SPIRITUALITÀ
San Massimiliano M. Kolbe e “le patate dell’umiltà”
dal Numero 07 del 16 febbraio 2025
di Suor Ostia del Cuore Immacolato
Un episodio poco conosciuto della vita di san Massimiliano Kolbe mette in luce il grado di umiltà che questo Santo aveva raggiunto, e ci insegna l’importanza di questa virtù nella nostra vita spirituale: l’umiltà, infatti, deve essere il più grande ideale.
Non si sfugge da questa realtà: quando si parla di santità c’è sempre dietro un dosaggio enorme di umiltà! San Massimiliano M. Kolbe – che era un gigante di santità – amava ripetere ai suoi confratelli che «quanto più uno sarà umile, tanto maggiore sarà la sua santità». Molto spesso parlava di questa virtù, opponendola ai disastri che il nostro amor proprio è in grado di compiere. Però, vorremmo sottolineare come “le vere prediche” del Folle dell’Immacolata non fossero solo a parole, seppur meravigliose. La sua predica costante e senza bisogno di alcuna parola era la pratica attiva di questa virtù. Se pensiamo solo alle grandissime opere che è riuscito a realizzare, alle tantissime vocazioni che l’hanno seguito, ai grandi ideali che lo spingevano e lo facevano sognare a raggio mondiale e alle capacità e doni naturali singolari che possedeva, c’è da pensare che questa virtù così delicata fosse umanamente molto in pericolo. Il mondo, infatti, oggi ci sollecita ad ammirare coloro che primeggiano e sono ammirati per le cose che fanno, e questo fatto è alquanto deterrente per la virtù dell’umiltà. Anche nell’educazione dei figli, molto spesso i genitori tendono a crescere dei piccoli-grandi “idoli”, laddove il figlio deve essere “il migliore”, il più bravo e il più bello... non pensano invece alla loro anima e agli ideali sbagliati che tale educazione rischia di inculcare: tanto più se un giovane è dotato e intelligente, il rischio è veramente grande! San Massimiliano aveva un’intelligenza fuori dal comune, ma fin da ragazzo comprese che tale dono doveva essere esclusivamente a servizio dell’Immacolata. Se si leggono le testimonianze del suo processo di beatificazione si rimane sbalorditi da come tutti coloro che l’hanno avvicinato siano rimasti incantati dal suo atteggiamento sempre umile, semplice e tanto affabile. Se pensiamo poi che per molti anni è stato superiore e Fondatore di case editrici e delle Città dell’Immacolata, ci è facile pensare che l’amor proprio abbia spesso tentato di prendere il sopravvento: sarebbe stata la rovina di tutto! Vogliamo allora raccontare un fatto poco conosciuto che mette in luce l’umiltà del Santo. Siamo nel 1940 e la carestia si sentiva fortemente. La guerra padroneggiava, e a Niepokalanów non era semplice dare da mangiare a tutti poiché la miseria materiale era veramente grande. Nel convento, per necessità, venne emanata una disposizione per cui ogni religioso doveva pelare tutti i giorni sessanta piccole patate. Le patate erano assai piccole...! Se qualcuno ha mai pelato patate sa quanto sia fastidioso e logorante pelarne di molto piccole. Poi, se uno ha fretta e mille incombenze da portare a termine, tale lavoro si vorrebbe farlo fare a qualcun altro che magari ha più tempo... finché è qualcuna va anche bene, ma sessanta patate ogni giorno portano via tanto tempo! San Massimiliano in quel periodo era superiore di Niepokalanów e con tale carica aveva mille impegni da sbrigare, senza escludere la tipografia e tutto il resto. Fra Lorenzo Podwapi?ski, uno dei frati presenti, testimonia che, sebbene san Massimiliano fosse superiore e che molti frati si proponessero per sostituirlo, lui sempre rifiutò per pelare personalmente le sue sessanta “patatine” giornaliere. Fra Lorenzo insieme a questo fatto aggiunge: «Non ho mai visto né udito che egli abbia commesso qualsiasi cosa che fosse contraria alla virtù dell’umiltà. E sebbene io abbia ormai 60 anni e 33 anni di vita nell’Ordine, una umiltà così non l’ho mai vista». Fra Lorenzo non è il solo a dare testimonianze simili, anzi, sembra proprio un “luogo comune” la lode dell’umiltà del Folle dell’Immacolata, sia da parte dei frati che delle persone che l’hanno conosciuto. San Massimiliano, insieme a tutti i Santi, ci insegna allora un qualcosa di molto concreto: l’umiltà si apprende soprattutto praticandola, e questo a partire dalle occasioni giornaliere che la Provvidenza ci pone innanzi. È pur vero che più aumenterà questa virtù più cresceranno le prove e le umiliazioni, ma se pensiamo alla tranquillità interiore che il Santo testimoniò perfino nel campo di concentramento, dobbiamo concludere che niente si improvvisa, che solo l’esercizio dell’umiltà crea lo spazio necessario alla carità. Ricordiamoci dunque che «l’umiltà è un ideale fuori dal quale, al cospetto di Dio, tutto è “cosa morta”. Tutte le opere, benché possano portare un vantaggio inestimabile al genere umano, se hanno per movente l’amor proprio davanti a Dio sono inutili e da esse non si ricava alcun merito. Gli uomini ad alto livello di vita spirituale ritengono che la virtù dell’umiltà sia il più grande ideale». Viviamo dunque questo “grande ideale” con l’aiuto dell’Immacolata, la creatura più umile e più piena di Dio!
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