FEDE E SCIENZA
E l’uomo creò l’uomo
dal Numero 34 del 19 settembre 2021
di Antonio Farina

Il genetista cinese He Jiankui, utilizzando la “forbice” molecolare Crispr-Cas9, ha modificato il DNA delle linee germinali di due gemelle per renderle resistenti al virus dell’Hiv. Le chiamano le prime “bimbe geneticamente modificate”. L’uomo profana l’ultimo Santuario, quello della vita umana: una modifica alle linee germinali viene infatti trasmessa in eredità alle generazioni successive, con conseguenze imprevedibili.

Una scoperta scientifica compiuta da due ricercatrici europee nell’ambito della genomica apre nuove frontiere terapeutiche ma solleva problemi etici allarmanti e inquietanti. 

La genomica è la disciplina che si occupa della struttura, sequenza, funzione ed evoluzione del genoma, vale a dire di tutta l’informazione genetica contenuta nel DNA (DeoxyriboNucleic Acid) presente nelle cellule di una particolare specie. La grandezza del genoma e il numero dei geni ivi contenuti variano tra gli organismi viventi. In quello umano ci sono circa 30.000 geni. Un gene è una sequenza (a volte molto lunga) di nucleotidi costituenti il DNA che contiene le informazioni necessarie a produrre una o più molecole biologiche che svolgeranno precise funzioni nell’organismo. Ogni gene è distinto da quello vicino e controlla o contribuisce a controllare un dato carattere dell’organismo, come ad esempio il colore degli occhi, la statura, la forma del naso. Ogni carattere è determinato da uno o più geni, ad esempio il carattere “colore della pelle” è controllato da molti geni diversi. è intuitivo e costituisce un’evidenza scientifica che cambiare, sostituire, alterare o tagliare anche un solo gene ha importanti conseguenze sull’individuo. 

Eravamo nel 2011 quando la biologa dell’Università di Umea (in Svezia), Emmanuelle Charpentier, era alle prese con la capacità dello Streptococcus pyogenes di neutralizzare i virus. Infatti, anche i batteri si “ammalano” a causa di virus. Si accorse, così per caso, che una molecola sconosciuta dell’antico sistema immunitario dei batteri, la Crispr-Cas9, è in grado di rompere il Dna dei virus e contrastare le loro infezioni. La Charpentier pubblicò il lavoro nel 2011 e, consapevole di aver scoperto qualcosa di utile, contattò una esperta di RNA, la dott.ssa Jennifer Doudna, biochimica dell’Università della California di Berkeley. Iniziò così una feconda collaborazione, capirono che grazie alle Crispr-Rna (dove Crispr è l’acronimo di “clustered regularly interspaced short palindromic repeats”), si può identificare il DNA di un virus e con la “forbice” Cas9 si può tagliarne esattamente il genoma. Il passo fondamentale lo conseguirono nel 2012 quando riuscirono a “riprogrammare” il sistema Crispr-Cas9 in laboratorio, in modo da dirigerlo su un sito predeterminato di qualsiasi Dna e modificare così il codice genetico. In poche parole, le due studiose, ebbero finalmente tra le mani un “editor” che permette di scrivere, modificare, tagliare e incollare a piacimento il DNA. Naturalmente anche quello umano. 

La scoperta non ebbe subito quella risonanza generale che meritava, ma il mondo accademico, gli scienziati e gli studiosi di genomica di tutto il mondo ne compresero le enormi potenzialità: le “forbici genetiche” hanno portato le scienze della vita in una nuova epoca. La Royal Swedish Academy of Sciences affermò trionfalmente che un sogno si realizzava: controllare completamente la molecola della vita. 

Il 7 ottobre 2020 la Charpentier e la Doudna sono state insignite del premio Nobel per la chimica 2020. 

Nel corso del decennio si è compreso ancora meglio come funziona Crispr-Cas9. Non c’è dubbio che le potenziali applicazioni mediche sono numerosissime. Sono in fase avanzata studi per lo sviluppo di nuove immunoterapie in oncologia, per debellare l’anemia falciforme, la beta talassemia, ecc. E fin qui tutto bene. Senonché lo scorso marzo è trapelata la notizia che He Jiankui, genetista dell’Home Women’s and Children’s Hospital di Shenzhen, in Cina, ha modificato il DNA delle linee germinali di due bambine per renderle resistenti al virus dell’Hiv, proprio grazie a Crispr-Cas9. Il progetto di Jiankui, che poi è stato materialmente compiuto, prevedeva prima la fecondazione in vitro, poi l’editing genico degli embrioni mediante la tecnologia Crispr/Cas9, e infine l’impianto in utero.

