CATECHESI
Il Matrimonio: un sacramento ormai sconosciuto?
dal Numero 03 del 19 gennaio 2025
di Gianmaria Pio Manetti
Oggi c’è molta ignoranza riguardo al sacramento del Matrimonio, istituito da Cristo per la santificazione dei coniugi e l’educazione dei figli. Nonostante le difficoltà, il matrimonio deve essere vissuto in spirito di abbandono a Dio, il quale non mancherà di sostenere i coniugi che gli sono fedeli.
Viviamo ormai in una società abortista e divorzista, una società suicida che lede se stessa perché esclusivamente protesa alla distruzione totale della famiglia e della vita, nella quale sembra si prediliga solamente la tutela del creato, degli animali, di “diritti” anti-cristiani e inumani. Eppure la nostra è una società che si definisce “cristiana”... Come possono convivere cristianità e controllo delle nascite, leggi a favore del divorzio, dell’“omicidio prenatale” – perché, in questo dobbiamo essere chiari, l’aborto è un omicidio nel vero senso della parola –, dell’omosessualità? Gli interrogativi potrebbero essere molti, e il dubbio di una ormai ignoranza dilagante in tema di fede e di sacramenti non può che sorgere spontaneo... Urge fare chiarezza perché si comprenda il vero senso del Matrimonio cristiano. È ciò che ci proponiamo di fare in questo articolo. Il Catechismo maggiore, al n. 830 D spiega che «il Matrimonio è un sacramento, istituito da nostro Signore Gesù Cristo, che stabilisce una santa ed indissolubile unione tra l’uomo e la donna, e dà loro la grazia di amarsi l’un l’altro santamente e di allevare cristianamente i figliuoli». Il Matrimonio è anzitutto un sacramento, «un segno efficace della grazia, istituito da Gesù Cristo per santificarci» (n. 267), e in quanto tale ha il potere renderci «giusti, amici e figli adottivi Dio, fratelli di Gesù Cristo ed eredi del paradiso» (n. 270). Dunque il vero senso del Matrimonio sta nella santificazione dei coniugi e nell’educazione dei figli. Per chi non è chiamato da Dio alla vita consacrata, non può esserci santità al di fuori del sacramento del Matrimonio, perché esso solo conferisce tutte le grazie necessarie a conseguire la Vita eterna, e soltanto in esso si ha la grazia di poter affrontare i pesi necessariamente legati alla vita coniugale e familiare. Non può esserci santità né salvezza in situazioni “irregolari” – quale può essere, ad esempio, la convivenza –: «Se gli sposi convivessero tra loro col solo matrimonio civile sarebbero in istato di continuo peccato mortale, e la loro unione resterebbe sempre illegittima innanzi a Dio e alla Chiesa» (n. 854), come non può esserci santità venendo meno al vincolo dell’indissolubilità del Matrimonio: «Il vincolo del matrimonio cristiano non può essere sciolto dall’autorità civile, perché questa non può ingerirsi in materia di sacramenti, e separare ciò che Dio ha congiunto». Essendo stato istituito da Dio, anche il matrimonio ha una sua realtà soprannaturale e deve essere vissuto in quanto tale, con spirito di fede e di fedeltà a Dio, in primis, e al coniuge di conseguenza. Le difficoltà, le incomprensioni, le sofferenze che, purtroppo, possono nascere dalla vita matrimoniale, devono essere accolte e vissute in questo spirito, vedendo la mano paterna di Dio che vuole purificarci e farci guadagnare meriti per il Paradiso: «Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me» (Mt 10,38). Altro elemento centrale del rapporto coniugale è l’apertura alla vita. Il Matrimonio è fatto per i figli, e gli sposi, nel giorno del loro matrimonio, davanti a Dio, si assumono la responsabilità di accogliere tutti i figli che Dio vorrà loro mandare. Oggigiorno, invece, non sono rari i matrimoni nei quali regna unicamente l’egoismo dei coniugi, e molto spesso sono proprio questi i matrimoni nei quali si viene meno alla fedeltà. I figli sono una benedizione del Cielo, sono la vita della famiglia e del matrimonio stesso. Come potrebbe Nostro Signore non sostenere e provvedere quei coniugi che gli sono fedeli? Ciò che manca nelle coppie è l’abbandono e la fiducia in Dio. È Dio che deve condurre la vita coniugale, Egli chiede l’apertura alla vita, Egli ha stabilito quanti figli dovrà avere la coppia, ed Egli, che è sempre fedele, provvederà. Qui, poi, entra anche in gioco la ricerca del benessere da parte della coppia: la famiglia richiede necessariamente rinunce e sacrifici, quante volte invece si preferisce rinunciare alla famiglia piuttosto che ai propri interessi? Il punto focale è sempre lo stesso: cosa vogliamo, una vita agiata e guadagnare un bel Purgatorio – se non l’inferno eterno – oppure soffrire qualcosa qui su questa terra, dove tutto passa, e goderci poi lo splendore del Paradiso dell’amore infinito di Dio? Per concludere vogliamo lasciare la parola a san Paolo, perché sia egli a spiegarci come debba essere vissuto e santificato il matrimonio: «Le mogli siano [sottomesse] ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo [...]. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso» (Ef 5,22-33). Che queste parole possano illuminare ogni coniuge, e possano far comprendere che se si vuole raggiungere la meta bisogna avere Cristo e la sua Chiesa quale fondamento della vita matrimoniale.
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