Una denuncia sui pericoli dell’annunciata rivoluzione ecologica che ci renderà da figli di Dio a servi della Madre Terra, operando un “reset” non solo economico e politico, ma anche teologico.
“Ci vuole uno choc globale”, “si tornerà a un’economia di sopravvivenza”, “cambieranno abitudini quotidiane”, “l’uomo diventerà servo della natura”. Quante volte abbiamo sentito i mass-media lanciare questi fanatici slogan ecologisti? Forse finora non li avevamo presi sul serio. Ma oggi, dopo un anno di epidemia devastante e di ancor più devastanti imposizioni governative, appare evidente che quegli slogan stavano preparando i popoli all’avvio di una rivoluzione globale; come ha preannunciato il World Economic Forum, “arriva il Great Reset”, ossia il “totale azzeramento” della tramontante civiltà umanistica per sostituirla con la sorgente anti-civiltà ecologista.
Non si tratta di uno scherzo da buontemponi o di una follia da mentecatti, ma di un serio progetto elaborato da prestigiose accademie, propagandato da importanti fondazioni, finanziato da ricche banche, promosso da potenti autorità internazionali. Questo progetto viene ora efficacemente denunciato da un documentato volumetto intitolato Da Dio al Bio, acquistabile anche online. Ne è autore Guido Vignelli, studioso di dottrina sociale della Chiesa, già socio fondatore del Centro Culturale Lepanto e direttore del Progetto SOS Ragazzi, da anni collaboratore di Radio Buon Consiglio.
Se le passate rivoluzioni hanno mirato ad abolire le disuguaglianze religiose o politiche o sociali, oggi il movimento ecologista radicale pretende di realizzare la massima forma di eguaglianza: quella tra il genere umano e gli altri esseri viventi. Uomini, animali, piante e minerali diventerebbero per legge eguali in dignità e diritti perché sarebbero “fratelli tutti” in quanto “figli di Nostra Madre-Terra”.
Nella società ecologica si potrà quindi uccidere un bimbo nascituro, ma non uccidere un topo o imprigionare un lupo o sfruttare un bue; si potrà inquinare le coscienze, ma non l’ambiente.
L’ecologismo radicale militante propaganda una “cultura ecologica” secondo cui l’uomo non è creatura di Dio e quindi signore della natura ma è prodotto della evoluzione naturale e quindi suo servo. Per giunta, l’attuale inquinamento e crescita della popolazione minaccerebbero la sanità e l’equilibrio ecologico del pianeta; pertanto, la rivoluzione ecologica deve sacrificare l’umana civiltà (sicurezza, benessere, produzione, proprietà) alla salvezza della natura.
A questo scopo, centri cibernetici e mass-mediatici spingono i poteri politici ed economici internazionali a imporre un “nuovo ordine mondiale” che – imitando il modello delle comunità indie dell’Amazzonia – sostituisca famiglie, città e nazioni con tribù, villaggi e comunità viventi in un mondo selvatico, impoverito e conflittuale. A questo fine spingono molte iniziative promosse da ONU, Unesco, Unione Europea, World Economic Forum, Fondo Monetario Internazionale e altre fondazioni.
Recentemente, questi potentati stanno approfittando della crisi globale avviata dal virus cinese per imporre una dittatura sanitaria che toglierà al popolo ogni potere politico e perfino ogni voglia di vivere civilmente e religiosamente; non a caso, oggi il modello sociale proposto – anche dal nostro capo del governo uscente – è quello della Cina comunista.
Anche per quanto attiene la dimensione teologica, sembra stiamo andando incontro ad un “azzeramento teologico”, ad esempio sostituendo l’“oppressivo e maschilista” culto del Padre Creatore con quello, liberatorio e femminista, della Madre-Terra (Pacha-Mama).
Stando così le cose, il cristiano deve urgentemente rendersi conto che l’ecologismo è non solo un’ideologia antiscientifica e irrazionale, ma anche una falsa religione che tenta d’imporre una nuova idolatria.
Pertanto, il cristiano deve santamente opporsi a questa nuova offensiva antireligiosa che contrasta non solo la fede ma anche la ragione e perfino la natura intesa come mondo ordinato da un Dio creatore, redentore e provvidente.