SPIRITUALITÀ
Due anime sante
dal Numero 44 del 24 novembre 2024
di Serafino de Virginis
Si dice comunemente che “i santi fanno i santi”. È questo il caso della beata Giuseppina dei Ponti Rossi, anima guidata spiritualmente da don Dolindo e miracolata grazie all’intercessione di san Francesco Saverio.
La beata suor Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, al secolo Giuseppina Catanea, nacque l’11 febbraio 1894 a Napoli ed entrò nel monastero delle Carmelitane Scalze ai Ponti Rossi all’età di 24 anni. Poco dopo si ammalò e fu dichiarata incurabile; senonché, grazie all’intercessione di san Francesco Saverio, venne miracolosamente guarita. Il 30 gennaio 1923 fece la vestizione religiosa e il 6 agosto fu ammessa alla tanto sospirata professione solenne. Venne prima eletta sottopriora e poi priora del monastero. Morì il 14 marzo 1948 e venne beatificata il 1° giugno 2008 nel duomo di Napoli. Questa brevissima biografia di suor Giuseppina dei Ponti Rossi vuole presentarci una delle tante anime che sono state guidate nella vita spirituale da don Dolindo. Egli andava spesso a fare la direzione spirituale alle monache per poter parlare di Dio e delle cose del Cielo, in modo particolare con la priora suor Giuseppina. Erano santi colloqui quelli tra queste due anime ed entrambi ricavavano molto frutto per la loro vita spirituale. Inoltre fu suor Giuseppina che predisse a don Dolindo che sarebbe morto nel mese di novembre... Ora, come abbiamo già accennato, la Beata venne miracolata da san Francesco Saverio e don Dolindo fu presente al momento del miracolo. Don Dolindo stesso racconta che la giovane postulante era ammalata da quattro anni e mezzo e i medici avevano dichiarato che i mali erano incurabili. Questa aveva pleurite, polmonite, periostite tubercolare alla spina dorsale e meningite spinale, con lesione della colonna vertebrale. Dal dicembre del 1922 era coricata sul lato destro mentre quello sinistro era completamente paralizzato. Le gambe erano inerti. Non riusciva ad assumere cibo se non attraverso una cannuccia. In mezzo a questi dolori atroci ella sapeva soffrire con rassegnazione e grande calma. L’unica sua preoccupazione era quella di fare la volontà di Dio, e la volontà di Dio in quel periodo era di offrire tutte le sue sofferenze. Essendo stato portato a Napoli il braccio del taumaturgo san Francesco Saverio, il 26 giugno 1923 decisero di portare la reliquia al monastero. Accorsero molte persone al monastero per poterla venerare. Prima che arrivasse la reliquia nella cappellina, un gruppo di suore Betlemite, don Dolindo e alcune signore andarono a visitare suor Giuseppina; essi constatarono che questa non era che un mucchio di ossa doloranti e paralizzate, tanto era grave la sua situazione. In attesa dell’arrivo della reliquia, tutti andarono in cappella e don Dolindo intonò l’inno alla Santissima Trinità, recitò gli atti di fede, speranza, carità e contrizione; il Miserere e inni a Gesù Sacramentato e alla Madonna. Giunse finalmente la reliquia e fu accolta con grande solennità, poi, in processione, fu portata all’inferma. Nella stanza, insieme a don Dolindo, furono presenti diversi sacerdoti e altre persone. Padre Romualdo prese la reliquia di san Francesco Saverio e benedisse l’inferma che piangeva immobile. Don Dolindo allora le disse: «Il Signore operi questo miracolo per la sua gloria, per la glorificazione di Gesù Sacramentato, per glorificare la sua potenza, per glorificare san Francesco Saverio». Non appena la reliquia la toccò qualcosa mutò nel suo corpo; essa si alzò alquanto sul letto e riuscì a muovere le braccia! Abbracciò la reliquia e disse: «Io ho fede che mi puoi fare il miracolo. Però devi prima convertirmi e farmi santa, e se non debbo farmi santa non me lo fare». Essa, che da quattro anni e mezzo non si muoveva, si alzò in mezzo al letto. Sentiva una forza superiore, calma, serena, ma potente, che le rifaceva a nuovo la spina dorsale. Alla vista del miracolo tutti intonarono solennemente il Magnificat. Padre Romualdo, applicandole la reliquia, le disse di alzarsi, ed essa si alzò, camminò nella stanza, nei corridoi, nel giardino; con tanto gaudio nel cuore poté andare dal suo amato Gesù presente nel tabernacolo e per ringraziarlo ed esprimergli tutto il suo riconoscimento, il suo amore, i suoi propositi di santificarsi nella vita che Egli stesso le stava donando. Si sentiva rinascere a vita nuova. Ringraziava Gesù e la Madonna e con lei tutti i presenti lodavano e ringraziavano Dio per il miracolo. Il 26 giugno 1924, esattamente un anno dopo la miracolosa guarigione, don Dolindo scrisse un’elevazione eucaristica dedicata a suor Giuseppina, nella quale egli la paragonò ad un «piccolo uccello sgusciato per il miracolo da un involucro di morte, rinato alla vita del corpo, predestinato ad una vita spirituale più intensa». In effetti, cosa aveva chiesto la Beata prima di essere guarita? Che il Signore la convertisse e lei si facesse santa; diversamente preferiva non guarire. Questo è il mirabile esempio dei santi. Essi vogliono solo fare la volontà di Dio: «Hæc est voluntas Dei: sanctificatio vestra» (1Ts 4,3). Il servo di Dio Dolindo Ruotolo e la beata Giuseppina dei Ponti Rossi hanno messo in pratica alla perfezione la volontà di Dio.
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