PASSIONE
Nel segno della Croce
dal Numero 13 del 26 marzo 2023
di Papa Benedetto XVI

Segnandoci col segno di croce ricordiamo e rinnoviamo il nostro Battesimo e la nostra fede, ci mettiamo sotto la protezione della Croce, la teniamo davanti a noi come uno scudo che ci protegge nelle tribolazioni e ci dà il coraggio per andare avanti. Essa è il segnale che ci indica la strada da seguire.

Il gesto fondamentale della preghiera del cristiano è e resta il segno della croce. È una professione, espressa mediante il corpo, di fede in Cristo Crocifisso, secondo le parole programmatiche di san Paolo: «Noi annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,23s). E ancora: «Io non volli sapere tra di voi se non Cristo, e questi crocifisso» (1Cor 2,2). Segnare se stessi con il segno della croce è un “sì” visibile e pubblico a Colui che ha sofferto per noi; a Colui che nel corpo ha reso visibile l’amore di Dio fino all’estremo; al Dio che non governa mediante la distruzione, ma attraverso l’umiltà della sofferenza e dell’amore, che è più forte di tutta la potenza del mondo e più saggia di tutta l’intelligenza e di tutti i calcoli dell’uomo. Il segno della croce è una professione di fede: io credo in Colui che ha sofferto per me e che è risorto; in Colui che ha trasformato il segno dello scandalo in un segno di speranza e dell’amore presente di Dio per noi. La professione di fede è una professione di speranza: credo in Colui che nella sua debolezza è l’Onnipotente; in Colui che, proprio nell’apparente assenza ed estrema debolezza, può salvarmi e mi salverà. Nel momento in cui noi ci segniamo con la croce, ci poniamo sotto la protezione della Croce, la teniamo davanti a noi come uno scudo che ci protegge nelle tribolazioni delle nostre giornate e ci dà il coraggio per andare avanti. La prendiamo come un segnale che ci indica la strada da seguire: «Chi vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce su di sé e mi segua» (Mc 8,34). La Croce ci mostra la strada della vita: la sequela di Cristo.
Noi leghiamo il segno della croce con la professione di fede nel Dio Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo. Esso diventa così ricordo del Battesimo, in maniera ancor più chiara quando lo accompagniamo con l’uso dell’acqua benedetta. La Croce è un segno della Passione, ma è allo stesso tempo anche segno della Risurrezione; essa è, per così dire, il bastone della salvezza che Dio ci porge, il ponte su cui superiamo l’abisso della morte e tutte le minacce del male e possiamo giungere fino a Lui. Essa è resa presente nel Battesimo, nel quale diventiamo contemporanei alla Croce e alla Risurrezione di Cristo (cf Rm 6,1-14). Ogni volta che ci facciamo il segno della croce rinnoviamo il nostro Battesimo; Cristo dalla Croce ci attira fino a se stesso (cf Gv 12,32) e fin dentro la comunione con il Dio vivente. Poiché il Battesimo e il segno della croce, che lo rappresenta e rinnova, sono soprattutto un evento di Dio: lo Spirito Santo ci conduce a Cristo, e Cristo ci apre la porta verso il Padre. Dio non è più il Dio sconosciuto; ha un nome. Possiamo chiamarlo, e Lui chiama noi [...] .
«Diventerai una benedizione» (Gn 12,2), aveva detto Dio ad Abramo al principio della storia della salvezza. In Cristo, figlio di Abramo, questa parola è pienamente compiuta. Egli è una benedizione, ed è benedizione per l’intera Creazione e per tutti gli uomini. La Croce, che è il suo segno nel Cielo e sulla terra, doveva dunque divenire il vero gesto di benedizione dei cristiani. Facciamo su noi stessi il segno della croce ed entriamo così nella potenza benedicente di Gesù Cristo; tracciamo questo segno sulle persone per cui desideriamo la benedizione; lo tracciamo anche sulle cose che ci accompagnano nella vita e che noi vogliamo ricevere nuove dalla mano di Gesù Cristo. Mediante la Croce possiamo divenire gli uni per gli altri dei benedicenti. Personalmente, non dimenticherò mai con quale devozione e con quale interiore dedizione mio padre e mia madre segnavano noi bambini con l’acqua benedetta, facendoci il segno della croce sulla fronte, sulla bocca e sul petto quando dovevamo partire, tanto più se poi si trattava di un’assenza particolarmente lunga. Questa benedizione era un gesto di accompagnamento, da cui noi ci sapevamo guidati: il farsi visibile della preghiera dei genitori che ci seguiva e la certezza che questa preghiera era sostenuta dalla benedizione del Redentore. La benedizione era anche un richiamo a noi, a non uscire dallo spazio di questa benedizione. Benedire è un gesto sacerdotale: in quel segno della croce noi percepivamo il “sacerdozio” dei genitori, la sua particolare dignità e la sua forza. Penso che questo gesto del benedire, come piena e benevola espressione del “sacerdozio universale” di tutti i battezzati, debba tornare molto più fortemente a far parte della vita quotidiana e abbeverarla con l’energia dell’amore che proviene dal Signore. 

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