Molto spesso ci lasciamo vincere dal rispetto umano e deponiamo l’arma della nostra salvezza: il segno di croce. Con un semplice
e chiaro racconto don Dolindo ci rivela le terribili conseguenze del rinnegare il nostro essere cristiani.
Un pover’uomo viaggiava per una foresta e aveva addosso molto denaro. Quando ecco sentì dei passi di gente che si avvicinava. Al principio credette che quel rumore fosse causato dalle foglie, ovvero dalla presenza di qualche animale; ma la sua sorpresa fu terribile quando si vide davanti tre briganti, armati da capo a piè che gli ingiunsero di fermarsi. Tremò come una foglia il poveretto, e nella speranza di avere salva la vita, non resistette e non parlò. Ciò nonostante quegli assassini lo spogliarono di tutto, lo percossero malamente e lo lasciarono per terra mezzo morto. Quando se ne andarono, tutto ritornò al silenzio più mesto, e il povero uomo sentiva solo il canto degli uccelli, egli avrebbe quasi voluto che lo avessero portato altrove questi piccoli animali, tanto soffriva a stare lì...
Aveva perduto ogni speranza e credeva di morire in quel luogo, perché non poteva più alzarsi da solo, quando ecco sentì lo scalpitare di un cavallo. Egli si voltò con la testa e tremò, temendo della presenza di qualche altro assassino, ma riconobbe nel cavaliere un principe che gli voleva bene, e che era il terrore di tutti i briganti della foresta.
«O povero Andrea – esclamò il principe –, com’è che sei ridotto così?».
«Signore, i briganti mi hanno derubato, e se non foste passato voi sarei morto così... abbiate pietà di me».
Il principe smontò subito da cavallo e si abbassò fino a terra; lacerò la biancheria nuova che aveva e ne formò delle bende per fasciare le piaghe di quell’infelice, poi se lo caricò sul cavallo e lo portò salvo alla sua reggia. Dopo di averlo fatto curare amorosamente, il principe disse: «Guarda bene, io ti rivesto con la livrea dei miei servi; con questo segno tu puoi camminare anche per la foresta dei briganti, perché nessuno ti farà del male; essi mi temono assai».
Il pover’uomo ringraziò e accettò commosso. Dopo pochi giorni viaggiava novellamente per la foresta, i briganti vedendolo rivestito della livrea del principe, si guardarono bene dal fargli del male ed egli fu salvo. Ma la disgrazia volle che arrivato nuovamente al paese, gli si misero intorno i suoi compagni e cominciarono a burlarlo; chi diceva: «Sembra un pezzente di san Gennaro, gli manca solo la bandiera»; ed un altro: «Non hai vergogna di comparire così?». Il pover’uomo, ingrato e stupido, si lasciò vincere e dette loro la bella divisa per riprendere i suoi stracci. Ma ahimè! I briganti gli furono addosso e lo uccisero miseramente. Egli gridava: «Lasciatemi, io sono il servo del principe che voi temete!». Ma i briganti gli dissero: «Tu non ce la fai, perché noi vediamo che sei uno straccione qualunque».
Oh! se avesse conservato la bella divisa che gli aveva dato il principe si sarebbe certamente salvato.
Noi, cari ragazzi, eravamo feriti a morte dal demonio, il quale ci aveva spogliati di tutto mentre attraversavamo la foresta di questo mondo.
Gesù Cristo è stato il principe buono di pace, che è venuto a salvarci, che ha dato le sue ricchezze, i suoi drappi finissimi, per medicare le nostre piaghe. Egli per non farci più aggredire dal demonio, ci ha dato la sua livrea, cioè, ci ha segnati della croce. Ora, quando ci segniamo con la croce, il demonio ci riconosce per servi di Gesù Cristo e fugge, e noi rimaniamo salvi. Ma se ci vergogniamo, poi, della croce e di essere cristiani, e riprendiamo i nostri poveri stracci, allora il demonio non ci riconosce più, ci assale e ci uccide!