Oggi c’è molta ignoranza riguardo al sacramento del Matrimonio, istituito da Cristo per la santificazione dei coniugi e l’educazione dei figli. Nonostante le difficoltà, il matrimonio deve essere vissuto in spirito di abbandono a Dio, il quale non mancherà di sostenere i coniugi che gli sono fedeli.
Viviamo ormai in una società abortista e divorzista, una società suicida che lede se stessa perché esclusivamente protesa alla distruzione totale della famiglia e della vita, nella quale sembra si prediliga solamente la tutela del creato, degli animali, di “diritti” anti-cristiani e inumani. Eppure la nostra è una società che si definisce “cristiana”... Come possono convivere cristianità e controllo delle nascite, leggi a favore del divorzio, dell’“omicidio prenatale” – perché, in questo dobbiamo essere chiari, l’aborto è un omicidio nel vero senso della parola –, dell’omosessualità? Gli interrogativi potrebbero essere molti, e il dubbio di una ormai ignoranza dilagante in tema di fede e di sacramenti non può che sorgere spontaneo... Urge fare chiarezza perché si comprenda il vero senso del Matrimonio cristiano. È ciò che ci proponiamo di fare in questo articolo.
Il Catechismo maggiore, al n. 830 D spiega che «il Matrimonio è un sacramento, istituito da nostro Signore Gesù Cristo, che stabilisce una santa ed indissolubile unione tra l’uomo e la donna, e dà loro la grazia di amarsi l’un l’altro santamente e di allevare cristianamente i figliuoli». Il Matrimonio è anzitutto un sacramento, «un segno efficace della grazia, istituito da Gesù Cristo per santificarci» (n. 267), e in quanto tale ha il potere renderci «giusti, amici e figli adottivi Dio, fratelli di Gesù Cristo ed eredi del paradiso» (n. 270). Dunque il vero senso del Matrimonio sta nella santificazione dei coniugi e nell’educazione dei figli. Per chi non è chiamato da Dio alla vita consacrata, non può esserci santità al di fuori del sacramento del Matrimonio, perché esso solo conferisce tutte le grazie necessarie a conseguire la Vita eterna, e soltanto in esso si ha la grazia di poter affrontare i pesi necessariamente legati alla vita coniugale e familiare. Non può esserci santità né salvezza in situazioni “irregolari” – quale può essere, ad esempio, la convivenza –: «Se gli sposi convivessero tra loro col solo matrimonio civile sarebbero in istato di continuo peccato mortale, e la loro unione resterebbe sempre illegittima innanzi a Dio e alla Chiesa» (n. 854), come non può esserci santità venendo meno al vincolo dell’indissolubilità del Matrimonio: «Il vincolo del matrimonio cristiano non può essere sciolto dall’autorità civile, perché questa non può ingerirsi in materia di sacramenti, e separare ciò che Dio ha congiunto». Essendo stato istituito da Dio, anche il matrimonio ha una sua realtà soprannaturale e deve essere vissuto in quanto tale, con spirito di fede e di fedeltà a Dio, in primis, e al coniuge di conseguenza. Le difficoltà, le incomprensioni, le sofferenze che, purtroppo, possono nascere dalla vita matrimoniale, devono essere accolte e vissute in questo spirito, vedendo la mano paterna di Dio che vuole purificarci e farci guadagnare meriti per il Paradiso: «Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me» (Mt 10,38).
Altro elemento centrale del rapporto coniugale è l’apertura alla vita. Il Matrimonio è fatto per i figli, e gli sposi, nel giorno del loro matrimonio, davanti a Dio, si assumono la responsabilità di accogliere tutti i figli che Dio vorrà loro mandare. Oggigiorno, invece, non sono rari i matrimoni nei quali regna unicamente l’egoismo dei coniugi, e molto spesso sono proprio questi i matrimoni nei quali si viene meno alla fedeltà. I figli sono una benedizione del Cielo, sono la vita della famiglia e del matrimonio stesso. Come potrebbe Nostro Signore non sostenere e provvedere quei coniugi che gli sono fedeli? Ciò che manca nelle coppie è l’abbandono e la fiducia in Dio. È Dio che deve condurre la vita coniugale, Egli chiede l’apertura alla vita, Egli ha stabilito quanti figli dovrà avere la coppia, ed Egli, che è sempre fedele, provvederà. Qui, poi, entra anche in gioco la ricerca del benessere da parte della coppia: la famiglia richiede necessariamente rinunce e sacrifici, quante volte invece si preferisce rinunciare alla famiglia piuttosto che ai propri interessi? Il punto focale è sempre lo stesso: cosa vogliamo, una vita agiata e guadagnare un bel Purgatorio – se non l’inferno eterno – oppure soffrire qualcosa qui su questa terra, dove tutto passa, e goderci poi lo splendore del Paradiso dell’amore infinito di Dio?
Per concludere vogliamo lasciare la parola a san Paolo, perché sia egli a spiegarci come debba essere vissuto e santificato il matrimonio: «Le mogli siano [sottomesse] ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo [...]. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso» (Ef 5,22-33). Che queste parole possano illuminare ogni coniuge, e possano far comprendere che se si vuole raggiungere la meta bisogna avere Cristo e la sua Chiesa quale fondamento della vita matrimoniale.