A cento anni dalla sua beatificazione, santa Teresa di Gesù Bambino continua ad operare grazie e a conquistare i cuori. Questa “piccola grande anima” ci insegna a seguire le sue orme sulla via dell’amore e della fiducia incondizionata.
Cento anni fa e precisamente il 29 aprile 1923, veniva beatificata santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. In seguito alla pubblicazione del suo manoscritto Storia di un’anima, stampato subito dopo la sua morte, veramente straordinaria è stata la devozione nata nel popolo, non solo in Europa, ma in tutto il mondo, per le tante guarigioni avvenute e le tante grazie ottenute.
«Nessuno mi invocherà senza avere risposta» e «farò cadere una pioggia di rose», aveva detto, e la pioggia di grazie si è trasformata presto in un torrente. Il papa san Pio X profeticamente l’aveva già definita la più grande santa dei tempi moderni, spiegando che quello che vi era di più straordinario nell’anima di santa Teresina era proprio la sua estrema semplicità.
Come pure il papa Benedetto XV, devotissimo della piccola Santa, consigliava a un sacerdote: «Pregatela, è la sua vocazione insegnare ai preti ad amare Gesù», e ancora: «L’infanzia spirituale è il segreto della santità».
Anche il prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, il card. Antonio Vico, consigliava: «Dobbiamo affrettarci a glorificare suor Teresa se non vogliamo essere preceduti dalla voce del popolo». E allora papa Benedetto XV, il quale desiderava ardentemente che suor Teresa salisse al più presto agli onori degli altari – anche se purtroppo non vide il suo trionfo –, accelerò i tempi per la promulgazione del Decreto sull’eroicità delle sue virtù, concludendo con un vero panegirico della nuova venerabile, secondo lui destinata, attraverso la via dell’infanzia spirituale, a condurre tante anime per i luminosi sentieri dell’evangelica semplicità. Finalmente il 29 aprile 1923 veniva beatificata dal papa Pio XI e il 17 maggio 1925 lo stesso Pio XI proclamava santa l’ammirabile e angelica carmelitana di Lisieux.
La sua Storia di un’anima è un canto di amore divino, in cui la Santa vuol fare amare l’Amore e insegna la via per amarlo. Quella di santa Teresa è appunto la via dell’infanzia spirituale, contro l’orgoglio e le aspirazioni mondane; è la via più breve e più sicura per arrivare a Dio. Niente è più facile all’uomo – diceva – della fiducia di un bambino che si abbandona fra le braccia di Dio. Ha insegnato a milioni di persone a tornare al Vangelo e quindi ad amare Cristo e la sua Chiesa, rieducando alla preghiera, che era il cardine della sua vita anche prima di entrare al Carmelo. La preghiera per lei era uno slancio del cuore, era un grido di riconoscenza e di amore sia in mezzo alla prova che nella gioia. Pur apprezzando i pensieri profondi di tanti autori, preferiva parlare direttamente a Dio piuttosto che parlare di Dio. E in questo suo particolare rapporto con il Signore aveva compreso che non solo la parola, ma anche il silenzio è fondamentale, perché sapeva che Gesù comprende tutto, anche il silenzio di un’anima di bambina piena di riconoscenza. Per questo è un modello per i contemplativi, ma è anche l’angelo dei sacerdoti, soprattutto missionari, per i quali ha nutrito un affetto speciale. Per loro si è sacrificata, ha digiunato, ha pregato affinché rimanessero fedelmente, fino alla morte, parte della Chiesa di Cristo. Diceva che era entrata al Carmelo per salvare anime, ma soprattutto i sacerdoti. Per loro non si è mai stancata di offrire tutte le sofferenze fino alla morte senza mai un lamento. Infatti affermava: «La sofferenza mi ha teso le braccia e io mi ci sono gettata dentro con amore». E così facendo ha salvato tanti sacerdoti tentati di abbandonare il sacerdozio.
Famosa è la conversione di un sacerdote apostata, Charles Loyson; tutta la stampa dell’epoca ha parlato di questa spettacolare conversione. Per lui ha nutrito un affetto speciale, per lui ha pregato costantemente tutti i giorni per sei anni, ed è stata una vera tempesta di preghiere, per lui ha offerto la sua ultima Comunione.
