SPIRITUALITÀ
Una peste diventa angelo: Anna de Guigné, a 100 anni dal suo dies natalis
dal Numero 39 del 23 ottobre 2022
di Paolo Risso

Una piccola peste, peperina e dispettosa. Questo in breve l’identikit di Anna de Guigné. Ma la grazia visitò presto il suo cuore di fanciulla e lo trasformò a tal punto che la piccola peste divenne un piccolo angelo del Cielo, che oggi prega e intercede per noi. 

Nel castello di La Cour, presso Annecy (Svizzera), da pochi mesi era nato un bambino. Il piccolo, venendo in questo mondo, trovò una sorellina di 2 anni, la quale fu subito molto gelosa di lui. Non le piaceva proprio quel marmocchio che ora riceveva tutte le attenzioni della mamma, del papà e di altri ancora. E un giorno, la bambina gli sferrò un calcio in testa. Un’altra volta gli gettò una manciata di sabbia negli occhi.
Per la festa del primo compleanno del piccolo, la sorella doveva offrirgli un mazzolino di fiori. Giunto il momento, lo buttò per terra e lo calpestò, tenendo per sé una sola rosa per farsi fotografare con lo sguardo sdegnato.
Una vera peste questa bambina. Si chiamava Anna de Guigné, ed era nata, figlia di conti, il 25 luglio 1911. Oltre ad essere collerica, ben presto si rivelò intelligente, vivace e ardente. Proprio non sembrava chiamata a farsi santa. Invece... Dio compie meraviglie.

 

“Io parlo con Gesù”

Nell’estate del 1914, scoppiò la prima Guerra mondiale. Il 2 agosto il conte Jacques de Guigné, papà di Anna, partì per il fronte, come tenente dei Cacciatori delle Alpi. Anna ora non vedeva più suo padre che le voleva bene con una dolcezza sconfinata. La mamma era spesso triste e preoccupata. La bambina sentì che toccava a lei consolarla. Quando il papà, ferito al fronte, tornò a casa per curarsi, Anna non si staccava più da lui, per fargli compagnia, per portargli le stampelle, per rallegrarlo.
Una volta guarito, il papà ripartì per la guerra. La separazione da Anna fu straziante. Il 22 luglio 1915, Jacques de Guigné cadde sui monti Vosgi, come un eroe antico muore per la patria. Quando Anna lo seppe, improvvisamente cambiò stile di vita: da collerica e irascibile, si fece dolce e buona. Da bambina ribelle, pestifera, diventò un “angelo in carne”. Aveva imparato, da quando aveva cominciato ad avere l’uso di ragione, che Gesù è il più grande amico che ci sia, che Lui è infinitamente buono e può tutto. Adesso, nell’ora del dolore, Anna si ricordò di Lui e si strinse al suo Cuore divino come a Colui che solo poteva aiutarla. 
Il suo primo impegno fu quello di confortare la mamma rimasta sola e aiutare i fratellini a crescere buoni. Dopo le esequie del padre, la madrina, “zia Giovanna”, si era fermata a pregare in chiesa. Anche Anna, senza che nessuno le prestasse attenzione, si era fermata a pregare. La madrina le domandò: «Ma non è troppo per te?». Ella rispose: «Eh no, io parlo con Gesù!». I suoi occhi erano fissi al tabernacolo, dove Lui è presente. Aveva solo 4 anni e 3 mesi, ma tra lei e Gesù era nato, per dono straordinario di grazia, un intenso colloquio d’amore.
Nel castello, privato del papà, ella scoprì la presenza e la protezione della Madonna. Venne ottobre, il mese del Rosario. Anna prese una decisione importante: «Raccoglierò tante rose senza spine per offrirle alla Regina del Rosario». Così, senza farsi accorgere troppo dagli altri, riempiva le sue giornate di sacrifici, fatti con gioia e con amore, per chiedere a Maria Santissima che gli uomini diventassero più buoni, veri amici di Gesù.

 

