Sfogliando le pagine dell’Epistolario del Santo del Gargano possiamo penetrare in quel «sono un mistero a me stesso» di cui egli parla e scoprire di quanti doni fosse ricolma la sua anima e quanti insegnamenti egli ci ha lasciato.
Così si intitola un avvincente libro – uno tra i mille su san Pio – scritto da Maria Winowska, nel quale, attraverso la sua esperienza personale e diretta, l’Autrice cerca di descrivere il vero volto di questo misterioso religioso che visse cinquant’anni con i segni di Cristo sul suo corpo. Ella, prima di giungere in modo inaspettato e imprevisto nel piccolo paesino di San Giovanni Rotondo, si era costruita un’idea del Santo pietrelcinese deformata dalla società, dai giornali, dagli avversari e, diciamolo, dalla sua fede ancora un poco vacillante. Quando però giunse dinanzi a questo uomo dagli occhi vivi e penetranti e di fronte a tanti fatti umanamente inspiegabili di cui ella fu testimone oculare, ogni velo cadde dai suoi occhi e pian piano entrò la luce della verità, che ben espose nel suo libro.
Ebbene, molto spesso anche noi si è soliti pensare ad un san Pio burbero, accigliato, di poche parole e scontroso. Forse perché ormai si lega la figura del Santo alle eclatanti cacciate dal confessionale o alle maniere a volte brusche, accompagnate da occhiate fulminanti! È vero, molte persone hanno sperimentato il suo fare severo e senza possibilità di replica, ma forse troppo poco si è parlato di quanta dolcezza e maternità, potremmo dire, egli donava non solo alle “pecorelle smarrite” ritornate all’ovile dal Pastore, ma anche a innumerevoli figli spirituali che si erano affidati alla sua sapiente direzione. San Pio aveva un cuore di padre e di madre insieme ed era attento e quasi geloso nel seguire passo passo i suoi figli sulla via della santità. Li amava di un amore tutto speciale e unico da fargli dire: «Amo i miei figli spirituali al pari dell’anima mia e più ancora. Li ho generati a Gesù nel dolore e nell’amore. Posso dimenticare me stesso, ma non i miei figli spirituali, anzi assicuro che quando il Signore mi chiamerà, io gli dirò: “Signore, io resto alla porta del Paradiso; vi entro quando ho visto entrare l’ultimo dei miei figli”».
Il suo amore materno e paterno aveva come sorgente l’ardente amore a Gesù e a Maria, che lo consumava e lo avvicinava sempre più al Cielo, trasfigurando e sublimando ogni suo affetto per i figli spirituali e per tutte le anime in una perfetta carità soprannaturale. Ciò che colpisce in san Pio è appunto questo suo essere tutto del Cielo ma anche tutto della terra: sulle vette della mistica più alta ma anche così vicino alla sofferenza umana; tutto immerso nel Cuore divino ma così partecipe delle angosce e delle gioie del cuore umano.
L’Epistolario è sicuramente una fonte ricchissima dalla quale attingere per conoscere il vero volto di padre Pio. In esso, infatti, il santo cappuccino apre completamente – per quanto il linguaggio umano gli permetta! – il suo cuore ai suoi direttori spirituali, alle anime a lui affidate, ai moltissimi figli spirituali. Egli diviene così discepolo e maestro allo stesso tempo, bisognoso di guida e guida egli stesso per tante anime.
Cominciamo dunque a conoscere meglio il volto del santo stigmatizzato sfogliando le sue lettere e facendo tesoro dei suoi preziosi insegnamenti.
Inizieremo dalle lettere del primo periodo, che va dal maggio 1909 al febbraio 1916, arco di tempo che vede san Pio costretto a dimorare nel suo paese natale, Pietrelcina, per gravi e misteriosi problemi di salute. Si susseguirono in questi anni molte incomprensioni e molti travagli per il Frate cappuccino, interiori ed esteriori, ma anche molte grazie e favori celesti. Egli non smise mai di ricorrere all’aiuto dei direttori spirituali, padre Benedetto e padre Agostino.
Un vivissimo desiderio:
l’ordinazione sacerdotale
Così san Pio scrive a padre Benedetto il 22 gennaio 1910 (Ep I, 2):
Molto reverendo padre,
[...] da gran tempo mi sto sforzando di soffocare nel mio cuore un vivissimo desiderio, ma lo confesso, che tutti questi miei sforzi non sono riusciti ad altro se non che a sempre più accenderlo. Quindi voglio questo desiderio confidarlo a chi può appagarlo. Molte persone, alle quali credo che siano note le ultime decisioni della Santa Sede, mi hanno assicurato che se lei chiedesse la dispensa per la mia ordinazione, esponendo il mio presente stato di salute, tutto sarebbe ottenuto [...].
Così se il sommo Iddio per sua misericordia ha stabilito di perdonare le sofferenze al mio corpo, mediante l’abbreviazione del mio esilio sulla terra, come spero, morrò contentissimo, poiché non mi lascia altro desiderio qui in terra. Spero che le mie suppliche rivolte e dirette ad un padre che consola, non abbiano a rimanere senza effetto... Intanto ella compatirà alla mia indiscreta modestia. La ossequio e le bacio la mano e chiedendole umilmente la sua paterna benedizione, mi ripeto
il suo obbedientissimo
fra Pio
La grazia dell’ordinazione sacerdotale! Questo il desiderio vivissimo del giovane Santo cappuccino di soli 23 anni! Nessun altro desiderio per lui in questa terra d’esilio così importante che l’essere sacerdote di Cristo, unito a Lui sulla Croce e nel generare le anime alla grazia. Morire sacerdote, il suo sogno più grande, tanto da implorare il suo padre spirituale di avvalersi delle ultime decisioni della Santa Sede per ricevere la dispensa per essere ordinato in anticipo – data la sua salute malferma – invece di attendere i 24 anni. Il 6 luglio 1910 così gli scriveva padre Benedetto: «Ho ottenuto la dispensa dell’età e verso il 10 o 12 agosto potrai essere ordinato sacerdote, a Dio piacendo»
(Ep I, 9). Fu, infatti, ordinato il 10 agosto 1910 nel Duomo di Benevento e, ricordando questo giorno, due anni dopo così scriveva: «Il giorno di san Lorenzo fu il giorno in cui trovai il mio cuore più acceso di amore per Gesù. Quanto fui felice, quanto godei quel giorno!» (Ep I, 93). Per ben cinquantotto anni egli fu sacerdote e vittima: che bell’esempio per i sacerdoti di oggi! E quante grazie scaturite dalle Messe da lui celebrate alle prime ore del mattino, alla presenza di folle che confluivano da tutto il mondo! Cosa dire oggi di tanti abusi durante le Sante Messe, di tanti scandali da parte di sacerdoti e consacrati, del mutismo di fronte ai peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio? La Chiesa ha bisogno di santi pastori di anime, come san Pio, per portare nuovamente la luce della Verità evangelica secondo il comando di Gesù: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate»
(Mt 28,19-20). Che lo zelo del Santo del Gargano possa invadere il cuore di molte altre anime tutte di Dio per seminare e raccogliere “frutto abbondante”
(cf Mt 13,8) per il Paradiso.