Scoperto il vero significato della castità, visti i suoi pregi e il suo valore, vediamo ora quali sono i mezzi atti a vivere e custodire questa virtù comandataci dal sesto Comandamento.
Lo abbiamo capito ormai: la castità è la salvezza della nostra anima, della nostra famiglia e della società. Attenzione allora a salvaguardare questo “tesoro che portiamo in vasi di creta” (cf 2Cor 4,7), che sono i nostri corpi.
Dovremmo sapere che nulla il Signore ci comanda senza che ci dia anche i mezzi per praticarlo. E se spesso – come in questo caso – il comando sembra superare le nostre forze, è perché il Signore vuole che non su di esse facciamo affidamento, ma in Colui che «dà la grazia agli umili» (1Pt 5,5); e certamente il riconoscersi impotenti e per questo bisognosi dell’aiuto divino, al quale si vuol ricorrere, è un bel gesto di umiltà che attrae il paterno Cuore di Dio.
Un altro concetto importante da ricordare è che i precetti del Signore non sono mai ingiusti o esagerati; Egli è buono, e tutto quello che chiede promana dalla sua bontà infinita, anche quello che possa apparirci doloroso e contrastante la nostra natura. Quasi sempre, in realtà, le opere del Signore sono nemiche della nostra natura, la quale è corrotta e inclinata al male, mentre Egli vuole elevarci alla vita del Cielo, alla purezza dell’anima che è la felicità dell’uomo. Il messaggio forse più recente che ci richiama alla bontà di Dio è quello rivelato alla venerabile suor Maria Consolata Betrone, clarissa cappuccina, alla quale una volta, definendosi Dio d’amore, Gesù disse: «Che Io sia santo tutti lo sanno, ma buono non tutti». Allora prendiamo tutti i suoi Comandamenti, tutta la sua Legge come Legge d’amore, che ha per fondamento, motivo e fine nient’altro che amore e mira al nostro bene.
Se capiremo questo, desidereremo conoscere e praticare i mezzi che ci avvicineranno all’amore di Dio, aiutandoci a custodire la perla della castità.
La Confessione frequente
Attraverso la Confessione sacramentale, tutti i nostri peccati sono rimessi. È necessario specificare quando sia avvenuta l’ultima Confessione, confessare tutti i peccati gravi commessi dall’ultima Confessione fatta bene e specificarne la circostanza e il numero (almeno approssimativo se non lo si ricorda). Dopodiché è bene mantenere una certa frequenza alla Confessione, almeno una volta al mese; ma ricordiamoci che padre Pio diceva di non sentirsi in piena pace a lasciare i suoi figli spirituali senza confessione per più di otto giorni. I consigli dei santi – e di un tal santo! – conviene seguirli...
È bene confessarsi anche se non ci sono peccati gravi? Certo! È proprio la Confessione frequente a darci quella “bomba di grazia” (perdonate il termine) che ci dà la forza di resistere alle tentazioni che si presenteranno; è proprio uno dei benefici della Confessione quello di ridonare all’anima che l’abbia perduta la grazia santificante, e di aumentarla a chi già la custodisca nell’anima.
La Comunione frequente
La santa Comunione è il Pane degli angeli, è il Corpo (Sangue, Anima e Divinità) di Nostro Signore Gesù Cristo. È il cibo santissimo della nostra anima, che ha bisogno d’esser nutrita per rafforzarsi e poter vincere tutte le battaglie spirituali.
Un santo diceva – purtroppo sfugge il nome – che non è possibile non esser disposti a qualsiasi sacrificio quando si è ricevuto il Signore nella santa Comunione. È proprio così, o almeno dev’essere così. Questo è possibile se la santa Comunione si fa bene: se si pensa a Chi sto andando a ricevere, e in quale circostanza... la Santa Messa, infatti, è il Sacrificio di Gesù sulla Croce che si rinnova sui nostri altari. Il Sacrificio del Calvario, il Sacrificio della nostra salvezza... beato colui che mangia di questo Corpo e Sangue divini con purità di corpo e di cuore... quanti frutti davvero celestiali il Signore riserba per costui! E nessuna preparazione alla santa Comunione è tanto gradita al Signore quanto la purificazione della nostra anima attraverso la Confessione. Così facevano i santi, tutti i santi: Confessione frequente e Comunione quotidiana. Davvero il Paradiso sulla terra!
