SPIRITUALITÀ
La santa “uguaglianza” di santa Maria Bertilla
dal Numero 39 del 20 ottobre 2024
Paul Leber
Vogliamo scoprire il segreto di santità dell’umile santa Bertilla Boscardin? In occasione della sua festa commentiamo alcuni suoi appunti personali che mettono bene in luce l’itinerario spirituale e lo sforzo per l’acquisto delle virtù.
Tra i pochi scritti di santa Maria Bertilla Boscardin (1888-1922) si conservano sei piccoli notes che sono un vero tesoro. Essi costituiscono, potrebbe dirsi, un “diario spirituale” della Santa in cui ella annotava, in modo semplice e realistico, pensieri personali, propositi, trascrizioni di preghiere, riassunti di prediche... Si tratta quindi di un diario sui generis che non segue passo passo, in modo ordinato e cronologico, il corso della sua vita; tuttavia è un vero e proprio tesoro nascosto perché da esso emerge chiaramente il cammino spirituale della Santa e il segreto della sua santità. «Sempre uguale a me stessa» Tale proposito ricorre frequentemente nel diario di santa Bertilla (che copre un arco di otto anni: 1914-1922). La prima volta che viene formulato è nell’aprile del 1917, poi viene continuamente ripetuto con una certa insistenza (anche se con sfumature diverse che vedremo) fino alla fine del diario, che corrisponde all’anno della sua morte. Si comprende subito che questo proposito fu davvero importante nella vita e nel progresso spirituale di santa Bertilla: fu lo sforzo per la sua attuazione che condusse pian piano la dolce suora infermiera alla santità. Un errore frequente L’errore in cui caddero molte consorelle con­­temporanee di santa Bertilla e l’errore in cui potremmo cadere anche noi, qualora ci limitassimo ad una conoscenza superficiale della Santa, è quello di pensare che ella avesse un’indole tale da poter passare indifferente tra le numerose umiliazioni che la visitarono durante la sua vita: il pensare, insomma, che non le costasse nulla, che le fosse naturale e che, anzi, non si accorgesse nemmeno di essere umiliata. Ciò non fu assolutamente vero e il diario ce lo testimonia a chiare lettere: santa Bertilla dovette lottare, dovette imporsi la pratica di tutte le virtù. Tra le righe da lei scritte si intravede il suo animo sensibile, la sua sofferenza, la sua lotta, la sua confidenza nell’aiuto divino e la sua volontà di diamante. La sua costante serenità e dolcezza (la sua santa uguaglianza, appunto) non fu una conseguenza della sua indole naturale, ma fu una conquista della sua anima generosa e virile. I suoi propositi Santa Bertilla è molto concreta: riconosce ciò che in lei è da migliorare e ogni giorno, fatta la lista dei vari lavori da fare in ospedale, senza lasciare la penna, annota i suoi propositi, talvolta anche i suoi esami di coscienza. Queste righe, vergate con sollecitudine, ma anche con occhio limpido e mirato, ci dicono quanto dovesse essere raccolta e interiormente impegnata. Se poi sapessimo che il suo lavoro di infermiera era davvero assorbente (con turni di giorno e di notte, con lo scoppio della prima Guerra mondiale, con le esigenze e le difficoltà dei molti e diversi malati...) e che faceva tutto accompagnata da malesseri, nausee, dolori lancinanti ed emorragie provocati da un fibroma uterino che la porterà alla tomba... allora non potremmo fare a meno di esclamare: «Questo è eroismo!». Tante virtù dietro un proposito Per essere santi bisogna esercitarsi in tutte le virtù... e sono davvero tante! Ma è pur vero che spesso per esercitarne una occorre praticarne tante altre (per esempio, per mortificare una parola poco delicata che vorrebbe scapparci, dobbiamo esercitare la carità, la prudenza, la mortificazione, la dolcezza, la pazienza...). Solitamente si deve partire dal riconoscere il proprio difetto predominante e iniziare una guerra spietata contro di esso, soprattutto esercitando la virtù opposta. L’occhio limpido e semplice di santa Bertilla non fa fatica ad ammettere (e la mano a scrivere): «18 Agosto - 1914. Martedì: una volta ho parlato aspramente con una consorella. Più volte ho sentito ripugnanza nell’obbedienza. Mercoledì: ho parlato aspramente con una consorella e, una volta, con una ammalata». E ancora: «Propositi: sempre allegra per quanto mi pesi, perché allora mostro a Gesù l’amore che gli porto». «2 Dicembre - 1914. Ho acconsentito tante volte al mio amor proprio, e quattro volte sono stata di malumore, e più volte sono stata fredda e quasi disgustata con mia Sorella». Queste poche citazioni bastano per renderci conto di due cose: 1) santa Bertilla (come tutti i santi) non nacque santa: anche lei dovette lottare contro la sua natura e i suoi difetti; 2) santa Bertilla (come tutti i santi) fu umile per riconoscerli, determinata per combatterli e confidente per trionfare. Nel salire la scala della santità, santa Bertilla puntò sempre alla pratica del “suo” proposito, facendo così sbocciare il fiore della santa uguaglianza su terreni via via sempre più fecondi, arricchendo il suo stelo di sempre nuove gemme di virtù.
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