Sul “Settimanale di Padre Pio” n. 10 del 6 marzo 2022 abbiamo tracciato un profilo del giovane Fabrizio Boero (1974-1993). La sua storia di santità giovanile ha toccato il cuore di molti. Per far conoscere meglio questo ragazzo esemplare, contro-corrente al mondo per amore a Gesù solo, abbiamo rivolto alcune domande a don Eligio Mantovani, che, come viceparroco, poi parroco di Canale d’Alba (Cuneo), ha conosciuto molto da vicino e guidato Fabrizio sulla via della santità.
• Come ha incontrato Fabrizio?
Ero ancora diacono nella diocesi di Alba e l’allora nostro vescovo mons. Fausto Vallainc mi inviò, con il compito di vice curato, a coadiuvare il parroco di Canale, don Angelo Conterno. Nella parrocchia di San Vittore, i malati venivano visitati regolarmente per ricevere Gesù nella Comunione mensile. Era l’ottobre 1984 e don Angelo mi fece fare un giro in diverse famiglie perché iniziassi anch’io a portare il viatico agli ammalati.
Fu in quella circostanza che entrai per la mia prima volta in casa di Fabrizio Boero, dove conobbi la sua nonna paterna, Delfina. In quel tempo soggiornava allettata nella spaziosa cucina sita al piano terra. Lì trascorreva le sue giornate. Per un momento mi è sembrato che le lancette dell’orologio fossero tornate indietro nel tempo: il clima che ho respirato in quella famiglia mi riportò come in un’epoca lontana. Una grossa stufa a legna scoppiettava allegramente e, oltre a riscaldare l’ambiente, contemporaneamente serviva per cucinare le vivande. Sopra la piastra non mancavano due elementi tipici del tempo: la teglia con le mele, che non si svuotava mai, lasciando nell’aria un intenso gradevole profumo, e la pentola con l’acqua sempre bollente per ricaricare la borsa che serviva per tenere caldo il letto. E c’era l’immancabile gatto che dormiva pacifico sul cuscino posato dentro un cestino di vimini. Alla parete erano appesi un crocifisso e un quadretto un po’ ingiallito raffigurante Nostra Signora di Mombirone, cui Canale è molto legata. Chi entrava in quella cucina si sentiva subito accolto da questi due “Amici” importanti di casa Boero. Sul comodino da notte spiccavano la corona del Rosario, un consunto libretto di preghiere, le famose Massime eterne, e una statuetta raffigurante la Madonna di Lourdes, contenente l’acqua della grotta benedetta di Massabielle. È in questa cornice tanto suggestiva che, per la mia prima volta, conobbi Fabrizio.
• Che tipo di bambino era Fabrizio?
Sicuramente era un bambino molto mite, sempre con il volto sereno, di carattere semplice e di animo generoso. Passava molto tempo con il papà Gianfranco, perché entrambi appassionati alla bicicletta, ai lavori nella vigna, alla creazione di oggettini di legno. Vederlo usare il pirografo era un vero spasso. Mamma Gabriella era visibilmente contenta di questa loro complicità. La virtù dell’obbedienza non gli ha mai fatto paura. Infatti entrambi i genitori non ricordano particolari episodi in cui il bambino, benché fosse determinato, avesse preso iniziativa da solo, senza aver prima ricevuto il loro consenso. Papà Franco ha sempre sostenuto che la stessa bontà e mitezza la praticava anche con i compagni di scuola. Quante volte papà Franco ha detto: «Fabrizio in famiglia non aveva particolari pretese, studiava volentieri riportando dei bei voti. Aveva la passione per il disegno e i suoi soggetti preferiti erano ritratti della Madonna e di Gesù Crocifisso. Ogni volta che tornavo a casa, dopo aver parlato con i suoi maestri o professori, ero sempre soddisfatto per quanto avevo ascoltato di lui». Mamma Gabriella lo ricorda poi adolescente, e con non poca commozione, quando, dopo cena, Fabrizio saliva quasi subito nella sua stanza per ripassare la lezione. Quando molto più tardi saliva anche lei per andare a riposare, vedendo la sua luce ancora accesa, entrava nella stanza per salutarlo con il bacio della buonanotte e magari per rimboccargli le coperte. Come lo trovava? Addormentato con il libro ancora aperto e la corona del Rosario tra le mani. D’altra parte già a 7 anni Fabrizio sgranava con gioia la sua piccola corona fosforescente datagli in parrocchia e, cosa alquanto unica, conosceva anche i misteri del Rosario a memoria. Era bello parlare con lui perché dal suo sguardo trasparivano sincerità, purezza, bontà. Quando ci ritrovavamo in gruppo con lui e altri suoi compagni, se la risposta alle domande che ponevo veniva da Fabrizio, non c’era da temere che non fosse puntuale e precisa. Senza chissà quali manifestazioni particolari, era sicuramente un bambino con una marcia in più. Anche dopo tanti anni dalla sua nascita al Cielo, rivedo quei suoi occhi limpidi come cristallo, la sua delicatezza, come il fiore della magnolia che, al solo tocco, si guasta subito. Veramente Fabrizio era un bambino visitato dalla grazia.
