SPIRITUALITÀ
Il Cuore di Gesù nell’Antico Testamento /1
dal Numero 22 del 4 giugno 2023
di Paolo Risso

Ripercorriamo alcuni passi dell’Antico Testamento per scoprire le meraviglie del Sacro Cuore di Gesù, perfetta immagine dell’amore di Dio, che cerca consolatori, cuori che piangano e offrano con Lui per i peccatori. 

Nel ciclo dell’anno liturgico C, alla Messa domenicale si legge, in lettura quasi continuativa, il Vangelo di Luca, Vangelo della mansuetudine e della tenerezza di Gesù, del Cuore tenerissimo di Gesù, come è ben rappresentato dall’immagine del Sacro Cuore, mai in disuso, sempre attuale e affascinante.
Noi sappiamo che il protagonista della Sacra Scrittura, già dell’Antico Testamento, e ancor più del Nuovo Testamento, è Gesù solo, che è atteso, profetizzato, rappresentato da figure che lo preannunciano. Gesù solo, che viene, che nasce, cresce, insegna, si dà a noi come l’unico Salvatore del mondo. In una parola, Gesù solo è il protagonista atteso. Gesù solo è il protagonista venuto che tutto porta a compimento. 


Altare del nuovo Sacrificio
Quando Dio vuole salvare il suo popolo, suscita “un mediatore”, come Mosè o Samuele. Per benedire i suoi figli, inizia a colmare di benedizioni il “Primogenito”, nel quale tutti quelli che lo vorranno, potranno essere benedetti e salvati. Questo “Primogenito” è la “novità assoluta” in cui palpita un “Cuore nuovo”, diverso dagli altri uomini, l’immagine perfetta dell’amore di Dio.
Di fatto dall’Antico Testamento, Dio lascia intravedere questo Cuore nel ritratto che i profeti tratteggiano di Colui che sarà il Messia, l’Inviato di Dio, il Consacrato di Dio, il Figlio di Dio (Tal-Ja delaha in ebraico), il Giusto, il Servo di Jahvè. Ci soffermiamo solo su alcune di queste profezie, in cui risplende la rivelazione del mistero della tenerezza di Dio, il mistero del Cuore di Gesù. Meditiamo quattro testi tratti da salmi che il Nuovo Testamento stesso vede compiuti in Gesù. Così dice il Salmo 40,7-9: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai aperto l’orecchio. Tu non hai preteso né vittima né olocausto, allora ho detto: “Ecco io vengo. Sul rotolo del libro per me è scritto di fare la tua volontà; mio Dio, questo io voglio; la tua legge è nel profondo del mio Cuore”».
San Paolo, nella lettera agli Ebrei (10,5-7), afferma che questi versetti rivelano l’oblazione che Gesù fa di se stesso al Padre, fin dal suo ingresso nel mondo. Gesù sa che i sacrifici di animali sono incapaci di soddisfare alla giustizia di Dio, e sa anche che nelle Sacre Scritture è annunciato e prefigurato il suo Sacrificio di Redentore. Allora Gesù si offre al Padre come sola Vittima davvero degna di Lui, in obbedienza filiale. Così il Cuore del Messia è il santuario dove si innalza l’altare del Sacrificio che redime il mondo annullando i sacrifici antichi.


Cuore spezzato
Le sofferenze di tale Sacrificio raggiungono una tale intensità che il Cuore di Gesù ne è spezzato. Leggiamo nel Salmo 69,21-22: «L’insulto mi ha spezzato il Cuore, fino a venire meno. Speravo compassione, ma invano, cercavo dei consolatori, ma non ne ho trovati. Come cibo mi hanno dato il veleno, nella mia sete mi hanno abbeverato di aceto».
San Giovanni evangelista allude al versetto 22 quando narra di Gesù in Croce che dice «Ho sete» e che uno dei soldati gli porge una spugna imbevuta di aceto (Gv 19,28-29). Il Salmo 69 esprime al meglio le disposizioni del Cuore di Gesù: il sentimento di abbandono e di solitudine totale da parte degli uomini. Egli è solo e non ha consolatori. Ha Maria sua Madre, Giovanni il prediletto e alcune donne fedelissime, ma questo non gli basta. Gesù vuole dei cuori che piangano e offrano con Lui per i peccatori (come dice alle donne di Gerusalemme, cf Lc 28,31). Ciò che lo fa soffrire è di non aver trovato dei cuori capaci di condividere la tristezza che gli fanno provare i peccati degli uomini e l’eterna dannazione delle anime: nessuno le ha amate e le amerà mai come Lui.


