SPIRITUALITÀ
“Morto”... Conquistatore!
dal Numero 16 del 23 aprile 2023
di Paolo Risso

Come può un morto diventare un conquistatore di anime e di popoli? Eppure Egli lo è, ancor oggi nel ventunesimo secolo. Com’è possibile? Egli è morto sì, ma è Risorto. È il Vivente nei secoli, Lui solo è il “nuovo ordine del mondo”.

Da quando ho l’uso di ragione, leggo tutte le “Vite di Gesù” che trovo, più studi che posso su Gesù! In fondo, nella vita di settuagenario (e oltre) oso dire che ho studiato solo Gesù, Gesù solo, e tutto il resto per Gesù solo. Nei miei libri e libercoli (un centinaio circa), nelle migliaia di articoli, in fondo ho parlato solo di Gesù, spesso del “quinto Vangelo”, che sono le biografie dei santi. 
Recentemente ho letto la Vita di Gesù scritta dal giapponese Shusaku Endo (Editrice Queriniana). Non mi è piaciuta granché, perché mi pare carente in molti punti, ma Shusaku sicuramente ha fatto centro là dove scrive (cito a braccio) che chi legge e studia il Nuovo Testamento rimane colpito da un fatto unico al mondo. Gesù, il Protagonista, viene dal villaggio più sconosciuto e più malfamato di tutta la Scrittura, Nazareth, nasce e vive e opera nella terra – la Palestina – più remota e più depressa da ogni punto di vista, in tutto l’Imperium di Roma, predica un messaggio nuovo e autorevole sì, ma che lo mette in rottura totale con i capi del suo popolo e il governatore romano dominante, che lo arrestano, gli fanno soffrire le torture più atroci, dopo di che lo inchiodano, vestito solo della sua pelle e del suo sangue, su una croce, patibolo infame degli schiavi malfattori. Così muore Gesù di Nazareth, che qualche ora dopo è chiuso in un sepolcro davanti al quale è rotolata un’enorme pietra e si monta la guardia. Ciò è stato facilitato da uno dei suoi primi amici, Giuda, che lo ha venduto per quattro soldi all’autorità giudaica. I suoi amici sono fuggiti tutti, impauriti, terrorizzati di fare la stessa fine, al punto che il primo dei suoi amici, Simone detto Pietro, ha giurato di non conoscerlo affatto. Tutto dunque, per Gesù, era finito nello smacco totale, nel fallimento assoluto. Avrebbe dovuto sparire dalla storia.
Invece, poco tempo dopo, a Gerusalemme, Pietro, più baldanzoso che mai, converte a Gesù più di tremila persone, e nel suo nome mette in subbuglio tutta la Giudea e la Galilea, dove altri a decine, a migliaia si convertono a Lui. Pietro e i suoi amici, che sono i leader della comunità di Gesù sempre in crescita, non hanno più paura e sfidano a fronte alta il carcere, le nerbate, i rischi di morte che vengono dai capi del giudaismo, disposti a perdere tutto per Gesù, compresa la vita. L’avvenimento dirompente di Gesù si verifica attorno al 30 d.C., ma già tra il 33-35 d.C., il nome di Gesù è diffuso e venerato a Roma, dove l’imperatore Tiberio vorrebbe inserire il suo nome e la sua immagine tra le divinità del Pantheon: i senatori glielo impediscono perché questo Gesù pretende di essere l’unico Dio, e pertanto sarebbe pericoloso per gli altri dèi! In pochi anni, si convertono a Gesù uomini e donne, giovani e ragazze, poveri e ricchi, ignoranti e sapienti, a Cipro, in Siria, nell’Asia minore, in Grecia, in Illiria, in Italia e a Roma, nella lontana Spagna, sulle coste dell’Africa e nella remota Etiopia, in India... la Comunità di Gesù, la Chiesa di Gesù, in pochi anni diventa universale: di Gesù si parla negli angiporti del Mediterraneo e nei giardini di Cesare, nella sua “domus aurea” a Roma.
Lo scrittore giapponese, Shusaku Endo, constatando tutto questo successo, si domanda (e domanda a noi): ma se Gesù non ha avuto successo in vita, come può, da morto, essere un conquistatore di uomini e di popoli? Quegli amici che erano stati con Lui circa tre anni, ma che al suo arresto e alla sua morte in Croce, sono fuggiti e si sono nascosti, come hanno potuto portare il suo nome, la sua divina presenza nel mondo intero? Questo è l’interrogativo più grande, il problema più assillante che il Nuovo Testamento ci pone, che pone ancora al mondo d’oggi.


