Il mondo di oggi ha bisogno di sacerdoti santi; fra questi spicca la figura del beato Edoardo Poppe, che si offrì vittima proprio per la santificazione di essi, e che fece voto di difendere, a qualunque costo, il dogma della Mediazione universale di tutte le grazie.
Il 1° maggio 1919, nel suo primo anniversario dall’ordinazione sacerdotale, il giovane sacerdote Edoardo si offrì vittima, chiedendo che la sua vita si consumasse in un lungo martirio, offerto in sacrificio per la santificazione dei preti. Da quel 1° maggio, all’inizio del bel mese di Maria, inizia “il volo” della santità del Poppe, attraverso un desiderio sempre più veemente di donare la stessa vita per questa causa altissima. Un desiderio che negli ultimi anni di vita diventò un vero fuoco che bruciava fino a farlo morire.
Visse solo otto anni di sacerdozio, dei quali quattro passati a letto, con una salute sempre precaria. Diceva: «Ci si lamenta che vi siano troppo pochi sacerdoti. Non è giusto. La verità è che vi sono troppo pochi sacerdoti santi… Se coi nostri sacrifici ottenessimo anche un solo sacerdote santo ogni anno, in poco tempo il mondo intero sarebbe santificato»; ancor più, negli ultimi anni, lo si sentiva anche gridare così: «Io brucio dal desiderio del Regno di Dio nelle anime sacerdotali. Io brucio. Sono così povero che sarò consumato prima della venuta del Regno desiderato».
Tra le sue tante suppliche e preghiere per la santificazione sacerdotale, vale la pena riportarne una, da lui composta, che richiama la “preghiera ardente” di san Luigi Grignion de Monfort e che riassume il suo ideale. Così scrive il giovane don Edoardo: «Donateci dei preti, Gesù, dei vostri preti. Preti come gli apostoli, poveri coi poveri, piccoli coi piccoli. Quando mai verranno questi preti che andranno a cercare le pecorelle nei tuguri e nelle caverne, negli oscuri nascondigli della povertà e del peccato? Ove sono essi, Gesù? Eppure il vostro sangue scorre inutilmente per tanti! Si direbbe che il mondo sta per precipitare nell’eterna dannazione. Gesù, che colpa ne hanno i poveri fanciulli se i loro genitori sono cattivi, se i loro preti non sono santi? Signore, se voi invierete i vostri preti, i veri poveri e santi, questi fanciulli potranno essere salvati, queste masse potranno essere ricondotte nel tabernacolo del vostro amore e restarci in eterno. Ricordatevi della vostra passione, del vostro amore infinito, dell’innocenza dei fanciulli. Inviateci i vostri preti! Madre, mostrate di essere Madre! Donateci Gesù, dei preti, dei veri preti»! Ci sembrava opportuno riportare tale supplica del nostro Beato proprio per la sua attualità, nell’esigenza di un mondo contemporaneo assetato di santità sacerdotale quale rimedio di un processo che sembra ormai non avere freno alcuno, in un vortice che porta veramente al precipitare nell’eterna dannazione di masse di pecore senza pastore, masse che attendono santi preti, veri preti!
La santità sacerdotale era per lui un’idea fissa che riuscì a trasmettere anche ad altri novelli sacerdoti. Diceva: «L’altare è al centro, con sopra il piccolo Agnello divino, così come il Calvario è al centro della storia col Crocifisso. Questo dilettissimo Crocifisso con le sue sorgenti zampillanti di sangue! E dove andremo noi, a spegnere la nostra sete, se non a queste perenni sorgenti che scorrono dalla Nuova Montagna: Eucaristia, sacrificio, comunione? Dove possiamo noi trovarci meglio che ai piedi della Croce, in piedi con la Corredentrice, dissetando la nostra anima all’altare e nutrendo coll’Ostia il nostro cuore? Quando potremo in piena e perfetta unione di desideri di amore, di disposizioni con Maria, bere a larghi sorsi alle sorgenti vivificanti delle deliziose Piaghe di Gesù»? Il posto del sacerdote, affinché sia in grado di scoprire e realizzare la sua identità ontologica, è proprio là: in piedi, con la Corredentrice, ai piedi della Croce.
Il beato Edoardo Poppe sta indicando il Canone della Messa come parte centrale della celebrazione del Santo Sacrificio dell’altare, dove il ministro che celebra vive più intensamente la presenza “reale” e “attiva” di Maria Santissima, la Madre Corredentrice. «Contemplo Gesù-Ostia cogli occhi e col cuore di Maria». Ecco descriverci la sua Messa: «Quando vado a celebrare la Messa chiamo in mio soccorso il Cielo, mia Madre, l’Angelo custode, S. Pasquale Baylon, il Curato D’Ars, la piccola Teresa, ed essi si mettono con me ai piedi dell’altare, Maria vi sale con me; non è Ella la Madre del prete? Non stava forse vicina a Gesù ai piedi della Croce, consacrificatrice? Essa tiene con me la patena e dice con me le preci della Messa». Il 2 febbraio 1921 emise il voto di inserire in ogni sua predica una parola sulla Vergine, e specialmente sulla sua Mediazione.
Non molti sanno, invece, che l’anno successivo si obbligò con un legame molto più intimo e personale: fece voto di difendere, durante la sua vita, tale prerogativa mariana. Fu questo legame d’obbedienza che accelerò la sua totale transustanziazione in Lei. Lo si desume facilmente dalle sue stesse affermazioni; ecco come si esprimeva parlando del suo “voto mariano”: «Potessi io – scriveva – legato per sempre a Voi, con questo vincolo d’amore, divenire l’apostolo della vostra Mediazione, e potesse la mia vita esserne come una proclamazione vivente»!
Visse altri due anni scarsi, così intensamente e in un’immolazione tale da consumarsi d’amore per la sua cara Mediatrice. Il beato Edoardo Poppe fu veramente la proclamazione vivente e l’anticipazione del sospirato dogma.
Morì il 10 giugno 1924, di mattina presto, alzandosi dal letto per andare a celebrare la Messa. Il suo biografo, riassume questo momento solennissimo con queste parole: «Sono le sei e quarantacinque, un ultimo respiro e là in alto comincia la Messa eterna: “Et introibo ad altare Dei, ad Deum qui lætificat iuventutem meam”». Fu sepolto vestito con i paramenti sacerdotali e nella bara vennero messi un’ostia e un calice di cera contenente vino e acqua, in ricordo del sacerdozio eterno del beato Edoardo Poppe, un sacerdozio che non si conclude, continua nell’eternità, sull’altare del Cuore Immacolato di Maria, la Mediatrice universale di tutte le grazie.