Preghiera, penitenza e vigilanza
«Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione» (Mt 26,41). Sono le parole di Gesù nell’orto del Getsemani ai suoi tre apostoli, Pietro, Giovanni e Giacomo, che, mentre si apprestava l’ora del dolore per Gesù, se ne stavano – poverini! – sonnolenti ai piedi di un olivo. È la natura dell’uomo, debole e incostante, incapace da sé di ogni sacrificio, e non poteva essere diversamente per loro, anche se erano vicinissimi a Gesù, anche se avevano appena ricevuto la Comunione (nel Cenacolo, l’Ultima Cena ove Gesù istituì il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue e del quale essi si nutrirono). Ecco allora un nuovo mezzo che Gesù propone loro con un imperativo: “Vegliate! Pregate!”. Essi non vegliarono e non pregarono: difatti tutti fuggirono, solo Giovanni ebbe la grazia di tornare ed esser presente sulla via del Calvario e ai piedi della Croce, per il suo umile e filiale ricorso alla Santissima Vergine, come concordano diverse rivelazioni private e il senso comune dei fedeli.
La preghiera è un mezzo efficacissimo per ottenere grazie. Nulla si può fare senza la grazia di Dio, e la grazia di Dio non ci viene che dalla preghiera (così il grande santo polacco san Massimiliano M. Kolbe). Lo stesso Gesù Cristo ci ha lasciato grandi esempi di preghiera come anche di penitenza (basti pensare al suo lungo ritiro di 40 giorni nel deserto in completo digiuno, ma anche al piccolo ma significativo atteggiamento di tenere sempre lo sguardo basso; non di rado leggiamo nel Vangelo espressioni quali “e alzati gli occhi...”, cf Lc 6,20; 21,1; Gv 6,5; 17,1).
Per quanto riguarda la preghiera, al primo posto c’è la Santa Messa, che è il Sacrificio perenne di Gesù, fonte infinita di grazie d’ogni genere; poi l’Adorazione eucaristica, ove appunto adoriamo Nostro Signore Gesù Cristo realmente presente nell’Ostia consacrata; l’Adorazione eucaristica è un momento eccezionale di intimità col Signore, che permette di effonderci in colloqui, meditazioni, ringraziamenti; è il tempo in cui si può stare “a tu per tu” con Lui, il Datore di ogni grazia. È risaputo che dal contatto con l’Eucaristia, Pane degli angeli, si effonde soprattutto la grazia della purezza dell’anima e del corpo, che nei santi spesso si manifestava anche esteriormente, con un volto radioso che testimoniava il loro contatto diretto con Gesù Eucaristico nell’Adorazione del Santissimo Sacramento. C’è poi la Via Crucis, che è preghiera potente in generale, ma senz’altro speciale soprattutto in termini di castità, dal momento che il ricordo vivo della Passione di Gesù non può non spronarci alla vita di castità, poiché tutti i peccati ma soprattutto quelli della carne hanno ridotto il Signore in tale stato miserevole di dolore. Soprattutto la scena della flagellazione – assente fra le stazioni della Via Crucis, ma sempre presente nella meditazione della Passione – è connessa all’espiazione dei peccati della carne. Infine, il santo Rosario... preghiera potentissima, che la stessa Vergine Santissima ci ha raccomandato a più riprese anche nelle apparizioni di Fatima, è il cosiddetto “Salterio della Vergine”. Con la recita del santo Rosario, sempre unita alla meditazione dei suoi misteri, si entra in speciale contatto con la Madonna, Vergine purissima, la Mediatrice di tutte le grazie. Da Lei procede ogni grazia, e Lei, la Purissima, ama tanto la purezza e desidera effondere la sua stessa purezza in tutti i suoi figli. San Massimiliano diceva che quanto più staremo alla sua presenza e “parleremo a tu per tu con Lei”, tanto più diverremo simili a Lei. Ogni altra preghiera o coroncina che la Santa Chiesa propone alla nostra orazione sono mezzi efficaci ad ottenere grazie, anche quella della castità, ma quelle or ora elencate sono senz’altro le più efficaci e non omissibili.
