Secondo la descrizione letteraria che ne dà Vladimir S. Solovev, l’Anticristo sarà pacifista, ecologista, ecumenista e dotto esegeta. Riscopriamo con il card. Biffi l’attualità profetica dell’ammonimento che lo Scrittore russo ha consegnato ai posteri nella sua ultima opera.
La cultura filosofica occidentale non ha prestato finora molta attenzione a Vladimir Sergeevic Solovev, pensatore russo della seconda metà del XIX secolo. Eppure si tratta di un autore di grande vigore e di indubbia originalità, in cui fede cristiana e razionalità sono ugualmente limpide e vive, anzi si illuminano e si alimentano reciprocamente. Tanto basta a spiegarci perché il suo pensiero non sia riuscito a superare le censure del dogmatismo laicistico dominante. Chi però lo avvicina senza pregiudizi, non può che rimanerne affascinato.
Il cardinal Giacomo Biffi, vescovo emerito di Bologna, è stato un grande estimatore di Solovev raccogliendone un ammonimento profetico che mi pare di qualche rilevanza per la cristianità dei nostri giorni; un ammonimento che è espresso nell’ultima opera da lui lasciata: I tre dialoghi sulla guerra, il progresso, la fine della storia universale e il racconto dell’Anticristo; un ammonimento che potrebbe appunto essere espresso con queste parole: Attenti all’Anticristo!
L’argomento per il cardinal Biffi era evidentemente di assoluta rilevanza se nel febbraio 2007 tenne gli esercizi spirituali al Pontefice Benedetto XVI e alla Curia Romana con riflessioni sul tema L’ammonimento profetico di Vladimir S. Solovev, di cui vorrei presentare in questo articolo una sintesi ricca di suggestioni teologiche e spirituali.
Il vuoto alla fine del secolo XX
Con straordinaria perspicacia Solovev prevede che, dopo le grandi guerre del secolo XX, i popoli, persuasi dei gravi danni derivati dalle loro rivalità, avrebbero dato origine agli Stati Uniti d’Europa. Intanto, però, «i problemi della vita e della morte, del destino finale del mondo e dell’uomo, resi più complicati e intricati da una valanga di ricerche e di scoperte nuove nel campo fisiologico e psicologico, rimangono come per l’addietro senza soluzione. Viene in luce soltanto un unico risultato importante, ma di carattere negativo: il completo fallimento del materialismo teoretico». Non è a dire però che ciò comporti l’estendersi e l’irrobustirsi della fede. Al contrario, l’incredulità sarà dilagante. Sicché, alla fine, si profila per la civiltà europea una situazione che potremmo definire di vuoto. In questo vuoto appunto emerge e si afferma la presenza e l’azione dell’Anticristo.
La personalità dell’Anticristo
Più che la vicenda immaginata da Solovev – nella quale l’Anticristo prima viene eletto Presidente degli Stati Uniti d’Europa, poi è acclamato imperatore romano, si impadronisce del mondo intero e, alla fine, si impone anche alla vita e all’organizzazione delle Chiese – mette conto di richiamare le caratteristiche che sono qui attribuite a questo personaggio. Era – dice Solovev – «un convinto spiritualista». Credeva nel bene e perfino in Dio, «ma non amava che se stesso». Era un asceta, uno studioso, un filantropo. Dava «altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza». Nella sua prima giovinezza si era segnalato come dotto e acuto esegeta: una sua voluminosa opera di critica biblica gli aveva propiziato una laurea ad honorem da parte dell’università di Tubinga. Ma il libro che gli ha procurato fama e consenso universali porta il titolo: La via aperta verso la pace e la prosperità universale, dove «si uniscono il nobile rispetto per le tradizioni e i simboli antichi con un vasto e audace radicalismo di esigenze e direttive sociali e politiche, una sconfinata libertà di pensiero con la più profonda comprensione di tutto ciò che è mistico, l’assoluto individualismo con un’ardente dedizione al bene comune, il più elevato idealismo in fatto di principi direttivi con la precisione completa e la vitalità delle soluzioni pratiche».
È vero che alcuni uomini di fede si domandavano perché non vi fosse nominato nemmeno una volta il nome di Cristo, ma altri ribattevano: «Dal momento che il contenuto del libro è permeato dal vero spirito cristiano, dall’amore attivo e dalla benevolenza universale, che volete di più?». D’altronde egli «non aveva per Cristo un’ostilità di principio». Anzi ne apprezzava la retta intenzione e l’altissimo insegnamento.