Era convinta che, nonostante l’alta dignità che eleva i sacerdoti al di sopra degli angeli, essi sono pur sempre persone deboli e con difetti e hanno bisogno del sostegno costante della preghiera, per essere davvero «sale della terra» (Mt 5,13). Se li vediamo cadere dobbiamo chiederci se abbiamo pregato abbastanza per la loro santificazione. Anche san Pio da Pietrelcina, alla serva di Dio Mamma Licia, che in Confessione si lamentava per il modo di fare di un sacerdote della sua parrocchia che non le piaceva, disse rimproverandola: «Invece di criticare, pensa a pregare per lui».
Ecco uno stralcio di una sua preghiera per i sacerdoti: «Signore, fa’ che cresca nella fedeltà e nell’amore per te e preservalo dal contagio del mondo. Col potere di trasformare il pane e il vino donagli anche quello di trasformare i cuori. Benedici e rendi fruttuose le sue fatiche e dagli un giorno la corona della Vita eterna».
L’ideale di santa Teresina era vivere d’amore sulla terra dando tutto al Cuore divino senza chiedere compensi. Per questo voleva essere dimenticata, non considerata, non amata, per poter offrire a Dio, con la pratica di tutte le virtù, la prova più grande del suo amore. E la forza del suo amore era così grande, che sentiva il bisogno di esprimerlo non solo attraverso indicibili sofferenze, come quello di vivere per anni la notte oscura della fede, ma anche attraverso i suoi scritti sia in prosa che in poesia. Essi rivelano quell’ardore e quella passione che sgorgano solo da un cuore amante e consapevole degli alti destini dell’anima umana, come quando afferma in una poesia che «vivere d’amore non è fissare la tenda sulla vetta del Tabor, ma salire con Gesù sul Calvario e ritenere come un tesoro la Croce!».
Lei voleva la morte d’amore e fu appagata: le tenebre e l’angoscia accompagnarono la sua agonia (anche se il suo grande desiderio era di morire martire, sbranata dalle belve al Colosseo).
Già a 16-17 anni componeva preghiere per esprimere la sua devozione. Molto belle sono quelle scritte in occasione della sua professione religiosa e quelle che riguardano l’offerta di se stessa come vittima d’olocausto all’Amore misericordioso. Eccone uno stralcio: «Mio Dio, Trinità beata, desidero amarti e farti amare! Desidero lavorare per la glorificazione della tua Santa Chiesa salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che sono in Purgatorio. Desidero compiere perfettamente la tua volontà e arrivare al grado di gloria che mi hai preparato nel tuo Regno. In una parola, desidero essere santa».
Questi sono i desideri dei santi e le sue preghiere si amano perché sono messaggi di evangelica semplicità che portano a Cristo. Molte anime, soprattutto consacrate, leggendo i suoi scritti e le sue preghiere hanno provato e provano un’intensa devozione per questa Santa proprio perché presenta il sacrificio, la sofferenza, la via del Calvario come doni di Dio, facili da accettare se si mettono l’amore, l’umiltà e la preghiera al primo posto.
Anche la serva di Dio Mamma Licia aveva una particolare predilezione per santa Teresa di Lisieux, specialmente dopo aver letto la sua autobiografia, che il marito le aveva regalato notando la sua devozione. Le è piaciuta così tanto che, alla prima figlia femmina, ha voluto imporre il suo nome unito a quello della Madonna. Non solo, ma quando la figlia è divenuta adolescente, le ha fatto leggere Storia di un’anima per spingerla a imitare le sue virtù nella vita quotidiana. Anche a un’altra figlia lo ha regalato con questa dedica: «Alla mia cara figlia Anna Maria con tutto il cuore, perché da santa Teresa impari ad amare Gesù». Diceva anche che la Santa l’aveva aiutata spiritualmente nel cammino di fede che aveva appena iniziato con padre Pio. Ammirava la sua saggezza quando diceva che la perfezione a cui il cristiano deve tendere è semplice da raggiungere: essa consiste nell’infanzia spirituale, cioè nel riconoscere la propria debolezza abbandonandosi fiduciosamente come un bambino tra le braccia del buon Dio e nel compiere la sua volontà; e Mamma Licia nella sua lunga vita ha sempre fatto così.
Per concludere possiamo dire che questa Santa, con il suo esempio e con i suoi scritti, continua a operare nelle anime sorprendenti trasformazioni e conversioni.
Auguriamoci che l’occasione della ricorrenza del centenario della sua beatificazione, possa favorire una ripresa di tutti i valori spirituali e soprannaturali che formarono il suo grande ideale e costituiscono per l’umanità, oggi tanto travagliata e alla deriva sotto il dominio di satana, l’unico vero bene.