Che significa questo? Una modifica delle linee germinali viene trasmessa in eredità anche alle generazioni successive, con conseguenze imprevedibili. Consapevoli del rischio, un gruppo internazionale di scienziati ed esperti di bioetica ha chiesto una “moratoria” [https://www.aboutpharma.com/blog/2018/11/26/genetica-contro-lhiv-annunciati-in-cina-test-sul-dna/] di 5 anni sulle sperimentazioni cliniche dell’editing genetico su gameti ed embrioni umani (!) destinati all’impianto nell’uomo, invitando la comunità scientifica a una presa di responsabilità di fronte alle controverse applicazioni di una tecnica dalle grandi potenzialità, ma su cui c’è ancora tanto da studiare. 

Non si può infatti escludere in linea di principio che uno “scienziato pazzo” adoperi l’editing genetico per “creare” mostri che potrebbero essere anche in grado di riprodursi: embrioni-chimera, cioè incroci tra uomini e animali, super-uomini e super-donne dotate di caratteristiche eugenetiche: forza, bellezza fisica, resistenza alle malattie, appositamente “progettati” per trasformare l’intero genere umano. 

È inevitabile riportare alla memoria i frutti perversi dell’eugenetica, della superiorità razziale, dell’ideologia nazista sepolti sotto le macerie della Seconda Guerra mondiale. Lo spettro di Hitler, di Eichmann o del tristemente famoso dott. Mengele che sezionava i bambini ebrei si aggira ancora tra noi: molti militari non fanno mistero che sarebbe un obiettivo seducente poter disporre di un super-soldato per combattere le guerre del futuro. Yuval Noah Hararari, saggista, docente di Storia medioevale e militare presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, autore del libro Homo deus. Breve storia del futuro, ha dichiarato [https://www.corrispondenzaromana.it/transumanesimo-verso-le-nuove-dittature-digitali/] due anni fa: «Lo scopo non è quello di prevedere [la Storia], bensì di estendere l’orizzonte delle nostre possibilità [umane]». Che il delirio di onnipotenza non si sia mai sopito e che serpeggi tuttora anche al di fuori del mondo militarista e guerrafondaio, lo prova quanto riporta la giornalista Anna Meldolesi nel libro E l’uomo creò l’uomo, dato alle stampe da Boringhieri. Il titolo altisonante non deve trarre in inganno; oltre ad un ampio resoconto dell’attuale stato delle cose, si getta uno sguardo allarmato sul futuro potenziale di queste tecniche. 

Ciò che sta accadendo nella genomica e nell’ingegneria genetica è paragonabile a quanto accadde durante il Secondo Conflitto mondiale: Enrico Fermi e altri scienziati scoprirono la bomba atomica e il potere immenso dell’energia dell’atomo. Nel 1939 Albert Einstein, il fisico Leo Szilard ed Edward Teller (il “padre” della bomba americana) inviarono al presidente Roosevelt una lettera nella quale facevano presente che la Germania nazista era ad un passo dal produrre una nuova catastrofica, devastante arma basata sulla fissione nucleare. Fu così che i ricercatori americani spronati dal Presidente riuscirono ad arrivare per primi all’arma nucleare che pose fine alla guerra con l’olocausto di Nagasaki ed Hiroshima. Per la prima volta, manifestamente, la storia ha cambiato il suo corso per mano della scienza. A partire dal 1952 le strategie degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica mutarono radicalmente e iniziò la “proliferazione” delle armi nucleari intercontinentali (ICBM), la crescita incontrollata degli arsenali fino a 30.000 testate da entrambe le parti. Iniziò il processo pernicioso della guerra fredda. Anche allora Einstein, Bertrand Russell, Niels Bohr ed altri scienziati pacifisti firmarono un Manifesto reso pubblico il 9 luglio 1955 nel quale si “scongiurava” il mondo a non proseguire la corsa agli armamenti che avrebbe condotto la terra allo sterminio nucleare. Nelle sue memorie lo scienziato tedesco annotava come la scoperta della fissione e della fusione avevano innescato un processo irreversibile e quasi un binario obbligato per le scelte dell’umanità. I Romani dicevano: «Mors tua vita mea» e nessuno poteva mettersi fuori da questa logica incombente. 

