Cara Redazione, quando ascolto il Vangelo a Messa mi colpisce e incuriosisce quando Gesù dice di essere il “figlio dell’uomo” oltre che il “figlio di Dio”. Capisco cosa intenda dire con “figlio di Dio” ma non comprendo cosa voglia dire con “figlio dell’uomo”. Vi sarei grata se poteste spiegarmelo o almeno darmi qualche indicazione. (Giorgia D.M.)
Cara Giorgia, questo appellativo è certamente tra i più significativi e affascinanti che Gesù ha riservato a sé. Mentre nessuno mai lo chiama così, Egli se lo attribuisce 78 volte nei Vangeli. Cerchiamo di comprendere, almeno in modo sintetico, cosa abbia voluto indicare.
Nella letteratura veterotestamentaria l’espressione compare con diversi significati. Per esempio la si trova sulla bocca di Dio quando si rivolge al profeta Ezechiele, per evidenziare la distanza tra Lui e l’uomo: «Mi disse: “Figlio dell’uomo, àlzati, ti voglio parlare”» (Ez 2,1). Compare anche in Daniele (7,13-14) con un riferimento chiaramente allusivo a Gesù e alla sua natura umana: «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto». Da Daniele in poi l’espressione figlio dell’uomo designerà un titolo messianico ripreso da Gesù a partire da Matteo 8,20: «Gli rispose Gesù: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”».
La Bibbia di Navarra qui annota: «Questa espressione [...] ricorre frequentemente nella letteratura giudaica del tempo di Cristo. Fino alla predicazione del Signore, l’espressione non era stata compresa in tutta la sua profondità. L’appellativo “Figlio dell’uomo” non aveva relazione con le aspirazioni giudaiche di un Messia terreno; per questo fu utilizzato da Gesù per designarsi quale Messia, senza attizzare il nazionalismo ebraico. Di questo titolo messianico, che nella menzionata profezia di Daniele ha carattere divino, il Signore si serviva per proclamare con discrezione il proprio messianismo, mettendo sull’avviso contro fallaci interpretazioni politiche».
Altri commentatori biblici hanno notato che Gesù si è dato con predilezione tale appellativo sia per descrivere le sue umiliazioni, soprattutto quelle subìte dalla sua santa umanità nella Passione («Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno», Mt 17,22), sia per annunziare il suo trionfo nella Risurrezione, come quando dopo la Trasfigurazione dice: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti» (Mt 17,9), trionfo che avrebbe coinvolto realmente e pienamente anche la sua umanità, e infine il suo ritorno glorioso («Vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria», Mt 24,30).
Il sacerdote napoletano Don Dolindo Ruotolo, nel suo commento ai Vangeli, suggerisce un’ulteriore considerazione: «Il chiamarsi ripetutamente Gesù il Figlio dell’uomo, non è un argomento che ci dice che, nel vederlo, era più difficile supporlo uomo che supporlo Dio?», e ancora: «Dato, infatti, lo splendore del suo volto ed i miracoli che operava, era più facile dubitare che fosse veramente uomo anziché vero Dio. Per infinito amore Egli si dichiarava nostro, ed aveva caro chiamarsi nostro, perché era venuto a salvarci e si era caricato delle nostre miserie e dei nostri peccati».
È caro infine cogliere un velato e dolce richiamo mariano. L’adorabile umanità di Gesù è il frutto esclusivo della verginità di Maria Santissima: dunque Gesù Figlio dell’uomo, perché Figlio di Maria.