La sofferenza e la tentazione, se santamente sopportate e offerte, ci permettono di provare a Dio il nostro amore per Lui e ci purificano dai nostri peccati. Nella lettera che ci accingiamo a commentare, san Pio ci dimostra come affrontare tali prove.
Da vari giorni san Pio sente «un nuovo dolore alla base del polmone sinistro», un dolore che considera «il più acuto fra tutti gli altri», tanto da renderlo «impotente quasi a qualunque azione», e a stento alle volte può articolare parola (cf Ep. I, 8). Spera che Gesù questa volta faccia sul serio con lui, ossia che lo voglia chiamare in Cielo, ma il suo “calvario” sarà ancora molto lungo. Nonostante i dolori atroci che sempre lo accompagnano san Pio benedice la mano di Gesù e si prepara a combattere un’altra battaglia ancora peggiore che descrive al suo padre spirituale, padre Benedetto, per avere da lui luce e conforto (Ep. I, 8).
Pietrelcina, 6 luglio 1910
J.M.J.F.
Carissimo padre, [...].
Sia benedetta la mano del nostro caro Gesù, che mi percuote e mi rende degno, contro ogni mio merito, di soffrire qualche cosa per suo amore a soddisfazione di tante mie colpe! [...].
Una nuova guerra mi va muovendo il principe delle tenebre. Questi, essendo rimasto vinto da una parte per averla ubbidito, confesso certamente non esser mio merito, un’altra battaglia non meno accanita dell’altra mi va facendo.
Dietro le innumerevoli tentazioni, alle quali vado soggetto di giorno in giorno, un dubbio da sconvolgermi anche la mente mi rimane: se veramente le ho discacciate.
Piango e gemo molto a pie’ di Gesù sacramentato per questo, e molte volte mi par di essere confortato: ma sembrami pure alle volte che Gesù si nasconda all’anima mia.
La penna è impotente a descrivere ciò che passa nell’anima mia in questi momenti di nascondimento di Gesù. L’incertezza di aver o no discacciate le tentazioni, più che mai l’insidiatore maligno la fa sentire nell’accostarmi alla santissima Comunione. Sono momenti, padre mio, di grandissima battaglia; ed oh quanta forza mi debbo fare per non privarmi di tanto conforto! Ed ella, padre, come la sente intorno a ciò? È il demone che ciò va suscitando, ovvero sono miei inganni questi? Mi dica un po’ come debbo comportarmi.
Padre mio, le torno a ripetere che preferirei mille volte la morte, anziché determinarmi ad offendere un Dio sì buono. Farei volentieri in una sola volta, se fosse in mia potestà, un fascio di tutte le mie cattive inclinazioni per porgerlo a Gesù, affinché si degnasse col fuoco del suo divino amore a tutte consumarle. Mi benedica.
Il suo
fra Pio
La sofferenza come segno di amore a Gesù e come riparazione dei propri peccati: quante volte anche noi pensiamo così come pensa san Pio? Nelle malattie o nelle difficoltà quotidiane, quante volte, invece di innalzare lo sguardo al Crocifisso, ci lasciamo andare a lamenti, scoraggiamenti e, chissà, a imprecazioni contro Dio? Alla scuola di padre Pio impariamo piuttosto a saper accettare per amore qualsiasi prova, sia fisica che spirituale per suo amore e a soddisfazione di tante colpe da noi commesse. La sofferenza è un elemento fondamentale per chi vuole veramente giungere alla piena unione con Dio. San Massimiliano scrive nelle sue conferenze che «la vita dell’uomo è composta di tre parti: la preparazione al lavoro; il lavoro stesso; la sofferenza. Iddio ci avvicina a sé attraverso queste tre tappe. Quanto più un’anima è consacrata a Dio, tanto più rapidamente si prepara alla terza tappa, allo scopo di consolidare il proprio amore verso l’Immacolata con la sofferenza. Nulla, infatti, ci avvicina così fortemente all’Immacolata e ci consolida nell’amore, quanto l’amore congiunto alla sofferenza»
(CK 236). Ci sia di conforto, perciò, il fatto che attraverso la sofferenza ci avviciniamo sempre di più a Dio, alla Madonna, al Paradiso. La tentazione potrebbe essere quella di respingere ogni croce e dolore, ma san Pio ci mette in guardia contro una tentazione ancora maggiore che potrebbe sconvolgere la nostra mente e allontanarci dalla fonte dell’amore, l’Eucaristia, il cibo che dà forza nelle battaglie e coraggio nella sofferenza: il dubbio di non aver scacciato le tentazioni e dunque di aver offeso Dio, da cui l’impossibilità di accostarsi alla santa Comunione. Siamo pronti noi a scacciare con forza e immediatamente ogni tipo di tentazione? Comprendiamo che una minima titubanza – soprattutto in quel che riguarda il sesto Comandamento – potrebbe condurre l’anima alla morte? Preferiremmo anche noi, come san Pio, morire, piuttosto che determinarci ad offendere un Dio sì buono? Esaminiamoci e formuliamo seri propositi. Seguiamo l’esempio del Santo cappuccino e facciamo anche noi un fascio di tutte le nostre cattive inclinazioni e chiediamo a Gesù di bruciarle e consumarle nella fornace ardente del suo Cuore divino.