Ebbene anche se la transizione si sta consumando negli ambienti asettici e ovattati dei centri di ricerca e nei laboratori di genetica di tutto il mondo, ci troviamo di fronte a qualcosa di analogo e inquietante: chi governerà lo stravolgimento della natura umana? I buoni o i cattivi?... «Oggi sentiamo di essere vicini alla capacità di alterare l’ereditarietà umana»... ha detto David Baltimore, premio nobel e virologo al California Institute of Technology, all’apertura di un vertice internazionale sull’editing genetico tenutosi a Washington nel dicembre 2015. Le conclusioni sono state le seguenti [www.lescienze.it/news/2015/12/07/news/editing_genetico_ricerca_cautele-2884732/]: «...la raccomandazione che l’alterazione delle linee germinali umanerimanga rigorosamente confinata alle ricerche di laboratorio che devono proseguire con le dovute cautele e nel contesto di una comune discussione su come regolarle...».

In attesa che si metta a punto una serie di limiti e di obblighi vincolanti per tutti gli scienziati, vogliamo rievocare le parole solenni della Sacra Scrittura, più esplicative di qualsiasi argomentazione: «Il Signore Dio disse allora: “Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!”. Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita» (Gen 3,22). 

Il DNA delle cellule germinali è veramente come un albero i cui “frutti” sono gli esseri umani. È il DNA delle cellule sessuali dalla cui fusione nasce un bambino. Modificarle altera per sempre lui e la sua discendenza. È il “santuario” della vita scritto da Dio stesso nella creazione dell’uomo. Dobbiamo rispettare la sua sacralità. 

È necessario che comprendiamo bene questa possibilità, lo faremo con un esempio che è molto vicino e affine a quanto esposto: la Bibbia, come è noto, è la Parola di Dio rivelata, i quattro Vangeli ne fanno canonicamente parte essenziale. La Santa Chiesa Cattolica ha ricevuto dal Signore l’autorità di interpretarla, tradurla e di renderla comprensibile a tutti, ma non ha il potere di alterarne il senso intrinseco. Ora consideriamo quel che hanno fatto i testimoni di geova: l’hanno falsificata. Per esempio il Vangelo di san Matteo al capitolo 26, versetti 26ss, quelli per intenderci che descrivono l’Ultima Cena di Nostro Signore e l’istituzione della Santissima Eucaristia, sono stati sottilmente e artificiosamente modificati. Conviene riportare la forma genuina canonica in modo letterale e con la devozione dovuta a questa forma liturgica: «Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati...»Loro, gli “studenti di Dio”, invece li traducono così: «Questo significa il mio corpo» o «Questo rappresenta il mio corpo» e «Questo significa il mio sangue» o «Questo rappresenta il mio sangue». Interrogati in merito alla modifica adducono il fatto che, secondo loro, Gesù stava insegnando ai discepoli per mezzo di metafora come aveva fatto altre volte (ad esempio in Mt 13,34, la parabola del seminatore, ecc.). Inoltre, in modo surrettizio, osservano che: «Se avesse comandato ai suoi discepoli di bere il suo sangue, Gesù in pratica avrebbe detto loro di infrangere la Legge di Dio che vieta il consumo di sangue: Genesi 9,4, Atti 15,28...». Questa argomentazione cela qualcosa di più di un assunto specioso, ingannevole e fuorviante: contiene apertamente l’intenzione luciferina di annullare la formula sacramentale della Transustanziazione del pane e del vino. C’è il sottile scopo di distruggere l’Eucaristia. Se, scelleratamente, la si adottasse durante la Santa Messa, Nostro Signore non si farebbe più presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità nella Santissima Eucaristia. Sarebbe l’inizio dell’abominio della desolazione preconizzato nell’Apocalisse di san Giovanni apostolo. 