• Come spiega questo suo amore ardente a Gesù?
Sicuramente le fonti alle quali Fabrizio ha attinto sono molteplici. Innanzitutto l’opera della grazia alla quale lui è stato sempre molto docile; poi subito dopo è seguita la solida educazione religiosa ricevuta in famiglia. Queste fondamenta sono state poste dai suoi genitori e dalla sua nonna paterna Delfina. Quante volte hanno recitato il Rosario insieme, lei coricata sul letto e lui seduto lì vicino. Poi, in questo suo cammino di fede, è stato molto importante il suo inserimento precoce nella comunità cristiana di Canale dove entrambi i suoi genitori erano ben inseriti e attivi pur con mansioni diverse. Importante è stato anche l’apporto della sua maestra delle elementari che, anche come catechista, l’ha accompagnato a ricevere Gesù per la prima volta. Inoltre, l’esempio e l’aiuto delle monache Sacramentine, adoratrici del Santissimo Sacramento, sono stati un rafforzamento nell’acquisizione della sua profonda spiritualità. Sicuramente la sua crescita ha avuto un forte impulso quando, ormai adolescente, è venuto a contatto con la spiritualità del movimento GAM (Gioventù Ardente Mariana) di cui ben presto ha abbracciato gli ideali. A differenza di altri, e senza eclatanti manifestazioni, oltre ad esserne veramente entusiasta, ha vissuto e testimoniato con gioia il suo “essere GAM”. Purtroppo, a causa dell’incidente che lo ha bloccato a letto, in stato comatoso per ben dieci lunghi mesi, e poi della sua nascita al Cielo il 24 settembre 1993, Fabrizio seguirà dal Cielo l’avventura della nascita del gruppo GAM nella parrocchia di Canale. Comunque nulla e nessuno mi potrà togliere la profonda convinzione che questo “suo cadere a terra e morire”, come avviene per il chicco di frumento, ha dato la forza, la spinta a questa “nuova creatura”, che è il GAM di Alba, allora di sbocciare e, ancora oggi, pur in mezzo a tante difficoltà, di essere vivo e operante. L’auspicio è che oggi il nostro movimento possa essere viva memoria di questo giovane meraviglioso!
• Fabrizio è sempre andato contro-corrente? A quale prezzo? È esagerato parlare di un “martirio bianco”?
Sì, a questa domanda credo di non avere nessuna difficoltà e, soprattutto nessun dubbio, a rispondere, confermando che Fabrizio è sempre andato contro-corrente, se non altro perché ha fatto la scelta di essere sempre e autenticamente se stesso. Nella sua copia del libro L’imitazione di Cristo troviamo sottolineata quest’importante affermazione, su cui ha riflettuto tanto, proprio per farla diventare sempre più sua: «Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene» (c. III: L’ammaestramento della verità). Questa citazione, a testimonianza di quanto fosse “tutto d’un pezzo”, riprende l’insegnamento trasmesso tante volte, sia nelle lezioni di scuola (sono stato suo insegnante di religione in seconda e terza media), sia nei gruppi parrocchiali a cui partecipava o come “amico grande” (animatore), o come “animato”.
Lui ha sempre mirato e ha lottato per vincere se stesso. L’affermazione riconducibile agli antichi Romani: «Frangar, non flectar [Mi spezzerò, ma non mi piegherò]», unita alla parola di Gesù: «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32-33), per Fabrizio erano costante punto di riferimento, la sua palestra di allenamento quotidiano della volontà. Completava il resto la grazia attinta alla costante frequentazione dei sacramenti della Confessione e della Comunione. Il compromesso non ha mai fatto parte delle scelte di Fabrizio. Però, se questa sua rettitudine poteva essere gradita e accolta da molti che lo conoscevano bene e stimavano, purtroppo non lo era per tutti. Pertanto non gli sono mai state risparmiate frecciatine e giudizi non sempre benevoli; ma direi nello stile di quanto ci racconta l’evangelista Marco in riferimento al re Erode che, quando ascoltava Giovanni Battista, «sapendolo giusto e santo, vigilava su di lui e, anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri».
