PASQUA
Gesù Cristo: primizia di risurrezione universale
dal Numero 15 del 20 aprile 2025
di Serafino de Virginis
Se su questa terra abbiamo da soffrire molte croci, animiamoci perché è la stessa strada che Nostro Signore ha scelto per giungere alla gloria sempiterna. Don Dolindo ci invita dunque a considerare la nostra vita alla luce della nostra condizione futura di risorti.
Terminato il tempo quaresimale, tempo di penitenza corporale e spirituale, il nostro spirito si immerge ora nella gloria della Risurrezione di Cristo, nostro Salvatore e Redentore. Don Dolindo afferma che «la penitenza prepara la gloria della risurrezione finale; allora il Signore ci farà risorgere dalla morte e, ripreso il corpo reso glorioso, ci dirà di andare nella nostra casa, cioè nell’abitazione eterna dei Cieli». In questa frase troviamo racchiuso il tesoro della Redenzione e della Risurrezione: Gesù Cristo è morto per noi, per aprirci le porte del Paradiso. Noi siamo destinati alla morte corporale, ma non alla morte spirituale. Infatti, la nostra anima è immortale. Grazie alla Passione, Morte e Risurrezione di Gesù noi possiamo esultare di gaudio celeste, poiché giungerà per noi il momento di entrare nel Regno beato dei Cieli per tutta l’eternità! Animiamoci, dunque, a «far nascere [in noi] a poco a poco l’amore alla penitenza e il desiderio del sacrificio» tanto necessari alla nostra purificazione e santificazione. Ogni uomo ricordi che «non può seguire il Re trionfante se non lo segue prima sulla via del Calvario. Dal Calvario può passare al trionfo della risurrezione e della vita eterna». La via del Calvario deve essere la via di ogni cristiano che brama imitare Cristo, «poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29). «Questa è la sua via, questa è la sua meta. Alimentata dall’Eucaristia, Pane dei forti, sostenuta dalla potenza di Dio che non permette mai all’inferno di prevalere». La via del Calvario non è di certo fatta di rose e fiori, bensì di spine, di agonie dell’anima, di abbandoni, di rinnegamenti, di tradimenti e persecuzioni, ma non dobbiamo scoraggiarci, il Signore è con noi. Riflettiamo spesso sul futuro che ci spetta se noi ci santifichiamo facendo la volontà di Dio, poiché termineranno per noi tutti i dolori, i dispiaceri della vita; ma ciò che deve riempire di gaudio il nostro cuore è che terminerà per noi la possibilità di offendere il Signore con il peccato! Noi ci staccheremo da questo corpo mortale, da questo corpo che ha fatto esclamare a san Paolo: «Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?» (Rm 7,24), ma per riunirci ad esso alla fine dei tempi e «quando il corpo sarà risorto, [sarà] dotato anch’esso dell’immortalità [...], sarà come un Angelo sia per la purezza e sia anche per la sorprendente velocità con la quale attraverserà gli spazi, e persino i corpi opachi e spessi. Il peso opprimente della carne non ci sarà più e l’anima attirerà il corpo in alto, nel suo mirabile volo di gloria. Quanto l’anima desidera questa liberazione!». La risurrezione del corpo ha già avuto dei precedenti nella storia. Innanzitutto con Gesù Cristo, che è «primizia di una risurrezione universale», e anche con la risurrezione dei Santi avvenuta dopo la Risurrezione di Gesù. «Ed ecco che il velo del Tempio si squarciò in due parti da capo a fondo; la terra tremò e le pietre si spezzarono. I sepolcri allora si aprirono e molti corpi dei Santi, che si erano addormentati, risuscitarono e, usciti dai sepolcri dopo la risurrezione di Lui, entrarono nella Città santa e apparvero a molti» (Mt 27,51-53). Don Dolindo commenta tale passo scritturistico dicendo che «dopo la Risurrezione di Gesù Cristo molti corpi dei Santi risorsero. Questi corpi di Santi risorti gloriosi, dopo tre giorni che la loro tomba era stata aperta dal terremoto entrarono in Gerusalemme, apparvero a molti per predicare la Divinità di Gesù Cristo e poi ascesero trionfanti con Lui nel Cielo. Forse risorsero i corpi dei Patriarchi che più avevano sospirato la Redenzione, forse con essi risorse san Giuseppe... Noi non sappiamo nulla in proposito; sappiamo solo che la vittoria di Gesù Cristo sulla morte, che lo rese primizia dei risorti, come dice san Paolo (cf Col 1,18), fece uscire dalla tomba molti Santi defunti, primizia a loro volta della risurrezione futura di tutti gli uomini». La Santa Pasqua ravvivi in noi la speranza di una gloria futura da raggiungere seguendo le orme di Gesù che «ci traccia la via, va Lui avanti con la sua Croce, e ce la mette sulle spalle perché la portiamo noi medesimi dietro a Lui. Egli è sopraffatto, è posto nel sepolcro, vi è sigillato e ci parla delle sopraffazioni che subiamo noi nella vita; ma il suo sepolcro è circonfuso di vita e di gloria, ed Egli ci mostra l’ultima meta della nostra vita: la risurrezione e l’eterna conquista della Patria».
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