CATECHESI
Perseverare nella preghiera, alla scuola dei Padri
dal Numero 20 del 17 maggio 2020
di Don Leonardo M. Pompei

La preghiera è vita dell’anima, da ciò il monito divino di pregare “senza interruzione”. Ma è possibile? Vediamo in cosa consista e come si attui la preghiera incessante.

Il quarto aspetto trattato dal Catechismo nell’ambito del combattimento della preghiera è l’assoluta necessità che la nostra preghiera sia costante e perseverante. Partendo dalle chiare ed esplicite esortazioni neotestamentarie dell’apostolo Paolo – tra le quali spicca quella, lapidaria e apodittica, che sentenzia: «Pregate incessantemente» (1Ts 5,17, citato in Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2742) – il testo compie una vera e splendida lectio magistralis sulla preghiera, arricchita e abbellita di splendide citazioni di Padri della Chiesa e maestri dello spirito circa la necessità di non essere incostanti nella preghiera. Per la loro bellezza e profondità sarà necessario largheggiare in citazioni testuali, come del resto fa il Catechismo stesso, per esserne profondamente edificati e spiritualmente arricchiti.

Evagrio Pontico, per esempio, acutamente rilevava quanto segue: «Non ci è stato comandato di lavorare, di vegliare e di digiunare continuamente, mentre la preghiera incessante è una legge per noi» (De Oratione, cit. in CCC 2742). Ad esso fa seguito il grande dottore san Giovanni Crisostomo che esorta in questo modo i cristiani: «È possibile, anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate» (Eclogae ex diversi homiliis, cit. in CCC 2742). Esortazioni, queste, che dovremmo tenere ben presenti. La preghiera, infatti, nel suo stadio maturo e compiuto, non è una piccola parentesi che si apre (nel migliore dei casi) in certi momenti della giornata o, assai più sovente, solo in situazioni di immediato bisogno o impellenza dovute a necessità quasi sempre legate alla sola vita temporale. Per un cristiano la preghiera è dialogo ininterrotto con Dio, che trova in ogni momento un’occasione buona per elevare a Lui cuore e affetti e diventa capace di trasformare tutto in preghiera.

Assai a ragione il Catechismo evidenzia che «pregare è una necessità vitale» (n. 2744). Definire “vitale” la necessità della preghiera significa accostarla, per ciò che concerne l’anima, alle funzioni degli organi vitali per la vita del corpo. Come il nostro corpo, dunque, non potrebbe sopravvivere senza il cuore, senza il cervello, senza il fegato, così se non si dovesse pregare (molto e bene) la nostra anima morirebbe né più né meno di come morirebbe un corpo privo dei suddetti organi. Il testo prosegue, rincarando ulteriormente la dose, con la citazione di un altro splendido aforisma di san Giovanni Crisostomo: «Niente vale quanto la preghiera; essa rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile [...]. È impossibile che cada in peccato l’uomo che prega» (Sermones de Anna, ibidem). Conclude infine citando la celebre massima di sant’Alfonso Maria de’ Liguori: «Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna» (Del gran mezzo della preghiera, cit. in CCC 2744), che san Pio da Pietrelcina chiosò aggiungendo sapientemente l’ulteriore eloquente glossa: «E chi prega poco, è in pericolo».

Dunque, in conclusione, «preghiera e vita cristiana sono inseparabili» (n. 2745, i corsivi sono del testo), perché la preghiera cristiana anima la vita cristiana, in essa si manifesta e ad essa porta il carico di grazie necessarie per abbondare nelle buone opere. La vita cristiana, a sua volta, diviene preghiera ininterrotta quando in tutto ciò che si fa, che si dice, che si pensa e che si opera altro non si fa che dare amore e gloria a Dio, amore e ogni bene al nostro prossimo. Ecco dunque lo stadio ultimo e compiuto della preghiera incessante, come a suo tempo sentenziò il grande esegeta alessandrino Origene: «Prega incessantemente colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera. Soltanto così possiamo ritenere realizzabile il principio di pregare incessantemente» (De oratione, cit. in CCC 2745).

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