• Il messaggio della sua vita pulita che fascino trasmette oggi?
In una società tanto liquida com’è la nostra, trovo che sia alquanto impegnativo rispondere a che cosa affascini gli adolescenti e i giovani di oggi. Tuttavia certamente la figura del giovane Fabrizio ancora adesso rimane un forte richiamo per tutti gli adolescenti e i giovani che ancora desiderano pensare, ragionare, riflettere e scegliere con la propria testa. Un aspetto positivo e molto interessante di questi due ultimi anni, improntati all’ascolto di tante persone diverse, per poi stendere le loro dichiarazioni è questo: sia dai suoi coetanei che lo hanno conosciuto e frequentato personalmente, sia da coloro che lo hanno conosciuto dopo la nascita al Cielo grazie alle testimonianze ascoltate, l’impatto emotivo che lascia in tutti è molto forte e propositivo. Ciò che accomuna entrambi è un chiaro senso di pace, di freschezza, di calore umano, di serenità che fa bene al cuore, soprattutto per chi sta attraversando un momento difficile. Un angelo sul quale si sa che si può contare. Insomma, un amico vicino nella gioia e nel dolore. Il suo volto, il suo sguardo pulito, continuano a suscitare e infondere amore per la virtù della purezza, quella virtù per cui Fabrizio ha tanto lottato. Incontrarlo significa sentirsi chiamati a propria volta ad impegnare la vita in quel qualcosa per cui vale la pena vivere. In questo senso Fabrizio è veramente un continuo messaggio che affascina chiunque lo incontri. Anche se ora lui non cammina più nel tempo, è il tempo, però, che potrà camminare insieme a lui fino al raggiungimento di grandi traguardi.
• Qual è il suo messaggio per la gioventù di oggi?
Fabrizio non ha fatto qualcosa di particolare per cui indicarlo come un gigante dello spirito. La sua bellezza sta nel vivere quotidianamente la sua vita per Gesù. Come detto precedentemente: ogni persona che ha lasciato la sua dichiarazione ha raccontato delle cose che in sé non sono eclatanti; è tutto l’insieme che diventa eclatante. Fabrizio ai nostri giovani insegna che, per essere santi, bisogna vivere la vita normale, vivendola con Gesù giorno dopo giorno. Il suo eroismo sta nella ripetizione costante, nel non stancarsi (si usa dire: farebbe perdere la pazienza a un santo). Si pensi, come esempio, a questo: almeno per un mese non voglio reagire, per amore di Gesù, a tutto ciò che non mi piace. Pur sembrando cosa da poco, proviamo a farlo. E poi, passato il mese, rifarlo, per poi rifarlo ancora. Non so quanti ci riuscirebbero. Ebbene, invece, la grandezza di Fabrizio sta proprio in questo! Lui ha vissuto proprio così, in questo modo, esercitando la mitezza, la pazienza e diventando esempio di coerenza. Pertanto, l’attualità di Fabrizio per i nostri ragazzi e giovani sta proprio in questo essere costantemente fedeli in tutte le virtù. Nello specifico: essere fedeli alla preghiera quotidiana; mettere pace tra gli amici; essere poveri nei desideri ma ricchi nelle proposte; avere sempre il sorriso sulle labbra, nonostante le contrarietà; perdonare le offese ricevute senza replicare; subire torti rimanendo zitti finché la verità non uscirà da sola; essere temperanti in tutto, mantenendo la calma per non essere mai sopra le righe; custodire la virtù della purezza in tutte le sue sfaccettature. Ci sarebbero ancora tante cose da dire, ma preferisco coronare quanto finora detto con la parola stessa di Gesù: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16).
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Per Fabrizio si sta avviando l’inchiesta diocesana per la sua causa di beatificazione-canonizzazione. Speriamo e preghiamo affinché possiamo presto vederlo elevato alla gloria degli altari, tra i giovani santi. Anche nel nostro terribile tempo, Gesù, l’uomo-Dio, il Crocifisso vivente, l’unico Salvatore, si sceglie e si riserva i suoi amici. Li innamora di sé e li fa collaboratori suoi e di Maria Santissima, sua e nostra Madre per la redenzione del mondo. Sta a noi, ai ragazzi d’oggi, dare la mano a Fabrizio per far fiorire la primavera e scalare il Cielo di Dio.