Come è possibile?
In una parola, Shusaku si domanda: un morto, deposto nel sepolcro, come può diventare un conquistatore di anime e di popoli? Lo è stato alla sua venuta tra noi, lo è ancora oggi, nel XXI secolo, e pare che continui a esserlo, nonostante tutti i peggiori anticristi, anche nel futuro. Ma come è possibile?
Il fatto ha colpito e coinvolto studiosi di storia, teologi, apologisti, credenti e non credenti. Ecco come il grande teologo cattolico, padre Enrico Zoffoli (1915-1996) di santa memoria, tratta in stile lapidario proprio questa “propagazione del Cristianesimo”, nel suo Dizionario del Cristianesimo: «Essa, nei primi secoli della Chiesa, costituisce un fatto storico che sa del prodigioso, per la rapidità con la quale si è svolta e le difficoltà umanamente insormontabili incontrate e superate: l’impreparazione intellettuale e spirituale degli Apostoli; la sublimità dei misteri annunciati; la nobiltà e l’eroicità dei doveri che ne derivavano; la pervicace incomprensione dei giudei sparsi e attivissimi ovunque; le accuse infamanti dei pagani; l’eccezionale violenza e durata delle persecuzioni; il minaccioso pullulare delle dottrine e delle sette scismatiche in seno alla Chiesa stessa; l’universale e dilagante corruzione dei costumi, aggravata dagli innumerevoli culti idolatrici delle correnti della filosofia e della letteratura pagane, irriducibilmente ostili alla nuova Religione. Fatto storico razionalmente inspiegabile, se non lo si riconducesse alla potente personalità di Cristo, al radicale capovolgimento della storia da Lui predetto e operato. Fatto che, verso la fine del II secolo, si imponeva a tutti, come documenta Tertulliano (Apologeticum, c. 37; De rationibus fidei, c. 7). Dante aveva letto san Tommaso, quando scrisse: “Se il mondo si rivolse al cristianesimo / diss’io – senza miracoli, quest’uno è tal, / che gli altri non sono il centesmo” (Par., XXIV, 106ss)».
Ecco, diciamolo apertis verbis, chiaramente, con semplicità e certezza assoluta: Gesù è un “morto” che conquista, perché, sì, è morto ed è stato sepolto, guardato a vista da soldati perché non uscisse dal sepolcro, perché Gesù, il Crocifisso morto e sepolto, è risorto da morte, è il Vivente in eterno, che ha dato e dà tuttora ai suoi amici la sua forza divina di Conquistatore del mondo intero. Davanti a Lui, Vincitore della morte, gli Apostoli che erano solo dodici, partirono alla conquista del mondo intero a Lui. I loro successori, i loro eredi, i cristiani autentici e veri, anche oggi in mezzo a tanta confusione, alla superbia del “nuovo umanesimo” che vorrebbe l’uomo come dio per se stesso, sono ancora dei trascinatori, alla sequela di Cristo, il vero Conquistatore e Signore del mondo e dell’eternità.
Questa è la risposta alla domanda che Shusaku Endo e ogni uomo pensoso si pongono di fronte alla gigantesca vittoria del Crocifisso.


Incomparabile vittoria
Sentite come esprimeva san Giovanni Crisostomo questo fatto strepitoso verso la fine del IV secolo: «La Croce di Cristo, nonostante gli uomini, si è affermata in tutto l’universo e ha attirato a sé tutti gli uomini. Molti hanno tentato di sopprimere il nome del Crocifisso, ma hanno ottenuto l’effetto contrario. Questo nome rifiorì sempre di più e si sviluppò con progresso crescente. I nemici invece sono periti e caduti in rovina. Erano vivi che facevano guerra a un morto e ciononostante non l’hanno potuto vincere [...]. I filosofi, i re e, per così dire tutto il mondo, che si perde in mille faccende, non possono nemmeno immaginare ciò che dei pubblicani e dei pescatori (quali erano gli Apostoli) poterono fare con la grazia di Dio [...]. Infatti come poteva venire in mente a dodici poveri uomini e per di più illetterati, che avevano passato la loro vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? Essi forse non erano mai entrati in una città o in una piazza. E allora come potevano pensare di affrontare tutta la terra? [...]. Quando Cristo fu arrestato dopo tanti miracoli compiuti, tutti gli Apostoli fuggirono e il loro capo lo rinnegò. Come si spiega allora che tutti costoro, quando il Cristo era ancora in vita, non avevano saputo resistere a pochi giudei, mentre poi, giacendo Lui morto e sepolto e, secondo gli increduli, non risorto, e quindi non in grado di parlare, avrebbero ricevuto da Lui tanto coraggio da schierarsi vittoriosamente contro il mondo intero? Non avrebbero piuttosto dovuto dire: “E adesso? Non ha potuto salvare Se stesso, come potrà difendere noi? Non è stato capace di proteggere se stesso, come potrà tenderci la mano da morto? In vita non è riuscito a conquistare una sola nazione, e noi, con il solo suo Nome, dovremmo conquistare il mondo? Non sarebbe da folli non solo mettersi in simile impresa, ma perfino pensarla?”».
Conclude il Crisostomo: «È evidente perciò che se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto da Lui una prova inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti a tanto rischio». 
Amici, tutto il discorso che abbiamo fatto faceva imbufalire Voltaire, illuminista e luciferino del ’700, il quale si era proposto di “schiacciare l’infame”: così chiamava Gesù, bestemmiando, ma, pur con i suoi compari e i suoi “discendenti” non ci riuscì e in fondo è un illustre sconosciuto. Oggi, anche se molti hanno tentato di detronizzare il Cristo (“ils L’ont découronné”, scrisse un illustre prelato), Cristo continua il suo cammino tra triboli e spine, formando i veri “migliori della storia”, sfidando il tempo e conducendo la storia all’eternità. Nonostante i “neo-umanisti”, Cristo è il Vivente, sì, in eterno, Cristo è la nostra “narrazione”, Cristo è la nostra “agenda”. Cristo solo è il “nuovo ordine del mondo”. Lui solo!  

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