RELIGIONE
Le virtù di Maria
dal Numero 03 del 19 gennaio 2025
di Fra Paolo M. Pio da Ancona
La fede viva di Maria Santissima ha ispirato una folta schiera di santi martiri lungo i millenni della storia della Chiesa, come ad esempio san Massimiliano M. Kolbe. Anche noi, imitandoli, possiamo ottenere una fede viva e incrollabile.
Dopo l’annuncio dell’angelo, Maria si recò da santa Elisabetta. Appena la santa cugina ricevette il saluto di Maria, il suo bimbo sussultò nel grembo e colma di Spirito Santo le disse: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la Madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,42-45). Che cosa significa credere in Dio? Credere in Dio significa vivere secondo Dio, ascoltare la sua Parola e metterla in pratica. Quando a Gesù venne detto: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno che ti ha allattato» (Lc 11,27), Gesù rispose: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 11,28). Scrivendo della fede di Maria, padre Stefano Maria Manelli afferma che “nella vita di Maria non si trattò di atti di fede singoli e transitori, ma di tutta una vita e una mentalità sostanziate dalla fede più alta. Ella possedette in grado eminente quello spirito di fede che fa vedere ogni cosa nella luce di Dio e secondo Dio” e, citando il padre Pollien, “Maria ha creduto ed ha vissuto il suo credo, e la fede fu tutta la sua vita”. La visione di fede soprannaturale ha permesso a Maria di credere all’adempimento della volontà di Dio, accettando con il suo umile fiat una quadruplice missione, impensabile dalla sola ragione umana: la Maternità divina nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio avvenuta per opera dello Spirito Santo; la Maternità verginale nel restare semprevergine prima, durante e dopo il parto; la Maternità corredentiva nell’accettare il piano salvifico di Dio, collaborando all’opera di Redenzione del divin Figlio divenendo Madre Corredentrice del genere umano; la Maternità spirituale-universale: accettando di diventare Madre di Gesù, diviene Madre anche del Corpo mistico che è la Chiesa, generando spiritualmente ogni suo figlio nel Figlio, passando per la via dolorosa del Calvario. Maria era presente ai piedi della Croce con san Giovanni, il discepolo prediletto dal Signore. Dal trono della Croce Gesù affidò a Maria tutta l’umanità nelle parole: «Donna ecco tuo figlio!» (Gv 19,26), poi rivolgendosi all’Apostolo, mise tutta l’umanità nelle mani della Madre nelle parole: «Ecco tua Madre!» (Gv 19,27). La fermezza della fede di Maria, dalla nascita del Figlio di Dio alla morte di Croce, è descritta in modo sublime da sant’Alfonso M. de’ Liguori: “Vedeva Ella il suo Figlio nella stalla di Betlemme, e lo credeva il Creatore del mondo […]. Lo vide nascere e lo credette eterno. Lo vide povero e lo credette Signore dell’universo […]. Osservò che non parlava, e credette ch’Egli era la Sapienza infinita […]. Lo vide finalmente nella morte, vilipeso e crocifisso, ma benché negli altri vacillasse la fede, Maria stette sempre ferma nel credere che Egli era Dio”. La fede di Maria nella divinità del Cristo suo Figlio non vacillò, restò salda e incrollabile, vedeva ogni cosa con gli occhi di Dio alla luce della fede soprannaturale. Stando alle parole di san Gregorio: “Crede veramente colui che mette in pratica ciò che crede”, cerchiamo di non essere annoverati tra i cosiddetti “credenti ma non praticanti”. Dopo la fede viva di Maria Santissima, la schiera dei santi martiri morti per la fede è il vertice della vita vissuta nella fede e coronata con la corona del martirio. Dai santi Apostoli ai santi martiri nelle persecuzioni dei primi secoli, dal martirio dei missionari alle persecuzioni delle ideologie anti-cristiane e ateo-materialistiche del XX secolo, la Chiesa è costellata di eroi che hanno testimoniato la fede perseverando fino alla fine. Una testimonianza di fede esemplare la troviamo nella vita di san Massimiliano M. Kolbe: deportato al carcere di Varsavia, durante un controllo, l’ufficiale che ispezionava vide il santo con il crocifisso del rosario che teneva sul cingolo. Questo fatto non lo poteva sopportare, tanto che gli gridò con rabbia: «Credi tu a questo?», rispose il »: «Si, certo!». Un terribile pugno sul viso fu la risposta dell’ufficiale che subito gli richiese: «E adesso, ci credi ancora?», rispose di nuovo il Santo: «Si, certo!». Un altro terribile pugno e altri ancora furono la vendetta bestiale del carceriere contro la testimonianza di fede eroica del nostro Santo. Che cosa significa “avere fede”? Avere fede significa credere in qualcuno o in qualcosa sulla base di una testimonianza o avere fiducia verso una persona che ritengo essere veritiera. La fede è una virtù soprannaturale, è un dono di Dio ed è infuso da Dio al momento del Battesimo. La fede è una virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio, a tutto ciò che Egli ci ha detto e rivelato e la Chiesa ci propone di credere, perché Egli è la stessa Verità. In quanto virtù l’anima la deve praticare vivendo secondo ciò in cui crede, perché «la fede senza le opere è morta» (Gc 2,26). Il cristiano deve avere una fede viva a imitazione di quella di Maria. Le pratiche di fede che dobbiamo attuare ogni giorno sono: il segno della Croce (segno distintivo dei cristiani), la preghiera continua (Santa Messa, preghiere del mattino, pie giaculatorie, il santo Rosario, preghiere a Maria Santissima, all’Angelo custode e ai santi, preghiere della sera), meditazioni e letture sante. In questo modo ci teniamo uniti a Dio in ogni momento della nostra vita, per poterlo godere nella visione beatifica del Paradiso, infatti «chi crede in Lui non è condannato» (Gv 3,18), «chi crede nel Figlio ha la vita eterna» (Gv 3,36) e «il giusto per fede vivrà» (Eb 10,38).
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