RELIGIONE
Se cerchi i miracoli...
dal Numero 23 del 9 giugno 2024
di Pietro Romano

Chi non ha bisogno di miracoli nella propria vita? Recitando con fede e devozione il responsorio “Si quæris miracula”, composto in onore del Santo padovano da un frate minore di origine tedesca, otterremo grazie materiali e benefici spirituali.

Il famoso e celebratissimo responsorio in onore di sant’Antonio di Padova – conosciuto come Si quæris miracula dalle prime parole del testo – fu composto da fra Giuliano da Spira, frate minore di origine tedesca, entrato nell’Ordine intorno al 1226. Egli trascorse gran parte della sua vita a Parigi, dove, oltre ad essere stato maestro di canto nel Palazzo del re di Francia, visse nel prestigioso convento di Parigi insieme a grandi maestri francescani quali Alessandro di Hales e san Bonaventura. Compose vari Uffici liturgici, testo e musica, ed ebbe l’incarico di correttore degli errori dei frati nelle letture e nei canti liturgici, oltre che di maestro di musica nello Studio Generale di Parigi.

Di lui scrivono gli storici francescani: «Nel convento de Parige de Francia iace uno santo frate, chiamato Frate Iuliano thodesco. Quisto fo homo adornato de grande santitade. Nante che quisto servo de Dio fosse frate Menore era maestro de canto nella corte et cappella del re de Francia, dove stava con molto honore et magnificientia. Toccato da la mano de Dio, desprezò tucta quella gloria mondana, et fecese Menore, dove fo perfecto observatore de la regola evangelica. El quale fece le storie de santo Francesco et de santo Antonio da Padova quanto al canto, et circha a le antiphone et versi et responsorii et certe antiphone ad Magnificat».

L’eccezionale diffusione che ebbe la devozione al Si quæris miracula, si deve alla fama che sant’Antonio di Padova acquistò di potente intercessore di grazie presso Dio e di grande operatore di miracoli. Tale fama ebbe inizio il martedì 17 giugno 1231 (ecco perché per tradizione il martedì è dedicato a lui), quando la sua salma dal conventino dell’Arcella venne trasportata nella chiesa di Santa Maria Madre del Signore, scelta dal Santo come luogo della sua sepoltura e dove sorgerà più tardi la splendida basilica a lui dedicata. Nella prima vita di sant’Antonio, detta “Assidua”, si legge: «Subito, in quello stesso giorno, furono portati moltissimi infermi delle piú svariate infermità e tosto riebbero la salute per i meriti di Antonio. Appena l’infermo avesse toccata la tomba, tosto veniva guarito. E chi per il gran concorso non avesse potuto toccarla, bastava fosse portato nella piazza davanti alla porta della chiesa perché sotto gli occhi dei presenti riavesse la salute». Ciechi, sordi, muti, zoppi, paralitici, gobbi, febbricitanti, appestati d’ogni genere venivano guariti al solo toccare la tomba del Santo. 

A questi eventi si ispirò fra Giuliano da Spira nel comporre l’Ufficio ritmico di Sant’Antonio (verso il 1233 circa) , che contiene anche il famoso responsorio Si quæris miracula. Il suo testo, infatti, celebra i miracoli del Santo padovano, tra i quali la guarigione di malati, il cessare dei pericoli, l’aiuto in ogni tipo di necessità, l’allontanamento dall’errore e dal demonio, il ritrovamento delle cose perdute. Per questo è entrato a far parte della devozione popolare come rimedio particolare per trovare gli oggetti smarriti. In alcuni paesi c’è la tradizione di recitare il responsorio senza interruzione per tredici volte di seguito, da cui la denominazione di Tredicina di Sant’Antonio.

Ecco il testo del responsorio nella sua traduzione italiana: «Se cerchi i miracoli, ecco messi in fuga la morte, l’errore, la miseria, la lebbra, il demonio; ecco gli ammalati divenir sani. Il mare si calma, le catene si spezzano; giovani e vecchi chiedono e recuperano l’uso delle membra e le cose perdute. Scompaiono i pericoli, il bisogno cessa; parli chi è stato soccorso, parlino i Padovani. Il mare, ecc. Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo».

Questa bella e devota tradizione si è sempre mostrata efficace non solo per ricevere grazie e aiuti materiali, ma anche e soprattutto per ottenere benefici spirituali per l’anima. Recitando con devozione il Si quæris miracula, infatti, si può chiedere che per intercessione di sant’Antonio il Signore ci scampi dalla morte spirituale (il peccato mortale); non permetta che cadiamo nell’errore di una fede superficiale; faccia sì che non siamo contagiati e affetti dalla lebbra delle passioni disordinate e che non ci lasciamo ingannare dal demonio. 

Che sant’Antonio spezzi ogni catena che tiene prigioniero il nostro cuore e che ci aiuti a... ritrovare sempre la via del Paradiso!   


 

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