MARIA SS.
Madre della Chiesa perché Sposa dello Spirito Santo
dal Numero 20 del 19 maggio 2024
di Padre Nazzareno M. Antonelli

Tutta la Chiesa ama invocare Maria, Sposa dello Spirito Santo, come Madre della Chiesa: questa verità di fede è presente negli Scritti dei Padri della Chiesa, ma anche nel cuore dei semplici fedeli e dei santi. Quanto grande deve essere la nostra riconoscenza e il nostro sforzo nel pregare Maria Santissima!

Nel 2018 venne decretato che il lunedì dopo la domenica di Pentecoste (ossia il lunedì che fino a prima della riforma liturgica apparteneva all’ottava di Pentecoste), si festeggi la memoria liturgica della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa. Il fondamento prossimo di tale festa lo troviamo nella dichiarazione che fece il papa Paolo VI al termine della terza sessione del Concilio Vaticano II: «A gloria della Beata Vergine e a nostra consolazione dichiariamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, sia dei fedeli che dei Pastori, che la chiamano Madre amatissima; e stabiliamo che con questo titolo tutto il popolo cristiano d’ora in poi tributi ancor più onore alla Madre di Dio e le rivolga suppliche».

Il Papa passa poi a spiegarne il fondamento teologico: «Questo nome rientra certamente nel solco della vera devozione a Maria, perché si fonda saldamente sulla dignità di cui Maria è stata insignita in quanto Madre del Verbo di Dio Incarnato. Come infatti la divina Maternità è la causa per cui Maria ha una relazione assolutamente unica con Cristo ed è presente nell’opera dell’umana salvezza realizzata da Cristo, così pure soprattutto dalla divina Maternità fluiscono i rapporti che intercorrono tra Maria e la Chiesa; giacché Maria è la Madre di Cristo, che non appena assunse la natura umana nel suo grembo verginale unì a sé come Capo il suo Corpo mistico, ossia la Chiesa. Dunque Maria, come Madre di Cristo, è da ritenere anche Madre di tutti i fedeli e i Pastori, vale a dire della Chiesa».

Questa verità era già stata esplicitata dai Padri della Chiesa e ripresa dai santi e dai Dottori della Chiesa, come pure era nel cuore di tutti i fedeli, difatti sia loro che «tutta la Chiesa amano invocare Maria soprattutto con questo appellativo di Madre».

L’evento dell’Incarnazione del Verbo ci richiama alla mente la parte che lo Spirito Santo ha avuto in esso (cf Lc 1,35), ruolo che è una delle verità principali della nostra fede professate nel Credo niceno-costantinopolitano: «E per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo».

Se dunque lo Spirito Santo realizzò l’Incarnazione del Verbo, necessariamente realizzò anche l’unione del Corpo mistico di Cristo con il suo Capo, unione che avvenne nel grembo verginale di Maria Santissima. Per cui, come lo Spirito Santo fece della Madonna la Madre di Cristo-Capo, così la fece Madre del Corpo mistico di Cristo, ossia della Chiesa.

Uno fra i tanti ed esimi assertori di ciò fu il Montfort: «Lo Spirito Santo, che è sterile in Dio, cioè non dà origine ad un’altra persona divina, è divenuto fecondo per mezzo di Maria da lui sposata. Con lei, in lei e da lei egli ha realizzato il suo capolavoro, che è un Dio fatto uomo, e tutti i giorni, sino alla fine del mondo, dà vita ai predestinati e ai membri del corpo di questo Capo adorabile. Perciò, quanto più lo Spirito Santo trova Maria, sua cara e indissolubile Sposa, in un’anima, tanto più diviene operoso e potente per formare Gesù Cristo in quest’anima e quest’anima in Gesù Cristo».

San Massimiliano Maria Kolbe, il grande “cantore dell’Immacolata”, ha scritto molto su tale mistero, sviluppando la dottrina monfortana: «L’Immacolata diviene Madre di Dio. Cristo, Uomo-Dio, è il frutto dell’amore di Dio uno e trino e di Maria Immacolata. Ad imitazione di questo primo Figlio di Dio, dell’Uomo-Dio, infinito, debbono essere formati d’ora in poi i figli di Dio: riproducendo le sembianze dell’Uomo-Dio, imitando Cristo Signore, le anime tenderanno alla santità; quanto più esattamente uno riproduce in se stesso l’immagine di Cristo, tanto più si avvicina alla divinità, si divinizza, diviene uomo-Dio. (È lo sposalizio dell’anima con Cristo, per la somiglianza e per l’azione divina). Pertanto, chi non vorrà avere Maria Immacolata per Madre, non avrà neppure Cristo Signore per fratello, Dio Padre non gli invierà il Figlio, il Figlio non scenderà nella sua anima, lo Spirito Santo non formerà con le proprie grazie il corpo mistico sul modello di Cristo, poiché tutto ciò avviene in Maria Immacolata, piena di grazia, e unicamente in Maria [...]. E come il primogenito, l’Uomo-Dio, non fu concepito che in seguito all’esplicito consenso della Vergine celeste, così pure, e non altrimenti, avviene con le altre creature umane, le quali debbono imitare in ogni cosa e accuratamente il loro Prototipo. Nel grembo di Maria l’anima deve rinascere secondo la forma di Gesù Cristo».

