Di nobili natali, la beata Agnese di Boemia rifiutò varie proposte di matrimonio per consacrarsi a Dio sulle orme di santa Chiara d’Assisi. Fondatrice di un monastero a Praga, si dedicava ai lavori più umili e nascosti, rifulgendo di splendide virtù e di intensa orazione.
La più antica Legenda della beata Agnese di Praga, detta anche “di Boemia”, fu scritta in lingua latina da un anonimo frate francescano del convento di san Francesco di Praga nel 1282, poco dopo la sua morte.
Figlia del re Premysl Ottocar I e della regina Costanza della dinastia ungherese degli Arpad, la piccola nacque nel 1205 e, secondo un costume assai comune, fu ben presto promessa sposa ad uno dei figli del duca di Slesia, che però morì prematuramente. Alla sola età di tre anni fu introdotta nel monastero delle premonstratensi di Doksany, in Boemia, ove, alla sequela di santa Edvige, Fondatrice del monastero, intraprese i suoi studi basati soprattutto sul raggiungimento della santità a cui ogni nobile in modo particolare doveva ambire, secondo l’idea prevalente nel Medioevo.
Agnese dovette interrompere i suoi studi a causa di una seconda proposta di matrimonio che l’avrebbe vincolata per sempre al futuro Enrico VII, figlio dell’imperatore Federico II, risiedente nell’allora corte di Leopoldo d’Austria. La Provvidenza divina volle intervenire ancora in questo affare e un inaspettato legame tra Enrico e la figlia di Leopoldo d’Austria venne ad immettersi tra quello con Agnese, per sciogliere così per sempre il fidanzamento.
Alla prima delusione del padre fece subito seguito una proposta matrimoniale per la tanto ambita Agnese dalla corte reale dell’Inghilterra, e poi dallo stesso Federico II, rimasto vedovo, anche se il cuore della fanciulla sembrava essere attratto da ben diversi ideali. Con l’arrivo dei Frati Minori a Praga nel 1225 e con la notizia sconvolgente della cugina Elisabetta d’Ungheria, unitasi alla loro schiera sui passi di san Francesco, la Beata ne fu fortemente scossa e cominciò a nutrire nell’intimo la segreta speranza di poter essere un giorno nelle fila di uomini e donne così coraggiosi. Seguirono anni tutti dediti al servizio di Dio, fino a quando la Beata venne “presa d’assalto” da entrambi i partiti contrapposti di Enrico VII, che aveva intanto ripudiato la sposa Margherita d’Austria, e Federico II. Questa volta, però, la fanciulla era cresciuta e, divenuta ormai donna, aveva potuto esprimere la sua opinione contraria ad entrambi nella piena consapevolezza delle sue scelte, precedentemente prese poco sul serio, ma ora avvalorate dalla maturità dell’età. Decisa nelle sue idee, contro ogni ambizione di divenire regina o imperatrice, la Beata ricorse all’appoggio del Vicario di Cristo per poter dare consenso alla chiamata divina.
Dopo un’attenta riflessione, Agnese decise di seguire la Regola delle Povere Dame di San Damiano a Praga, ove, con il consenso della stessa “primogenita” di san Francesco, santa Chiara, fondò un monastero. Nella primavera del 1234 la beata Agnese varcò la soglia del monastero con cinque sorelle provenienti da San Damiano e sette nuove vocazioni, tra le più ricche e nobili della sua terra. La vocazione francescana della santa monaca andrà delineandosi sempre più profondamente nella sua anima generosa, attraverso gli stessi ideali serafici della Madre santa Chiara, con cui terrà una salutare e fervida corrispondenza epistolare.
Divenuta abbadessa, si dedicò completamente all’osservanza della Regola contro ogni difficoltà e sofferenza che l’integrità e radicalità della vita richiedevano, avendo premura che le sue figlie facessero lo stesso. Di notevoli e sode virtù, la beata Agnese non scendeva a compromessi per quanto concerneva la vita da lei abbracciata, tanto da arrivare alla più alta partecipazione all’unione mistica con Cristo, attraverso le umili e semplici faccende della vita quotidiana. Dimentica della signorilità che le veniva da una sì nobile nascita, si dedicava al rammendo degli indumenti delle suore ammalate e dei lebbrosi, che cagionava non poco ribrezzo a qualsiasi altra monaca, e lo faceva durante la notte per non essere vista che da Dio solo. La sua generosità e povertà, poi, la resero mirabile agli occhi della stessa santa Chiara che ne attingeva piena consolazione, mentre lei le si mostrava obbedientissima e sottomessa in tutto.
Non pochi furono i miracoli compiuti dalla beata Agnese, e non meno numerose le penitenze che afflisse al suo corpo, con cui giunse a perdere ogni forma e bellezza, bruciata dall’amore divino che tutto la consumava. La si vedeva spesso raccolta in orazione in un fervido colloquio con il Signore, che le rispondeva a voce sì chiara e forte che tutte nel monastero potevano udirlo e, terminata la preghiera, si riusciva a stento a fissarla in volto, tanta era la luminosità che ne traspariva.
La beata Agnese morirà, poi, adorna di eroiche virtù e ricca di numerosissimi meriti, dopo 46 anni di vita claustrale, distaccata da tutto e da tutti, per unirsi per sempre al suo divino Sposo.