Tre cose di Gesù, però, gli riuscivano inaccettabili. Prima di tutto le sue preoccupazioni morali. «Il Cristo – affermava – col suo moralismo ha diviso gli uomini secondo il bene e il male, mentre io li unirò coi benefici che sono ugualmente necessari ai buoni e ai cattivi». Poi non gli andava «la sua assoluta unicità». Egli è uno dei tanti; o meglio è stato il suo precursore, perché il salvatore perfetto e definitivo doveva invece essere lui solo che aveva purificato il messaggio di Cristo da ciò che è inaccettabile all’uomo di oggi. Infine, e soprattutto, non poteva sopportare il fatto che Cristo fosse vivo, tanto che istericamente si ripeteva: «Lui non è tra i vivi e non lo sarà mai. Non è risorto, non è risorto, non è risorto! È marcito, è marcito nel sepolcro...».
Pacifismo, ecologismo, ecumenismo dell’Anticristo
Ma dove l’esposizione di Solovev si dimostra particolarmente originale e sorprendente – e merita la più approfondita riflessione – è nell’attribuzione all’Anticristo delle qualifiche di pacifista, di ecologista, di ecumenista.
Già s’è visto che la pace e la prosperità sono gli argomenti del capolavoro letterario del nostro eroe. Ma sono idee che egli riuscirà anche ad attuare. Nel secondo anno di regno, come imperatore romano e universale, potrà emettere il proclama: «Popoli della terra! Io vi ho promesso la pace e io ve l’ho data». E proprio a questo proposito matura in lui la coscienza della sua superiorità sul Figlio di Dio: «Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace». A ben capire il pensiero di Solovev su questo punto gioverà citare quanto egli dice nel terzo dialogo per bocca del Signor Z., l’interlocutore che lo rappresenta: «Cristo è venuto a portare sulla terra la verità, ed essa, come il bene, innanzitutto divide». C’è dunque la pace buona, la pace cristiana, basata su quella divisione che Cristo è venuto a portare sulla terra precisamente con la separazione tra il bene e il male, tra la verità e la menzogna; e c’è la pace cattiva, la pace del mondo, fondata sulla mescolanza o unione esteriore di ciò che inferiormente è in guerra con se stesso.
L’Anticristo sarà poi anche un ecologista o almeno un animalista. Sono termini moderni che ovviamente Solovev non usa; ma la sua descrizione è abbastanza chiara: «Il nuovo padrone della terra era anzitutto un filantropo, pieno di compassione, non solo amico degli uomini ma anche amico degli animali. Personalmente era vegetariano, proibì la vivisezione e sottopose i mattatoi a una severa sorveglianza; le società protettrici degli animali furono da lui incoraggiate in tutti i modi».
L’Anticristo infine si dimostrerà un eccellente ecumenista, capace di dialogare «con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza». Convocherà i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane a «un Concilio ecumenico da tenere sotto la sua presidenza». La sua azione mirerà a cercare il consenso di tutti attraverso la concessione dei favori concretamente più apprezzati: «Se non siete capaci di mettervi d’accordo tra voi – dirà ai convenuti dell’assise ecumenica – spero di mettere d’accordo io tutte le parti, dimostrando a tutti il medesimo amore e la medesima sollecitudine per soddisfare la vera aspirazione di ciascuno». Attuerà praticamente questo disegno, ridonando ai cattolici il potere temporale del Papa, erigendo per gli ortodossi un istituto per la raccolta e la custodia di tutti i preziosi cimeli liturgici della tradizione orientale, creando a vantaggio dei protestanti un centro di libera ricerca biblica lautamente finanziato. È un ecumenismo “quantitativo”, che gli riuscirà quasi perfettamente: le masse dei cristiani entreranno nel suo gioco. Soltanto un gruppetto di cattolici con a capo il papa Pietro II, un esiguo numero di ortodossi guidati dallo staretz Giovanni e alcuni protestanti che si esprimono per bocca del professor Pauli resisteranno al fascino dell’Anticristo. Costoro arriveranno ad attuare l’ecumenismo della verità, radunandosi in un’unica Chiesa e riconoscendo il primato di Pietro. Ma sarà un ecumenismo “escatologico”, realizzato quando ormai la storia è pervenuta alla sua conclusione: «Così – racconta Solovev – si compì l’unione delle Chiese nel cuore di una notte oscura su un’altura solitaria. Ma l’oscurità della notte venne a un tratto squarciata da un vivido splendore e in cielo apparve un grande segno: una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle».
È la speranza che noi tutti nutriamo nell’animo e del cui compimento siamo sicuri perché ce lo ha assicurato con accenti infallibili la stessa Donna escatologica, Regina del Cielo e Madre della Chiesa, nel non lontano 1917: «Infine il mio Cuore Immacolato trionferà».
NOTA
* Le parti virgolettate dell’articolo sono tratte dal libro: V. Solovev, I tre dialoghi - Il racconto dell’Anticristo, Marietti Editori, Torino 1975.