PASQUA
Il servo di Dio papà Settimio e la Santa Pasqua
dal Numero 15 del 20 aprile 2025
di Maria Teresa Brancato
Leggiamo qui l’esperienza di un uomo che ha provato in sé la gioia della rinascita alla vita spirituale, dopo la conversione. Affascinato da Cristo, con i suoi Scritti rivela il suo sentirsi pienamente cattolico e canta l’amore di Dio che lo ha afferrato in pienezza.
«La Pasqua è veramente la nostra gioia sovrana, perché in essa noi ci conosciamo attraverso l’eternità». In occasione della Santa Pasqua che quest’anno 2025 cade il 20 aprile, vogliamo ricordare anche il servo di Dio papà Settimio, nell’anniversario della sua morte avvenuta il 26 aprile 1978, festa della Madonna del Buon Consiglio, di cui era devotissimo. Egli, dopo la conversione per opera di padre Pio, è rimasto sempre fedele al suo nuovo impegno di vita cristiana, perché tutto ciò che è straordinario richiede perseveranza e tenacia. Ha avuto il coraggio di riconoscere il progetto di Dio sulla propria vita e vi ha risposto lealmente facendo sue le parole di Biagio Pascal: «Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato». Perché, infatti, sarebbe andato da padre Pio se non per trovare quel Dio e quella pace che da tanto tempo cercava? Fin da giovanissimo, ha sempre ammirato Cristo pur non riconoscendo la sua Chiesa, perché diceva che nessuno aveva mai parlato come Lui. Uomo di grande cultura, dopo la conversione ha dedicato il suo tempo allo studio dei grandi teologi e mistici: sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino, santa Caterina da Siena, san Giovanni della Croce ed altri. Però la vera guida che lo ha completamente trasformato è stato il Vangelo di Cristo che leggeva, rileggeva e citava in ogni occasione anche ai figli. Ormai i cardini della sua spiritualità erano Cristo e il suo Vangelo di cui parlava dovunque si trovasse, gridando l’amore di Cristo, l’amore per la Passione di Cristo con la sua vita vissuta in semplicità, umiltà e povertà insieme alla moglie, anche lei serva di Dio, e alla sua numerosissima famiglia, dimostrando che non è così difficile amare Gesù ed imitarlo. La sua personalità fatta di volontà, coraggio e dominio di sé, ha influito nel suo tempo non solo con l’esempio e il pensiero, ma anche con i suoi Scritti cattolici divenuti innovativi e profetici, come ad esempio: Alla ricerca delle sorgenti, Spartaco, Pensieri e vari articoli religiosi. In uno di questi parla della Passione e Risurrezione di Gesù rivelando di aver compreso il vero senso della Passione, il suo vero significato per tutti noi. In Gesù schernito, maltrattato, percosso, preso in giro dai soldati, insultato, incoronato di spine, inchiodato sulla Croce e crocifisso tra due ladroni, egli vedeva il grande amore di Cristo per noi peccatori. Ecco quanto scriveva: «La passione di Cristo fu quello che noi non sapremo mai; certamente fu qualcosa di enorme, di terrificante, di impensabile e invalutabile e a spiegarla e controbilanciarla fu necessaria la Resurrezione. Anche questa, sebbene di altro ordine, fu un fatto enorme, fu insieme condanna della nostra scienza, carità e fiamma di carità, scoperta del nostro destino, barriera della nostra ragione, atto di morte di satana». E ancora: «La passione fu pubblica, spietata, senza soste, rapidissima; la Resurrezione segreta, a tempo, perfetta, fulminea; in quella il peccato fu clamorosamente confessato e tragicamente punito; in questa il primiero stato di gloria riconquistato nel silenzio e nel mistero. Se l’una ti strappa lacrime e ti inchioda alla tua miseria, l’altra ti strappa lo stesso lacrime e fa scendere fino a te il cielo: lacrime di dolore e lacrime di esultanza...». Il Servo di Dio meditava spesso sulle atroci sofferenze di Gesù e desiderava prendere su si sé, per amore, una parte di queste sofferenze. Papà Settimio era un uomo così “assoluto” nel suo essere, così radicale come testimone della sua fede in Cristo che lo dimostrerà in tanti momenti, spesso tragici, del suo percorso di risurrezione, accettando con rassegnazione tutte le cattiverie, le ingiustizie, i tradimenti da parte di amici e colleghi e le croci che la vita gli aveva riservato. Nonostante tutto, però, egli non si è mai scoraggiato, ma ha sempre fatto la volontà di Dio, anzi ha rafforzato la sua fede nella divina Provvidenza – a differenza dell’uomo d’oggi che non crede più in Dio, affermando di essere libero e di non aver bisogno di redenzione, e che non mette più al mondo i figli perché schiavo dell’egoismo assoluto e ossessionato dal benessere. In molti suoi pensieri, infatti, emerge la centralità assoluta dell’amore, e sono come un canto di gioia, perché dicono che l’anima che si sente amata canta l’amore di Dio. Quando il Servo di Dio parla della Pasqua così scrive: «Pasqua è festa di sole, di azzurro, di santa follia; quelli che sotto le apparenze sentono il Dio nascosto vi partecipano con entusiasmo e con la sicurezza che il tesoro della Resurrezione toccherà un giorno anche a loro». Egli afferma che «Cristo ci ha dato tutto: il sangue, la vita, la resurrezione e la sua Parola. Nessun’altra parola è uguale alla sua. È unica come tutto quello che è di Cristo. Il suo sudore di sangue nell’orto degli ulivi è la novità spaventosa del suo amore per noi: con quel sudore egli dà principio alla nostra redenzione in terra. Purtroppo il mondo, il gran mondo, non conosce Pasqua secondo Cristo, bensì Pasqua secondo la carne. Guai al mondo! Dietro di esso invisibile fiammeggia l’inferno»; termina invitando i credenti «a stringersi, ora fatti forti del suo invisibile amore, attorno al Risorto e di chiedergli come chi nulla può a Chi tutto può, la propria resurrezione. È Pasqua! Da questo punto svanisce il mondo e comincia Dio». Questo geniale poeta e scrittore, vero credente cattolico, ha dato alla sua vicenda terrena l’impronta dell’eternità, perché durante tutta la sua vita si è sempre abbandonato nelle mani amorevoli di Dio.
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