PADRE PIO
La prima stimmatizzazione tra l’ordinazione sacerdotale e l’offerta di vittima
dal Numero 27 del 8 luglio 2018
di Suor M. Immacolata Savanelli, FI

Nel Centenario della stimmatizzazione, presentiamo una serie di articoli che si propongono si analizzare tale fenomeno mistico, perno attorno al quale ruotano tutti gli eventi degli ultimi 50 anni della vita del nostro Santo.

Il 20 settembre 1918 a San Giovanni Rotondo padre Pio ricevette, per un fenomeno mistico straordinario, le stimmate, ovvero quelle ferite alle mani, ai piedi e al costato che richiamano le lacerazioni alle mani e ai piedi prodotte dai chiodi che confissero il Signore Gesù sulla Croce e la ferita determinata dalla lancia che squarciò il suo costato e il suo cuore. Nel voler ricordare in quest’anno il centenario della stimmatizzazione di padre Pio, evento che segnò la vita del Santo del Gargano, proponiamo una serie di articoli che ci faranno penetrare, per quanto a noi possibile, un po’ più profondamente in questo mistero.
Innanzitutto è da ricordare che il 7 settembre del 1910, a circa un mese dall’ordinazione sacerdotale (10 agosto 1910), padre Pio sperimentò sotto un olmo di Piana Romana un primo fenomeno della stimmatizzazione. Vinto dalla «maledetta vergogna», solo un anno dopo, al ripresentarsi dell’evento, lo comunicò al suo direttore spirituale, padre Benedetto da San Marco in Lamis, con distacco, senza neppure accennare a quanto quei segni, presenti sul suo corpo, potessero far intendere:
«Ieri sera poi mi è successo una cosa che io non so né spiegare e né comprendere. In mezzo alla palma delle mani è apparso un po’ di rosso quasi quanto la forma di un centesimo, accompagnato anche da un forte ed acuto dolore in mezzo a quel po’ di rosso. Questo dolore era più sensibile in mezzo alla mano sinistra, tanto che dura ancora. Anche sotto i piedi avverto un po’ di dolore. Questo fenomeno è quasi un anno che si va ripetendo, però adesso era da un pezzo che più non si ripeteva. Non s’inquieti però se adesso per la prima volta glielo dico; perché mi sono fatto vincere sempre da quella maledetta vergogna. Anche adesso se sapesse quanta violenza ho dovuto farmi per dirglielo!» (Ep. I, p. 234, lettera dell’8 settembre 1911).
La data precisa di questo fenomeno ci viene indicata da don Salvatore Pannullo che alla nipote Grazia, venuta a conoscenza delle stimmate che padre Pio ricevette nel 1918, disse: «Voi lo sapete adesso, io lo so dal 1910» (1). Alle reiterate richieste della nipote che voleva saperne di più, «don Salvatore disse che nel pomeriggio del 7 settembre 1910, stando padre Pio sotto l’olmo di Piana Romana in preghiera e per prendere fresco, si presentarono Gesù e la Madonna e gli donarono le sacre stimmate. Al mattino, recatosi per la celebrazione della Messa in paese, raccontò tutto all’arciprete, al quale disse: “Zi’ Tore, fatemi la carità: chiediamo a Gesù che mi tolga questa confusione. Voglio soffrire, morire di sofferenza, ma tutto nel nascondimento”. L’arciprete – che era anche suo direttore di spirito – gli rispose: “Figlio mio, io ti aiuto a pregare e a chiedere a Gesù che ti tolga questa confusione; però, se è volontà di Dio, devi piegarti a fare in tutto e dappertutto la sua volontà. E ricordalo, perché se ciò è per la salvezza delle anime e per il bene del mondo intero, tu devi dire a Gesù: “Fai di me ciò che vuoi”» (2). Che il parroco di Pietrelcina fosse al corrente di ciò che avvenne sotto l’olmo di Piana Romana, viene indicato dallo stesso padre Pio. Durante l’interrogatorio di mons. Raffaello Carlo Rossi (3), inviato a San Giovanni Rotondo nel 1921 come Visitatore apostolico, infatti, alla domanda di questi se qualcuno fosse stato messo a conoscenza di questo fenomeno, padre Pio rispose: «Credo che lo sapesse il direttore [...]. Qualche altra persona in particolare, come il parroco del mio paese, il quale lo seppe dal direttore e credo di avergli dato una conferma, se non esplicita. Il direttore l’aveva detto perché essendo io a casa per salute e servendosi di me il parroco p.e. per qualche trasporto funebre, avesse riguardo a pregarmi di ciò nei giorni suddetti di dolore» (4).
Un’ulteriore precisazione, indicata dalla penna di padre Pio, a riguardo di questa prima stimmatizzazione si trova in una lettera a padre Agostino del 10 ottobre 1915. Nel rispondere a tre domande, di cui la seconda riguardava le stimmate, rivoltegli da padre Agostino, per ben due volte, ancora con una certa ritrosia e distacco, il Santo rivela, scrivendo in terza persona:
«Nella vostra risoluta volontà di sapere o meglio di ricevere riscontro a quelle vostre interrogazioni, non posso non riconoscere la espressa volontà di Dio, e con mano tremante e con cuore traboccante dal dolore, ignorandone la vera causa, dispongo ad ubbidirvi. [...]. La seconda dimanda è se l’ha concesso il dono ineffabile delle sue sante stimmate. A ciò devesi rispondere affermativamente e la prima volta di quando Gesù volle degnarla di questo suo favore, furono visibili, specie in una mano, e poiché quest’anima dal fenomeno rimase assai esterrefatta, pregò il Signore che avesse ritirato un tal fenomeno visibile. D’allora non apparsero più; però, scomparse le trafitture, non per questo scomparve il dolore acutissimo che si fa sentire, specie in qualche circostanza e in determinati giorni» (Ep. I, p. 669, lettera del 10 ottobre 1915). 
