[...]. Hanno fatto sempre scalpore le Confessioni fatte da padre Pio senza ricevere l’assoluzione sacramentale. Di qui, il senso di paura da parte di molti fedeli, anche se non c’era da pensare che ad una severità di padre Pio richiesta dalle condizioni dei penitenti inassolvibili... Certo, era inevitabile la reazione amarissima che la mancata assoluzione provocava nei penitenti non facili o non disposti a capire... (Romeo S.)
Sì, è vero, si sa bene delle reazioni amarissime di molti penitenti non “assolti” da padre Pio in Confessione. Si sa anche del primo impulso di penitenti “non assolti” che subito si allontanavano, con il proposito di non tornare più da padre Pio (ma, passato l’impulso, poi, prevaleva il “ritorno” a padre Pio).
Il valore e l’importanza vitale della “mancata assoluzione”, però, da parte di padre Pio, fu possibile conoscerli anzitutto da una risposta che padre Pio diede al suo Padre superiore, il quale un giorno gli parlò di un penitente rimasto ferito dal comportamento di padre Pio nella Confessione. Padre Pio rispose subito al Padre superiore, con umile franchezza: «Senti, io tratto le anime come si meritano davanti a Dio».
Una spiegazione molto più importante del comportamento severo di padre Pio verso i penitenti “non assolti” si è avuta da una lettera che padre Pio stesso scrisse al suo Padre spirituale per spiegare le ragioni molto gravi del suo comportamento verso i penitenti che manda via senza l’assoluzione sacramentale. Ecco la parte principale della sua lettera al Padre spirituale: «Sono divorato dall’amore di Dio e dall’amore del prossimo. [...]. Credetemi, Padre mio, che le sfuriate che a volte ho fatto sono state causate proprio da questa dura prigionia [...]. Com’è possibile vedere Dio che si contrista per il male e non contristarsi parimenti?... Vedere che Dio è sul punto di scagliare i suoi fulmini e per pararli altro rimedio non vi è se non alzare una mano per trattenere il suo braccio e con l’altra rivolgere una gomitata al proprio fratello per un duplice motivo: che getti via il male e si scosti dal luogo dov’è, perché la mano del Giudice è per scaricarsi su di esso?... Per i fratelli, poi, ahimè! Quante volte mi tocca dire a Dio Giudice con Mosè: perdona a questo popolo o cancellami dal libro della vita!».
Padre Pio, dunque, soffriva per primo e doveva farsi violenza per non dare l’assoluzione e allontanare bruscamente il penitente, salvandolo in tal modo dalla «mano del Giudice pronta a scaricarsi su di esso»! Vogliamo renderci conto del dramma che padre Pio, per primo, doveva vivere ogni volta riuscendo a mandare via il penitente senza l’assoluzione sacramentale?...
Purtroppo, noi si è facili a non renderci conto del valore sacro della Confessione, e perciò si finisce col criticare padre Pio che, invece, deve affrontare lo sdegno di Dio verso il peccato e verso il peccatore che non è disposto a detestare il peccato e a pentirsi seriamente.