La veggente suor Lucia di Fatima rimase sulla terra ancora vari anni per diffondere la devozione al Cuore Immacolato, ma soffrì molto vedendo come il mondo stava rinnegando Dio. Oggi siamo noi gli eredi di questo messaggio di salvezza, e dobbiamo testimoniarlo al mondo.

Iniziamo col dire che la virtù di cui parleremo ora è una virtù scomoda, molto scomoda... Anzi può portare alla morte, come leggiamo dalle vite di tanti santi. Non è difficile capire il perché.
La giustizia è la seconda delle virtù cardinali ed è la virtù che fa dare a ciascuno ciò che gli è dovuto. San Tommaso definisce l’uomo giusto come colui che ha «la volontà costante e perenne di dare a ciascuno il suo». La virtù richiede l’esercizio di un atto libero, volontario e cosciente e di una volontà che sia costante e perenne. L’uomo che possiede questa virtù non agisce in modo giusto per un po’ oppure un giorno sì e un giorno no, ma esercita la giustizia nei vari ambiti della propria vita in modo costante e perenne.
Nell’applicazione pratica, l’uomo ha dei doveri nei confronti della Chiesa e della società: per questo tutti i santi, oltre ad essere stati esemplari nelle virtù e nella fede, sono stati dei cittadini modello (ogni volta che ciò fosse possibile). San Sebastiano, soldato romano e martire del III secolo d.C.,
compì il suo dovere di legionario in tutto ciò che non contrastava con la Legge divina.
Quando gli imperatori romani chiedevano ai cristiani di sacrificare agli dei e di rinnegare Cristo, costoro si rifiutarono perché davanti a Dio questo sarebbe stato un peccato contro la virtù di religione, la quale fa rendere a Dio il culto dovuto, che è ben superiore alla pura giustizia umana e al rispetto dovuto alle autorità temporali.
I sovrani santi, come san Luigi IX re di Francia, amministrarono con saggezza la giustizia nei confronti dei loro sudditi, così come i Pontefici santi fecero applicare le leggi canoniche fondate sul bene comune e sulla Tradizione della Chiesa.
Come però accennavamo all’inizio, la giustizia è stata la causa delle morti di diversi santi. Un esempio è dato da san Stanislao di Cracovia, vescovo martire e patrono della Polonia. Egli ricoprì l’episcopato al tempo del re Boleslao II l’Ardito, conosciuto per la sua vita dissoluta e peccaminosa. Il Santo, dopo averlo a lungo ammonito e pregato, decise di affrontarlo minacciandolo di censure ecclesiastiche se non si fosse convertito. Alla minaccia di scomunica, Boleslao ingiuriò grossolanamente il coraggioso prelato: «Quando uno osa parlare con tanto poco rispetto ad un monarca, converrebbe che facesse il porcaio, non il vescovo». Il Santo, senza lasciarsi intimidire, rispose: «Non stabilite nessun paragone tra la dignità regale e quella episcopale, perché la prima sta alla seconda come la luna al sole o il piombo all’oro».
In un secondo momento, il sovrano, per vendetta, accusò ingiustamente il Santo di avergli rubato un terreno. I testimoni furono messi a tacere dal sovrano con minacce, il venditore era morto e il Santo per questo fu processato. Dopo aver pregato e digiunato per tre giorni, san Stanislao si recò presso il luogo in cui il venditore era stato seppellito. Miracolosamente lo fece risorgere dalla tomba per testimoniare al processo in cui fu assolto. Il sovrano, però, continuò a dare pubblico scandalo con peccati efferati e ad offendere Dio; per questo fu scomunicato dal vescovo. Il re Boleslao, per vendetta, uccise personalmente il Santo, ma tempo dopo si pentì del delitto che aveva commesso e trascorse gli ultimi anni della sua vita in un convento come fratello laico.
Nella vita di san Stanislao, come in quella di tutti i santi, vediamo esercitata la virtù della giustizia in maniera eroica, senza tener conto delle conseguenze, senza rispetto umano, con il solo desiderio di non voler tradire Dio, la Chiesa e gli oneri assunti. Dio viene prima di tutto, anche prima di ogni potere temporale. Nei santi però vediamo una differenza rispetto agli altri: «Se la vostra giustizia non abbonderà più di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20). I santi, con il loro eroismo, non si accontentano della pura giustizia umana, non vogliono solo evitare l’ingiustizia, ma sradicarne le cause. I santi hanno osservato l’invito evangelico: «A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo» (Lc 6,27-30).
Il santo pratica la giustizia in maniera profonda, essendo consapevole di essere peccatore e dei grandi favori avuti da Dio; per questo sa bene di dover trattare in maniera simile tutti gli altri. Il santo è pronto ad accettare tutto, anche l’ingiustizia per amor suo: così, comprendiamo, ad esempio, il piccolo san Domenico Savio che, accusato ingiustamente, non si giustifica né si difende...
Quanto abbiamo da imparare dai santi! Imitiamoli, ed esercitiamo anche noi questa virtù in tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana, in tutto ciò che Dio ci chiede giorno per giorno.