Ma non solo nel Vangelo e nella sapienza dei santi Gesù ci esorta alla preghiera e alla penitenza: abbiamo anche le attualissime apparizioni della Santissima Vergine a Fatima ad esortarci alla preghiera e al sacrificio, per la salvezza dei peccatori. E se i peccatori siamo noi, allora preghiamo e sacrifichiamoci anzitutto per correggere noi stessi dai nostri vizi. Anche a Lourdes l’Immacolata esorta l’umanità attraverso l’umilissima santa Bernardette: «Penitenza! Penitenza! Penitenza!». Ben tre volte lo ripeté; e altre tre volte a Fatima lo ripeté l’Angelo ai tre Pastorelli. Dev’essere una virtù tanto necessaria, se il Cielo si scomoda per venircela a raccomandare con tanto zelo...
Per penitenza si intende il castigo del corpo che ci inclina alle vili passioni, e che si manifesta attraverso la mortificazione delle cose illecite, ma che deve essere applicata poi anche a quelle lecite, per “allenarci” a questo stile di vita che, allentando i bisogni non necessari del corpo, rafforza le energie dell’anima e ci rende più virili nella lotta spirituale e ci abilita alla vittoria. Nella penitenza dobbiamo sempre includere la temperanza, che è strettamente legata alla castità: si sa che i “peccati di gola” sono connessi ai peccati della carne, specialmente alla lussuria. Ancora, nella penitenza vogliamo anche includere la prudenza o vigilanza: “Vegliate!”, ossia fuggite le occasioni prossime di peccato. Dobbiamo ricordare che mettersi volutamente in una circostanza che sappiamo potrebbe indurci facilmente in peccato, è già per sé peccato! Abbiamo constatato tante volte la nostra miseria e debolezza... come possiamo presumere di uscire indenni da una circostanza che ci pone dinnanzi tentazioni per le quali abbiamo una facile inclinazione?
Le letture spirituali e il buon esempio
Utilissimo, infine, è nutrire lo spirito attraverso sane e sante letture da libri spirituali provati, ancor meglio se scritti da santi. Ha poi un’efficacia singolare il buon esempio, che può venirci da amicizie sante che dobbiamo coltivare o dall’esempio della vita dei santi, cui anche dobbiamo dedicare la nostra lettura. Ci sono anche bei film – rari, a dire il vero – della vita dei santi, per chi non fosse molto incline alla lettura, benché leggere – cose sante – è attività molto importante.
Ma alla base di tutto c’è ancora l’amore
Tutti i mezzi precisati sono importantissimi, anzi fondamentali. Ma, bisogna ammetterlo, sono tutti assolutamente vani se manca l’amore, o almeno il desiderio e la volontà di amare, di innamorarci di Cristo. Il sacrificio è la più autentica manifestazione dell’amore, e ogni amore che nasce deve essere pronto al sacrificio e in esso consolidarsi. L’unica fonte del vero amore è l’Amore stesso: Dio. L’amore al prossimo è riflesso del nostro amore a Lui e che procede da Lui; ogni altro “amore” che non proceda da Lui o, peggio, che vi si opponga è falsità e menzogna.
Allora, se non c’è amore a Dio, se non c’è amore vero alla nostra anima, quell’amore che guarda più al futuro dell’eternità che alla vana gioia del momento, alla salvezza eterna dell’anima che alla caducità del corpo, cosa potrebbe spingerci mai ad abbracciare il sacrificio di una vita casta? Cosa potrebbe darci la forza di perseverare nei mezzi necessari ad attuarla?
Ma non guardiamo tanto al sacrificio, che si presenta più amaro solo all’inizio, quanto alla gioia e alla luminosità che la scelta di una vita in Cristo e con Cristo infonde nell’anima nostra e irradia su tutto l’ambiente circostante.
Non ci resta che affidarci, abbandonarci completamente alla Madre della santa Purità e del Bell’Amore, a Lei che è «vita, dolcezza e speranza nostra». Abbia Ella misericordia di noi, possa condurre segretamente tutte le anime che leggeranno queste righe ispirate alla sua purezza sulle vie della salvezza eterna, che sono le vie della solida virtù e dell’autentico Cristianesimo senza compromessi. Voglia condurci talmente vicino a Lei e a Cristo da portarci a scegliere una vita tutta consacrata a Lei, al suo Cuore Immacolato, che sia come consacrati appartati dal mondo, o come padri e madri di famiglia, come Ella vuole; purché tutti contribuiamo alla gloria di Lei e all’avvento del Regno del Sacro Cuore di Gesù in questo mondo ottenebrato. Laudetur Jesus Christus, semper per Mariam.