Questa è la missione dell’Immacolata Concezione Increata e creata, ossia dello Spirito Santo e della Madonna. Tra i due vi è un’ «unità sponsale indissolubile»; tale sposalizio si realizzò nel primo istante dell’Immacolata Concezione, ma ricevette una nuova e ancor più sublime consacrazione durante l’Incarnazione. Anche riguardo all’ineffabile unione tra lo Spirito Santo e la Madonna, san Massimiliano parlò e scrisse tantissimo e giunse ad usare espressioni “al limite”: «Dio manda Colei che è la personificazione del proprio amore, la Sposa dello Spirito di amore materno». «Lo Spirito Santo è quasi incarnato nell’Immacolata e l’Immacolata è quasi personificazione dello Spirito Santo. La Madonna era così unita allo Spirito Santo che le Sue azioni erano in un certo senso le azioni stesse dello Spirito Santo».

Nella seguente lettera san Massimiliano descrisse mirabilmente il tipo di unione esistente tra Immacolata Concezione Increata e creata: «Ella è congiunta in modo ineffabile con lo Spirito Santo, per il fatto che è Sua Sposa, ma lo è in un senso incomparabilmente più perfetto di quello che tale termine può esprimere nelle creature. Di quale genere è questa unione? Essa è innanzi tutto interiore, è l’unione del Suo essere con l’essere dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo dimora in Lei, vive in Lei, e ciò dal primo istante della Sua esistenza, sempre e per l’eternità. In che cosa consiste questa vita dello Spirito Santo in Lei? Egli stesso è amore in Lei, l’amore del Padre e del Figlio, l’amore con il quale Dio ama se stesso, l’amore di tutta la Santissima Trinità, l’amore fecondo, la concezione. Nelle somiglianze create l’unione d’amore è la più stretta. La sacra Scrittura afferma che saranno due in una sola carne (cf. Gen 2, 24) e Gesù sottolinea: “Così che non sono più due, ma una carne sola” (Mt 19, 6). In un modo senza paragone più rigoroso, più interiore, più essenziale, lo Spirito Santo vive nell’anima dell’Immacolata, nel Suo essere e La feconda, e ciò fin dal primo istante della Sua esistenza per tutta la vita, ossia per sempre [...]. Questa Concezione Immacolata Increata concepisce immacolatamente nel grembo dell’anima di Lei [Maria] la vita divina, ossia la Sua Immacolata Concezione. Pure il grembo verginale del corpo di Lei è riservato a Lui, che vi concepisce nel tempo – come tutto ciò che è materiale avviene nel tempo – anche la vita divina dell’Uomo-Dio [...]. 

Nell’unione dello Spirito Santo con Lei, non solo l’amore congiunge questi due Esseri, ma il primo di essi è tutto l’amore della Santissima Trinità, mentre il secondo è tutto l’amore della creazione, e così in tale unione il cielo si congiunge con la terra, tutto il cielo con tutta la terra, tutto l’Amore Increato con tutto l’amore creato: è il vertice dell’amore».

Fu proprio l’unione di questi due amori che fece divenire Madre di Dio e della Chiesa Colei che è la Sposa dello Spirito Santo. Consapevoli di queste verità, esultiamo di gioia per il fatto che abbiamo una tale Madre nell’ordine della grazia, ricorriamo a Lei e comportiamoci da veri figli di Maria. «Se siamo debitori a Cristo di averci in certo modo comunicato il suo proprio diritto di chiamare e di avere Dio come padre, allo stesso modo gli siamo debitori di averci con grande benevolenza comunicato il privilegio di chiamare e di avere Maria come Madre. E se la natura stessa rese dolcissimo per noi il nome di madre, e in lei quasi stampò il modello dell’amore tenero e previdente, nessuna lingua può adeguatamente esprimere (e ben lo avvertono le anime pie) quale gran fiamma di carità benevola e operosa arda in Maria, che ci è vera madre, non per natura ma attraverso Cristo. E molto meglio di una madre naturale ella sa e giudica le cose nostre; di quali soccorsi abbiamo bisogno nella vita quotidiana, quali pericoli corriamo nell’attività pubblica e privata, da quali ristrettezze e sventure siamo travagliati, e soprattutto come sia aspra la lotta che sosteniamo contro acerrimi nemici per la salvezza della nostra anima: in questi e in altri momenti difficili ella può offrire più largamente (e più ardentemente ella stessa lo desidera) consolazione, forza d’animo, ogni genere d’aiuto ai suoi carissimi figli. Perciò ricorriamo a Maria senza timidezza ed esitazione, supplicandola in nome di quei materni vincoli che tanto strettamente la legano a Gesù e a noi nel medesimo modo; devotamente invochiamo la sua assistenza con quella preghiera – il Rosario – che ella stessa ha insegnato e che le è più gradita: allora potremo fiduciosamente trovare un sicuro e sereno rifugio sotto la protezione dell’ottima Madre nostra».

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