PASQUA
Il mistero della Risurrezione nel “crocifisso del Gargano”
dal Numero 15 del 20 aprile 2025
«Dopo la giusta, doverosa e santa mestizia degli scorsi giorni sacri alla passione di Gesù Cristo, spunta la letizia di questa pasqua [...]. Resurrexit! Ecco il grido di giubilo che la Chiesa innalza in questo giorno da ogni angolo della terra e tutti i popoli cristiani, affratellandosi insieme, solennizzano in modo speciale questo santo giorno, rispondendo all’invito materno della Chiesa con le parole dell’apostolo s. Paolo. “Ita et nos in novitate vitæ ambulemus”: risorgiamo noi pure in vita nuova, morigerata e santa» (Ep. IV, Appendice XVIII: Breve discorso pel giorno di Pasqua). Con queste parole inizia il discorso di padre Pio sulla Pasqua, che toccò e continua a toccare le corde dell’anima. Padre Pio, che ogni giorno riviveva la Passione di Cristo, sapeva bene cosa volesse dire risurrezione. Lui che, soffrendo i dolori della Crocifissione di Gesù, aiutava le anime a risorgere dalla propria vita peccaminosa, a rinascere nel cuore, a ritornare nella luce. Il 27 dicembre 1917, in una lettera a Erminia Gargani, padre Pio affermava decisamente: «Gesù glorificato è bello; ma quantunque egli sia tale, sembrami che lo sia maggiormente crocifisso» (Ep. III, n. 22.). Questa frase sembra contraddire il grido di gioia con cui il Santo apre il suo discorso sulla Pasqua, ma non bisogna dimenticare che egli ha sempre sotto gli occhi, impressi nella propria carne, i segni della Passione e Morte di Gesù. È naturale, quindi, che l’immagine del Crocifisso gli sia più familiare e, col tempo, gli diventi anche più attraente e più bella di quella del Cristo risorto e glorificato. Alla luce di questa considerazione, viene da chiedersi come si manifesti il mistero della Risurrezione nella vita del Santo cappuccino, sacerdote stimmatizzato, associato alla Passione di Cristo per 50 anni. Certamente, in primis c’è il dono del Battesimo col quale tutti siamo risorti in Cristo, rigenerati alla grazia; poi tutti i carismi di cui Dio lo ha insignito: il profumo, la bilocazione, l’invisibilità, la profezia, l’introspezione delle coscienze, il discernimento degli spiriti, i miracoli, sono da considerarsi certamente come espressione di una vita di grazia e quindi di risurrezione. Infine, come afferma padre Gerardo di Flumeri, il venerato Padre è stato conformato al mistero della Risurrezione al momento della sua morte, ottenendo un germe di glorificazione con la ri-creazione di nuova carne al posto delle stimmate, scomparse senza lasciare segni di cicatrizzazione. Inoltre c’è da considerare che tutta la sofferenza di padre Pio, tutto il suo infaticabile apostolato era finalizzato ad aiutare i suoi figli e figlie spirituali ed anche i peccatori di tutto il mondo a risorgere dalla propria vita peccaminosa, a rinascere nel cuore, a ritornare nella luce. Ogni anima salvata era una vittoria della vita sulla morte e quindi una risurrezione che si ripercuoteva anche nell’anima del “crocifisso del Gargano”. Quanti hanno sperimentato la gioia della risurrezione spirituale in quel confessionale che fino ad oggi, nella chiesetta di santa Maria delle Grazie in san Giovanni Rotondo, come “il sepolcro vuoto” resta testimone di questo: “Resurrexit! [...]Risorgiamo noi pure in vita nuova, morigerata e santa”. Infatti, ciò che più preme a padre Pio è la vita di grazia, che è costata a Gesù la crudelissima Passione e Morte. Così continua nel suo discorso: «Nella morte di lui ci rammenta che eravamo morti pel peccato, nella sua risurrezione abbiamo invece un perfettissimo modello del nostro risorgimento alla grazia. [...] Dobbiamo noi pure risorgere immortali alla vita di grazia, con fermo proposito di non voler mai più, per l’avvenire, soggiacere alla morte spirituale dell’anima» (Ep. IV, Appendice XVIII: Breve discorso pel giorno di Pasqua), perché non basta a noi il risorgere ad imitazione di Cristo se, a sua imitazione, non compariamo risorti, cambiati e rinnovati nello spirito, se non eliminiamo il peccato e pratichiamo le virtù. La Risurrezione di Gesù per padre Pio è il pegno della vita immortale, del bel Paradiso a cui tutti dobbiamo anelare, per il quale, conclude il Santo: «Questo sforzo di perseverare nel bene, per quanto ci possa riuscire di sacrifizio, non ci parrà troppo lungo» (ibidem). «Tanto è il bene che mi aspetto – diceva san Francesco d’Assisi – che ogni pena mi è diletto». Padre Pio non sapeva solo far risorgere le anime ma anche i corpi: quanti miracoli operati durante la sua vita e dopo la sua morte fino ad oggi ce lo testimoniano! Ne citiamo solo uno avvenuto proprio il giorno di Pasqua. Una donna di San Giovanni Rotondo, di nome Paolina, verso la fine della Quaresima, si ammalò gravemente e i medici dissero che non c’erano più speranze. Il marito con i cinque figli, allora, si recò al convento per supplicare padre Pio. Il Padre, sconvolto, cercò di consolarli e promise di pregare. Qualche giorno dopo l’inizio della Settima Santa, a coloro che imploravano la sua intercessione per la guarigione di Paolina, il Padre diceva con voce ferma: «Resusciterà il giorno di Pasqua». Il Venerdì Santo Paolina perse conoscenza e all’alba del Sabato Santo entrò in coma e qualche ora dopo morì. Alcuni familiari di Paolina presero l’abito da sposa per vestirla secondo la tradizione del paese, altri, disperati, corsero al convento. Padre Pio ripeté loro: «Resusciterà...». E s’avviò all’altare per celebrare la Santa Messa. Nell’intonare il Gloria, mentre il suono delle campane annunziava la Risurrezione di Cristo, la voce di padre Pio fu rotta da un singhiozzo mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime. Nello stesso momento Paolina “risuscitò”. Senza alcun aiuto scese dal letto, si inginocchiò e a voce alta recitò tre volte il Credo. Poi si alzò in piedi e sorrise. Era guarita, anzi, era risuscitata. Padre Pio l’aveva detto: “Resusciterà”, non aveva detto “guarirà”. Allorché, poco dopo, domandarono cosa le era successo nel periodo di tempo in cui era stata morta, Paolina, arrossendo, con pudore, rispose: «Salivo, salivo, contenta... Quando stavo entrando in una grande luce sono tornata indietro, sono tornata giù...». Non aggiungerà altro! Concludiamo con l’augurio pasquale di padre Pio: «Io vi auguro, o fratelli, una vita lunga e prosperosa, piena di benedizioni celesti e terrene. Ma, finalmente, questa vita finirà! Ed allora felici noi, se ci saremo assicurati la gioia di un felice passaggio all’eternità. Allora la nostra risurrezione sarà completa. Non più pericoli di perdere la grazia di Dio, non più patimenti, non più morte, ma sempiterna vita con Gesù Cristo nel cielo. Piaccia al Signore di ratificare, con le sue benedizioni, questi miei voti; e sarò felice di avervi dimostrato come e quanto la vostra felicità mi stia a cuore, quanto per essa mi adoperi, quanto costantemente per essa io preghi» (ibidem). Amen. Santa Pasqua! di Suor M. Eucaristica Pia Lopez
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