Uno Stato a servizio, sostegno e difesa della Fede cattolica e della Santa Chiesa sarebbe lo Stato ideale, il sogno di tutti i veri cattolici. L’Impero di Carlo Magno, nel contesto del suo tempo, fu proprio questo: egli seppe ricostruire un’Europa unita proprio nella Fede cristiana.
Ricorre quest’anno il 1200° anniversario della morte dell’imperatore Carlo Magno (814-2014), il grande fondatore del Sacro Romano Impero e dell’unificazione politica dell’Europa cristiana. Ci accingiamo a ricordarlo brevemente non tanto per mera commemorazione di un passato lontano, ma perché dalle sue opere possiamo trarre spunti e iniziative per (ri)costruire l’Europa attuale, quella del Terzo Millennio.
La figura di Carlo Magno resta legata alle grandi epopee cavalleresche del Medioevo, che tanto fascino esercitano ancora oggi: pensiamo alle chanson de geste, come quella di Rolando o di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Tuttavia, letteratura a parte, l’imperatore Carlo ebbe il grande merito di far convertire interi popoli alla vera Fede, il Cristianesimo, e di porre le fondamenta della Civiltà cristiana. Dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, le invasioni barbariche avevano messo a ferro e fuoco il mondo latino, gettando la popolazione nella miseria e nello scoraggiamento. Solo la Chiesa, con santi Pontefici quali Leone Magno e Gregorio Magno, riuscì a fare da argine alla barbarie e alla distruzione. Solo la Chiesa restò ferma, sicuro punto di riferimento per tutti, rifugio verso cui trovare riparo e barlume di speranza per il futuro. E proprio grazie alla Chiesa, dalle ceneri dell’antico splendore romano, rinacque un mondo ancora più bello, civile e glorioso. In quel momento di sbandamento e di oscurità, Dio suscitò tra il popolo dei Franchi Carlo Magno, il quale fece rifiorire la latinità. Pensiamo soltanto alla cosiddetta “rinascita carolingia”, un vero e proprio risveglio culturale avvenuto ad opera di un sovrano analfabeta, ma che seppe circondarsi di intellettuali di alto calibro come il monaco Alcuino.
La vera rinascita fu però quella politica. Il nome di Carlo Magno è inscindibilmente associato alla formazione del nuovo Impero Romano, questa volta Sacro, cioè cristiano. Un Impero che si reggeva sulla Legge del Vangelo, in cui le istituzioni imperiali erano così congiunte a quelle ecclesiastiche, da creare quella sana e santa connessione tra laicità e sacralità che è poi la regalità sociale di Cristo. La visione politico-spirituale di Carlo Magno, che dovrebbe essere anche la nostra, è bene espressa da una lettera che egli inviò al papa Leone III, che lo incoronò imperatore. Così Carlo Magno si rivolgeva al Vicario di Cristo: «Desidero stabilire con la vostra Beatitudine un’alleanza inviolabile di uguale fede e carità, in modo che, per la grazia che Dio ha donato alla vostra apostolica Santità, mi raggiunga ovunque la benedizione apostolica invocata per mezzo delle preghiere dei santi, e la Santissima Sede della Chiesa Romana, per concessione di Dio, sia sempre difesa dalla nostra devozione. A noi spetta, secondo l’aiuto della divina misericordia, difendere con le armi ovunque, all’esterno, la santa Chiesa di Cristo dall’incursione dei pagani e dalla devastazione degli infedeli, e all’interno fortificarla con il riconoscimento della fede cattolica. A Voi invece, Padre Santissimo, spetta alzare – come Mosè – le mani a Dio per aiutare la nostra milizia, cosicché, con la vostra intercessione e grazie alla guida e alla concessione di Dio, il popolo cristiano riporti sempre ed ovunque vittoria sui nemici del Suo Santo Nome, e il Nome del Signore Nostro Gesù Cristo sia glorificato nel mondo intero». Queste poche ma dense frasi riassumono in pieno la visione cattolica del rapporto tra Stato e Chiesa. Come sarebbe bello sentire i Capi di Stato attuali parlare così!