“Ti obbedirò sempre”
In una festa lieta del 1917, quando aveva solo 6 anni, Anna ricevette per la prima volta Gesù nella Comunione. Fu gioia profonda nel suo cuore, dove Gesù venne a compiere la sua opera di trasformazione arricchendola di doni straordinari. Quel giorno scrisse: «Mio Gesù, ti amo e, per piacerti, faccio il proposito di obbedirti sempre».
Scrisse alla sua mamma: «Cercherò di essere sempre molto docile per far piacere a Gesù e alla Mamma celeste. Mi sembra che Gesù mi abbia risposto nel mio cuore. Io dicevo di voler essere molto obbediente, e mi è sembrato di sentire: Bene, siilo!».
Da allora, prese a comportarsi così: quando doveva compiere un’azione, andava dalla mamma e le domandava con dolcezza: «Mamma, che cosa è meglio, questo o quello?». La mamma le rispondeva. Quando aveva compiuto ciò che doveva, era raggiante di gioia: «Ho fatto ciò che è meglio». Le capitava ancora di essere sul punto di arrabbiarsi. Ma stringeva le mani e diceva: «È una disperazione! Ma io voglio, voglio!». Le piaceva molto leggere. Quando il fratello o le sorelle la chiamavano per giocare, lasciava il libro e si univa a loro per farli contenti.
Andava a catechismo, avida di imparare, di conoscere il Signore. Ma certi compagni la urtavano, la disturbavano... «Non era piacevole per nessuno – diceva la catechista –, ma Anna si lasciava urtare, disturbare: sempre pronta a servire».
Era cresciuta ed era diventata una bambina proprio bella. Nel cuore, per dono di Dio, Anna capì che doveva essere bella per Lui solo. Confidò alla mamma: «Per amore a Gesù, voglio che il mio cuore sia puro come un giglio». «Qual è il tuo segreto?», le domandò un giorno Germana, la sua migliore amica. Rispose Anna: «Gesù mi ama moltissimo... e anch’io lo amo moltissimo». 
Questo amore a Gesù la portava a voler vedere Lui conosciuto e amato da tutti. I suoi occhi si riempivano di lacrime quando sentiva parlare di uomini e donne che offendevano il Signore con il peccato. Allora ripeteva: «Noi dobbiamo amare molto Gesù e riparare le offese contro di Lui». La catechista una volta le domandò: «Qual è la più grande felicità sulla terra?». Ella le rispose: «Soffrire molto per Dio».

 

“La vita per i peccatori”
Incredibile a dirsi, ma vero: l’incontro con Gesù Eucaristico nella Messa-Comunione quotidiana la portava a dimenticare se stessa per gli altri. In un lungo viaggio in auto, tenne sulle ginocchia la sorellina che non si era sentita bene, sollevandola con le sue premure. Con la mano che aveva libera, faceva scorrere il Rosario alla Madonna.
Desiderava che le parlassero dei più poveri e si rendeva conto che durante la guerra molti soffrivano, anche tra i bambini. «Mamma – diceva –,  ricordati di pensare a loro e di aiutarli». Ma ella sentiva che i più poveri sono quelli che offendono Dio con il peccato. Quando sentiva parlare di loro pregava subito: «Mio Dio, perdonali». E offriva le sue mortificazioni per riparare il peccato e ottenere la loro conversione.
La sua mamma racconta ancora: «Il suo ideale era di salvare i peccatori, riconducendoli a Dio. A tal fine, nessuna sofferenza le sembrava troppo grande. Era contenta quando le affidavano un’anima che doveva essere convertita. Quando veniva a sapere che quel fratello era tornato a Dio, traboccava di gioia».
Il 19 dicembre 1921, Anna si ammalò gravemente: i dolori di testa e di schiena erano insopportabili. Dopo una crisi assai dolorosa, la mamma cercò di consolarla: «Mia cara, hai sofferto proprio con coraggio e certamente hai consolato il Cuore di Gesù e contribuito alla conversione dei peccatori». Ella rispose: «Oh, mamma, come sono contenta! Se è così voglio soffrire ancora!». Aveva deciso, fin dal primo giorno della malattia: «Voglio offrire le mie sofferenze come Gesù sulla Croce».
Non voleva più pregare per se stessa, ma solo per gli altri. In quei giorni, tra il 1921 e il 1922, Anna de Guigné si preparò serena e forte a incontrare il suo grande amore: Gesù. E Lui le venne incontro alle 5.25 del sabato 14 gennaio 1922 (100 anni fa), giorno dedicato alla Madonna. Aveva solo 11 anni, neppure compiuti, ma era diventata con la sua totale obbedienza, una piccola vera meraviglia di Dio.
La sua tomba, nella cappella di famiglia dei signori de Guigné ad Annecy-le-Vieux, diventò molto presto meta di pellegrinaggio e di preghiera, perché Anna si rivelò subito, dal Cielo, di intenso aiuto a coloro che la invocavano. Si prese presto a parlare di grazie e di celesti favori ottenuti da Dio per sua intercessione. Anche oggi, chi la prega è consolato e aiutato da Dio. Anna diventò assai conosciuta, dopo la sua morte, soprattutto tra i bambini e i ragazzi, nelle file delle associazioni cattoliche di tutta Europa, anche in Italia.
Si introdusse la sua causa di beatificazione, si esaminarono la sua vita e le sue virtù. Di lei si interessò e scrisse persino il padre Réginald Garrigou-Lagrange (1877-1964), illustre teologo e consigliere dei papi. Il 3 marzo 1990 il Santo Padre Giovanni Paolo II ne ha riconosciuto l’eroicità delle virtù cristiane e l’ha dichiarata venerabile. 
Ora, in attesa che la Chiesa, iscrivendola tra i santi, la elevi alla gloria degli altari, possiamo pregarla così: «O Dio, noi ti ringraziamo per i doni spirituali di cui hai voluto arricchire la tua piccola Anna e, per la tua gloria e la nostra salvezza, ti chiediamo di voler glorificare questa fanciulla vissuta per te solo». 
Se sei una peste, come lo era Anna da piccola, grazie a Gesù Pane di vita, santo puoi essere anche tu.  

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