Il nichilismo è la malattia dei nostri tempi perché nega ogni verità, affermando il primato del nulla assoluto. Le conseguenze sono molto pericolose: negazione di Dio, perdita del senso della vita e il relativismo.
Il nichilismo è una una teoria che afferma il primato del nulla assoluto, e quindi consequenzialmente la negazione di ogni verità. Se volessimo essere più precisi e “filosofici” potremmo dire che il nichilismo è una sorta di “malattia dell’intelletto”, in quanto è dapprima un’antimetafisica (negazione e rifiuto teoretico dell’essere) e poi un antirealismo (rifiuto della possibilità di conoscere la verità dell’essere).
Come si può combattere il nichilismo? Lo si deve fare riproponendo una filosofia che si fondi tanto sull’essere quanto sulle reali capacità delle facoltà conoscitive di raggiungere la verità.
La vera filosofia è innanzitutto metafisica (filosofia dell’essere) e poi gnoseologia (filosofia del conoscere). Come l’azione deve seguire l’essere, così anche il conoscere deve seguire l’essere. Insomma, bisogna proclamare il primato logico della verità. Non a caso il buon Aristotele chiamò lo studio del fondamento dell’essere “filosofia prima”, proprio per far capire che il primo problema della filosofia è conoscere la verità delle cose. Se non si arriva alla verità, qualsiasi speculazione filosofica successiva diventerebbe del tutto inutile.
Dove ha origine il nichilismo? Già nell’antichità si hanno forme di nichilismo. Celebre è quello del sofista Gorgia che diceva: «Nulla esiste. E anche se esistesse, non sarebbe conoscibile. E se anche fosse conoscibile, non sarebbe esprimibile». È pur vero, però, che sarà la modernità a concepire l’embrione di quel nichilismo che diventerà poi l’essenza della filosofia postmoderna. Il pensatore da cui inizia questo tipo di nichilismo è Cartesio (1596-1650), il quale ribalta i rapporti intelletto-realtà oggettiva, conferendo il primato alla conoscenza e non alla realtà: non è l’intelletto che deve conformarsi all’oggetto reale, ma è la realtà che diviene un prodotto dell’intelletto umano (idealismo): si tratta del famoso “cogito ergo sum”.
Dopo questa svolta cartesiana (che troverà ampio seguito nella filosofia moderna) sarà la postmodernità a far trionfare il nichilismo. La modernità, infatti, seppur debolmente e contraddittoriamente, conserva ancora il concetto di certezza e quindi la possibilità che il pensiero umano avrebbe di poter raggiungere delle certezze; con la postmodernità, invece, viene meno il concetto stesso di certezza.
Quali conseguenze produce il nichilismo? Almeno tre:
1) La negazione di ogni realtà fondata sull’essere, quindi la “morte di Dio”, ovvero l’Essere sussistente che dà fondamento a tutto.
2) La negazione di ogni fine ultimo dell’uomo, che gli causa inevitabilmente la demotivazione e la disperazione, ovvero la perdita del vero significato del vivere.
3) Il relativismo: tutti i giudizi – anche contraddittori – avrebbero uguale valore.
Insomma, tutto nella logica: non esistendo la verità, scompare l’errore, e così si può dire tutto e il contrario di tutto; ma scompare anche il significato di tutto. È la dissoluzione totale. È la dissoluzione dei nostri tempi.