I sentieri graditi al Signore sono quelli dell’umiltà e della carità. Se vogliamo che la notte di Natale le nostre anime siano pronte ad accogliere il Salvatore, in questo tempo di Avvento dobbiamo permettere all’Immacolata di penetrare nelle nostre anime e prendere possesso di esse.
Durante il tempo di Avvento siamo invitati a stringerci a Maria poiché, questo tempo speciale di attesa e intensa preghiera, potremmo definirlo tutto “suo”.
«Chi non vorrà avere Maria Immacolata per Madre, non avrà neppure Cristo Signore per fratello – scrive san Massimiliano M. Kolbe, specificando che in tal caso – Dio Padre non gli invierà il Figlio, il Figlio non scenderà nella sua anima, lo Spirito Santo non formerà con le proprie grazie il corpo mistico sul modello di Cristo, poiché tutto ciò avviene in Maria Immacolata» (SK 1295). Queste parole, in questi giorni pieni di grazia, prendono ancora più splendore e ci ricordano che Dio, Uno e Trino, moltiplica la sua eterna misericordia sempre “guardando all’umiltà della sua serva”
(cf Lc 1,48), di Colei che sempre gli ha obbedito perfettamente e che giorno dopo giorno cresceva sempre più nella sua pienezza di grazia. Allora si spiega anche come mai la festa del Natale sia sempre più “paganizzata”, incompresa e perfino disprezzata dal mondo e da coloro che anziché rifugiarsi nell’umiltà della Vergine, sono così pieni di egoismo da non poter comprendere che cosa significhi la grazia del Natale, che cosa significhi l’Incarnazione del Verbo Eterno che assume su di sé tutta la nostra miseria.
In questo tempo santo risuona l’invito, in tono imperativo, di san Giovanni Battista: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» (Lc 3,4). Ecco che se vivremo l’Avvento in Maria, Ella stessa preparerà l’unica via gradita alla Santissima Trinità. Sono la sua profonda umiltà e la sua ardente carità ad attirare maggiormente la compiacenza del Padre: vedendo Maria presente nell’anima allora il Padre invierà il Figlio e il Figlio scenderà nella nostra anima, poiché la Madonna, da buona e dolce mamma, raddrizza i sentieri “storti” dei nostri difetti e delle nostre passioni e li rende profumati della sua piccolezza e carità. Saper assaporare il tempo speciale dell’Avvento significa quindi convertirsi all’insegna della più sublime carità, la stessa che Maria Santissima vuole donarci se le permetteremo di dimorare in noi. Se così faremo, con il suo aiuto non saremo come quegli albergatori di Betlemme che rifiutarono la Sacra Famiglia, ma saremo pronti ad accoglierla nel nostro cuore. Ella stessa ci ispirerà che le cose grandi di Dio avvengono sempre nel nascondimento e in una grotta appartata ma di salda roccia, la salda roccia della virtù.
Il profeta Michea annunciò che dalla piccola Betlemme di Efrata, piccola fra le mille di Giuda, sarebbe uscito il Dominatore, le cui origini erano dall’eternità, dai giorni più remoti (cf Mic 5,2). Questo pensiero potremmo applicarlo, in senso più ampio, al “grande avvento” che ognuno di noi vive in questa vita terrena: l’avvento del tempo che ci viene donato, che ci prepara al nostro personale incontro con Dio-Amore. Anche in questo senso, vivere il tempo che ci è donato in Maria è la garanzia della felicità più alta “poiché tutto avviene in Maria Immacolata”. Anche l’avvento della nostra vita passa tuttavia in fretta ? non sappiamo quanto! ? e, perché sia proficuo, dobbiamo riempirlo di quella grazia che solo Lei può ottenerci: «Gioiva il Verbo umanato tutti i giorni, perché conosceva i giorni dei secoli e le vite degli uomini, che in paragone dell’eternità sono un breve giorno. E gioiva vedendo che il tempo avrebbe avuto fine e gli uomini avrebbero goduta una eternità di gloria. Gioiva come contando i giorni in cui sarebbe sceso dal Cielo per incarnarsi. Conosceva che i pensieri e le opere degli uomini sono come uno scherzo ed un inganno, ma riguardava con compiacenza i giusti nei quali, benché deboli, avrebbe manifestato la sua gloria e fra essi si sarebbe umanato. Ma specialmente si dilettava nelle opere che avrebbe operato in Maria Santissima, dalla quale tanto gli trovava gradito prendere forma di uomo, facendola degna di un’opera così ammirabile» (ven. Maria d’Agreda, La mistica città di Dio).