L’evento centrale della vita di Carlo Magno che tutti ricordano, almeno dai libri di scuola, è la celebre incoronazione a Imperatore, nella notte di Natale dell’anno 800. Scriveva al riguardo Plinio Corrêa de Oliveira: «Della Chiesa, egli [Carlo Magno] fu baluardo, sostegno e gloria: fu il figlio della Chiesa. Non invase i diritti della Chiesa, ne rispettò la sovranità, riconoscendole ogni potere: per questo la Chiesa stessa lo incoronò. Tutti conoscono il meraviglioso episodio accaduto in Roma nell’antica Basilica di San Pietro. Carlo Magno stava genuflesso in preghiera, prima che il Papa salisse l’Altare per celebrare la Messa di Natale. Al suo ingresso, il Sommo Pontefice, portando una corona d’oro, lo incoronò, e proclamandolo Imperatore, ricostituì così nella persona di Carlo Magno, l’Impero Romano ormai sbriciolato [...]. Questo gesto è stupendo! È la Chiesa che riconosce e incorona in terra colui che Dio avrà certamente coronato poi in Cielo. V’è un altro aspetto che è bello considerare: il potere del Papa! L’Impero Romano è un’istituzione che non nacque dal Papato: fu il Senato Romano che fece la grandezza di Roma, e gli Imperatori romani sorsero dalla decadenza della repubblica romana, un’istituzione pagana; poi, si cristianizzò con Costantino. Il Papa si giudicava dunque col potere di ricostituire l’Impero Romano: lo ricompose e fondò il Sacro Romano Impero, ossia un Impero Romano consacrato, costituito per la difesa della Fede. Quella notte di Natale, Pietro si forgiava una spada d’oro, il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca, con lo scopo di difendere la Fede per tutta la Cristianità». Parole che descrivono un passato lontano e remoto che mai più ritornerà? Effettivamente sembra proprio così. Tuttavia, lo stesso Corrêa de Oliveira affermava: «Nulla è più anacronistico dell’Impero di Carlo Magno; ma è un anacronismo creatore. Il ricordo di quest’Impero genera la speranza del futuro, crea la certezza di un futuro: noi camminiamo verso la restaurazione di quell’ordine di cui Carlo Magno fu un simbolo». Chissà che il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, promesso a Fatima e atteso dai buoni cattolici, non produca qualcosa di simile all’Impero carolingio, ovviamente migliorato e adeguato ai tempi nuovi in cui Gesù tornerà sul trono? Ricordiamoci sempre infatti che il messaggio dato dalla Madonna a Fatima non è solo di carattere spirituale, ma anche politico. Ebbene, noi a questo dobbiamo tendere e per questo dobbiamo lottare: per un’Europa cristiana, santa, unita nella fede e nella verità, in cui Dio regni nei cuori e sugli Stati.
Un’Europa quindi totalmente diversa da quella in cui ci troviamo purtroppo a vivere. Nelle elezioni per il Parlamento europeo che si terranno il prossimo mese di maggio dobbiamo avere bene in mente che l’unico voto giusto è per quei partiti e quelle formazioni che criticano le istituzioni comunitarie attuali e le loro politiche. Di fronte ad una Unione europea che ci schiaccia con le sue scelte economiche, massacrando Paesi come l’Italia, la Spagna, la Grecia, il Portogallo e l’Irlanda; di fronte a una finanza in mano a circoli di potere più o meno occulti; di fronte a burocrati che nessuno conosce e che nessuno ha mai eletto che ci impongono l’aborto, l’omosessualità l’immigrazione selvaggia e ogni tipo di immoralità; di fronte all’odio satanico e strisciante verso la Chiesa e il Cattolicesimo, noi ci dobbiamo ribellare. L’euro, Bruxelles e la Banca Centrale Europea sono gli strumenti attraverso i quali le lobby di sempre vogliono distruggerci per creare una Repubblica universale fondata sull’indifferentismo religioso. A quest’Europa delle banche noi rispondiamo sventolando la bandiera della nostra sovranità nazionale. A questa Europa anticristiana e massonica noi dobbiamo ribellarci costruendo l’Europa dei popoli e l’Europa della Croce, ovvero l’Europa cristiana. Le dodici stelle della bandiera europea, per uno scherzo (casuale?) del destino, si rifanno proprio alle dodici stelle che coronano la Madonna, secondo quanto scritto nell’Apocalisse. Ecco, che sia la Vergine Maria a proteggere il nostro Continente e a guidare la Contro-Rivoluzione! Chiaramente, per conseguire tutto ciò, si deve iniziare col dare un taglio netto alle forze politiche conniventi con il sistema imperante. Non abbiamo paura di votare per le idee forti! L’esempio di Carlo Magno e di tanti altri personaggi della nostra storia cristiana ce lo impongono.