Allo stesso modo, e non soltanto in senso figurativo o allegorico, nessuno può escludere che modificando anche una piccola “parola” del DNA germinale, di una sequenza di nucleotidi, si possa pervenire ad una “catastrofe” genetica. 

Qualche tempo fa, nel 1999, anche se con metodi alquanto più rudimentali e imperfetti rispetto all’editing genetico attuale, alcuni “studiosi” (Malcom Logan ed altri) dell’Università di Harvard hanno alterato il gene PITXL dei polli e ne hanno fatto nascere alcuni con quattro zampe!

Al posto delle ali è “apparsa” un’altra coppia di (deformi) zampette dotate di artigli. Le motivazioni [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/re­pubblica/1999/03/13/nasce-un-pollo-quattro-cosce-servira-curare.html] addotte dagli scienziati sono state, oltre a quelle tradizionalmente euristiche che lasciano il tempo che trovano, anche che un tale “tipo” di pollo avrebbe soddisfatto maggiormente la clientela dei supermercati... Tutto ciò non solo è orribile alla vista e alla ragione, ma stupisce per l’inutilità dell’intervento effettuato e per i motivi abbietti che hanno ispirato gli autori. Tant’è. Questa è la cifra, il segno, di quale etica animi e guidi alcuni scienziati. Più grave ancora sarebbe la “modifica permanente” e germinale di tutti i polli sicché non nascerebbero più quelli “tradizionali” ma quelli a quattro zampe ritenuti più moderni e convenienti rispetto a quelli creati da Dio. Naturalmente il “prodotto” potrebbe essere coperto da un opportuno Copyright ed inizierebbe l’era della corsa alla vita animale d’autore. Come già avviene per gli OGM vegetali. 

Occorre stare molto attenti. Non è solo questione di saper decifrare e/o interpretare correttamente l’alfabeto con cui è stata scritta la parte corporea degli esseri viventi ad autorizzarne la modifica. Non basta pensare se non lo faccio io, qualcun altro lo farà”, qui entra in gioco il potere e il limite che una creatura (l’uomo) può esercitare su se stesso e sul resto del Creato. Anche il semplice spostamento di un gene, o lo scambio di posizione tra due geni, potrebbe avere effetti indesiderati. Lewis Carroll, autore di Alice nel paese delle Meraviglie, nella conversazione tra Alice, la Lepre Marzolina e il Cappellaio Matto ce ne fornisce un esempio suggestivo e canzonatorio: «“Credo di poter indovinare l’indovinello”, soggiunse Alice ad alta voce. “Intendi dire che potrai trovare la risposta?”, domandò la Lepre Marzolina. “Sicuramente”, rispose Alice”. “...Allora, quando parli, dovresti dire ciò che intendi dire”, soggiunse la Lepre Marzolina. “Certo – replicò prontamente Alice –. Perlomeno... perlomeno io intendo dire proprio ciò che dico – che poi è la stessa cosa, no?...”. “No che non è la stessa cosa! – esclamò il Cappellaio Matto – A questa stregua potresti sostenere che ‘vedo ciò che mangio’ sia la stessa cosa di ‘mangio ciò che vedo’!”».

La morale esilarante (per dirla con Carroll) è che mutare l’ordine delle parole conduce a risultati semantici assolutamente non confrontabili. Siamo onesti: le nostre conoscenze dell’opera di Dio sono limitate, finite e provvisorie: non sappiamo quasi nulla del ruolo funzionale dei 30.000 geni che si celano nel DNA umano, ma anche se lo sapessimo non abbiamo ricevuto dal Signore il permesso di modificarli, tanto più per motivi abbietti. 

Raggiungere l’immortalità (nel senso biologico del termine) alterando la funzione dei telomeri (la parte iniziale e finale dei cromosomi) può apparire un obbiettivo auspicabile, seducente e desiderabile, ma ha – inutile dirlo – profonde implicazioni morali sulla natura umana. Eppoi... il sogno antico di questa povera umanità di allontanare da sé il dolore, la caducità, la corruttibilità delle cose create, di scampare dalla morte perfino, rimarrà sempre un’utopia, una vana ricerca di fermare il tempo, di procrastinare la fine di una vita che nel frattempo ha perduto il suo senso.

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