Un Cuore “liquefatto”
Un altro salmo, ancora più celebre, il Salmo 22,15, parla del cuore del Giusto come di un cuore che “si liquefa”, si fa “liquido” sotto la pressione di un’intollerabile angoscia: «Come l’acqua, io mi sciolgo e tutte le mie ossa si slogano; il mio suore è simile alla cera e fonde in mezzo alle mie viscere».
Che questo salmo si applichi a Gesù è tanto più sicuro in quanto Lui stesso ne ha recitato il primo versetto sulla Croce: «Verso l’ora nona, Gesù diede in un grande grido: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, cioè “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”» (Mt 27,46).
Queste immagini terribili di “ossa slogate” e di “cuore che fonde” esprimono uno stato di stritolamento interiore tale che, in qualche modo, non c’è più niente di solido, più niente che sostenga, sul piano umano. In questo momento solo la forza dello Spirito Santo ha potuto mantenere nella volontà del Giusto un “Sì” alla volontà di Dio che impedisce il crollo totale.


Un Cuore sconsolato e consolatore
Il Cuore del Messia “si spezza” e “si fonde” di tristezza, ma questo frantumarsi diventa sorgente di gioia per quelli che aderiscono a Lui. Il Cuore senza consolatori consola i peccatori, portando loro la certezza del perdono dei loro peccati. I due salmi citati si compiono nello slancio di azione di grazie a cui gli umili sono invitati ad associarsi. «I poveri mangeranno e saranno saziati. Loderanno il Signore quelli che lo cercano: Viva il vostro cuore per sempre» (Sal 22,26-27), «Essi hanno visto, gli umili, essi giubilano: cercatori di Dio, che viva il vostro cuore» (Sal 69,33).
Così l’angoscia mortale del Cuore del Giusto sofferente dona ai nostri cuori di rivivere per lodare il Signore. Come è possibile un tale rovesciamento?
Un Cuore che trasalisce di gioia!
L’unità tra il Cuore del Messia e il Cuore di Dio è così forte che neppure la morte potrà spezzarla. L’amore sacrificale che riempie questo Cuore di Gesù vince la morte per l’offerta della propria morte. Così gli Apostoli, primo tra tutti san Pietro, hanno potuto ugualmente leggere, nei salmi, l’annuncio della gioia trionfante che invade il Cuore del Messia nella sua Risurrezione.
Si vede chiaramente nel Salmo 15 che Pietro cita ampiamente nel suo primo discorso a Pentecoste: «Gesù Nazareno, quest’Uomo che Dio ha accreditato presso di voi [...], voi l’avete inchiodato alla croce, facendolo morire, ma Dio lo ha risuscitato, liberandolo dalla morte. Non era possibile che fosse tenuto in suo potere; infatti Davide dice a suo riguardo: “Io vedevo sempre il Signore davanti a me, perché egli è alla mia destra affinché io non vacilli. Il mio cuore ha gioito e la mia lingua ha giubilato; la mia carne riposerà nella speranza che tu non abbandonerai la mia anima agli inferi e non lascerai che il tuo Santo veda la corruzione”» (At 2,22-27).
I versetti 25-27 sono una citazione del Salmo 16,8-10: queste parole di Davide, spiega san Pietro, non si applicano a lui (Davide), ma a Gesù, del quale ha visto e annunciato la Risurrezione. La certezza della Risurrezione basta a deporre nel Cuore del Messia una gioia che nessuna tristezza umana può eliminare.


Cuore atteso
Noi troviamo in questi salmi (40, 69, 22, 16), riletti alla luce della Risurrezione di Gesù, una magnifica descrizione anticipata del Messia nei suoi sentimenti più intimi. Il Cuore del Messia appare come un Cuore che, dal suo ingresso nel mondo, si offre come Vittima di espiazione a Dio, suo Padre, in obbedienza filiale. Un Cuore che nel compimento del suo Sacrificio è insieme spezzato e “liquefatto” per l’angoscia; e che nella sua Risurrezione trasalisce di santa gioia e chiama tutti i suoi fratelli redenti dal suo Sangue a offrire con Lui il Sacrificio dell’adorazione e dell’espiazione, della lode e della mediazione salvifica.
Dio ha fatto vedere, attraverso il salmista orante, che il Cuore del suo Messia sarebbe stato insieme spezzato e liquefatto per l’angoscia, davanti al rifiuto ostinato, da parte degli uomini, di rispondere al suo Cuore, e tuttavia pieno di una santa gioia, per la certezza che attraverso il suo Sacrificio di espiazione avrebbe operato la redenzione degli uomini e sarebbe giunto alla gloria della Risurrezione. Questo Cuore senza umana consolazione, diventerà (e lo è) il divino Consolatore del cuore degli umili che cercano Dio.
Gesù con questo suo Cuore è il protagonista atteso fin dall’Antico Testamento. Molti lo hanno rifiutato, a cominciare dal suo popolo. Molti oggi lo rifiutano e lo perseguitano e lo combattono e provano a cancellarlo dalla storia e dall’umanità, provocando l’inferno già su questa terra. Noi lo accogliamo – Gesù – e lo invochiamo ogni giorno in modo più struggente, con il grido dei vandeani, martiri per Lui e per la sua Chiesa: «O Coeur de mon Sauveur / qui brûlait / d’amour pour moi, / donne au mien pour Toi /une pareille ardeur [O Cuore del mio Salvatore /che ardi di amore per me / dona al mio cuore per Te / lo stesso ardore]».   
/ continua

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