo avuto. Wolfgang lo ha trascritto e avremmo voluto mandarlo a Salisburgo in questa lettera, se non ci fosse stato necessario qui per eseguirlo. Tuttavia alla buona riuscita dell’esecuzione contribuisce maggiormente l’effetto che non la composizione stessa. Peraltro, proprio perché è uno dei segreti di Roma, non vorremmo lasciarlo cadere in altre mani».
Questa trascrizione di Mozart fu poi raccolta, insieme ad altre, dal musicologo inglese Charles Burney, che nel 1771 pubblicò una versione dell’opera a Londra (sappiamo che Burney visionò le trascrizioni di Mozart, di padre Martini e di Giuseppe Santarelli, direttore della Cappella papale). Fu la prima di una serie di pubblicazioni che nei decenni successivi avrebbero reso noto il Miserere di Allegri ai musicisti e al pubblico europeo: segnaliamo quella del sacerdote romano Pietro Alfieri, che nel 1840 pubblicò a Lugano un’edizione del Miserere, insieme ad altri brani della Cappella Sistina; un’edizione particolarmente importante, poiché il curatore tentò di inserire in partitura non solo le note, ma anche segni con i quali esprimere abbellimenti e sfumature che i cantori conoscevano. Un altro noto musicista tedesco, Felix Mendelssohn-Bartholdy, aveva trascritto il Miserere dopo averlo ascoltato in un suo soggiorno a Roma, nel 1831, a testimonianza di quale fosse la fama dell’opera e di quanto alto fosse il desiderio di conoscerla, abbiamo visto, da parte di molti ambienti musicali europei. Nelle vicende tanto vivaci di questa composizione non mancano nemmeno contatti con grandi nomi della storia politica europea: abbiamo notizie, durante la Campagna d’Italia del generale Napoleone Bonaparte, di un commissario per le arti, un tale Mesplet, che salvò l’archivio della Cappella Sistina, preservandolo da possibili razzie e incursioni da parte di eserciti nemici. Dopo questi eventi, grazie a papa Pio VII e al maestro di Cappella Baini, venne redatta una raccolta di canti della Sistina: il Miserere di Allegri giunse così in Francia, riscuotendo un grandissimo successo.

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