I segni esteriori di questo primo prodigio, dunque, come scrive padre Pio, scomparvero, ma non il dolore che il Santo sperimentava «acutissimo», soprattutto «in qualche circostanza e in determinati giorni». Che il dolore provato fosse da attribuire alle stimmate invisibili, si può dedurre anche da quanto padre Pio disse a mons. Rossi in uno dei suoi interrogatori. Alla domanda, infatti, se ricordasse qualcosa sulle stimmate prima della comparsa delle piaghe, padre Pio paragonò il dolore di quegli anni a quello poi sperimentato quando ebbe mani, piedi e costato visibilmente trafitti (5).
Per capire quanto padre Pio cercasse di occultare questo fenomeno, basti leggere la testimonianza rilasciata da padre Raffaele di Sant’Elia a Pianisi (Daniele D’Addario), suo confratello, che interrogò il Santo – dal 29 marzo 1966 al 3 aprile 1967 – diverse volte sulle stimmate, per espresso ordine del padre Clemente da Santa Maria in Punta (Amministratore apostolico della provincia cappuccina di Sant’Angelo dal 1963 al 1970). Durante gli interrogatori, padre Pio affermava sempre che la sua stimmatizzazione era avvenuta a San Giovanni Rotondo. Solo nell’ultimo interrogatorio, quando padre Raffaele lo mise al corrente che il quotidiano Il Tempo aveva pubblicato la lettera inviata a padre Benedetto nella quale era descritto il fenomeno delle stimmate avvenuto a Pietrelcina, ed avergli, inoltre, ribadito che gli poneva questa domanda per espresso ordine del superiore maggiore, padre Pio, come scrive il padre Raffaele, «facendosi violenza per la sua profonda umiltà, ha confermato ancora che tutto è avvenuto qua a San Giovanni Rotondo in modo permanente [...] e che a Pietrelcina nell’agro “Piana Romana”, dove egli passava tutto il suo tempo (giorno e notte) in una capanna di paglia fatta ai piedi del famoso albero [...] in profonde meditazioni ed estasi, più di una volta ha notato macchie rosee nelle palme delle mani con dolori acutissimi che duravano solo per qualche giorno, come pure trafitture al costato; ma in forma permanente e con fuoriuscite di sangue è solo qua a San Giovanni Rotondo» (6). Nonostante padre Pio parlasse in questi termini con padre Raffaele, considerava, però, il fenomeno sperimentato a Piana Romana l’inizio della sua stimmatizzazione. Il 19 settembre 1968, infatti, vi fu tra padre Pio e Cleonice Morcaldi il seguente colloquio: «“Padre domani è il cinquantesimo anniversario delle vostre stimmate”. E lui: “Della Messa?”. “No, no, il 1960 fu il cinquantesimo della Messa, domani è della vostra crocifissione”. Mi rispose dicendomi: “Ma tu vuoi dire cinquantottesimo?”. Risposi subito: “Già è vero, le avete ricevute a Pietrelcina le stimmate invisibili, il giorno della natività della Madonna, l’8 settembre del 1910”. “E sì”, mi rispose, chinando il capo» (7).
La prima stimmatizzazione, oltre ad essersi verificata circa un mese dopo l’ordinazione sacerdotale del Santo, precede di soli tre mesi quella che fu l’offerta di vittima che padre Pio volle fare chiedendone il permesso a padre Benedetto con lettera del 29 novembre 1910, scrivendogli:
«Vengo, padre mio, a chiedere un permesso. Da parecchio tempo sento in me un bisogno, cioè di offrirmi al Signore vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti. Questo desiderio è andato crescendo sempre più nel mio cuore tanto che ora è divenuto, sarei per dire, una forte passione. L’ho fatta, è vero, più volte quest’offerta al Signore, scongiurandolo a voler versare sopra di me i castighi che sono preparati sopra dei peccatori e sulle anime purganti, anche centuplicandoli su di me, purché converta e salvi i peccatori ed ammetta presto in Paradiso le anime del purgatorio, ma ora vorrei fargliela al Signore questa offerta con la sua obbedienza» (Ep. I, p. 206).
Padre Benedetto nel rispondergli positivamente, sebbene all’oscuro del primo fenomeno della stimmatizzazione, prepara il suo diretto a ciò che comporta lo stato di vittima:
«Fa pure l’offerta di cui mi parli che sarà accettissima al Signore. Stendi pure tu le braccia sulla tua croce ed offrendo al Padre il sacrificio di te stesso in unione al tenerissimo Salvatore, patisci, gemi e prega per gl’iniqui della terra e i miseri dell’altra vita sì degni della nostra compassione nelle loro pazienti ed ineffabili angosce» (Ep. I, p. 207, lettera del 1° dicembre 1910).
Dalla richiesta di padre Pio e dalla risposta di padre Benedetto si comprende, come è stato osservato, che sia l’uno sia l’altro stanno penetrando nel mistero della chiamata alla «sofferenza redentiva» (8). L’offerta vittimale di padre Pio, però, per padre Di Flumeri, non inizia con questa risposta di padre Benedetto. Egli ritiene, infatti, che il 10 agosto 1910, nasceva padre Pio «sacerdote e vittima, vittima e sacerdote, come Gesù» (9) che, nel momento stesso dell’Incarnazione, nel quale diveniva sacerdote, attuò anche la sua offerta vittimale. L’offerta di vittima del Santo, dunque, iniziò «spontaneamente sotto l’impulso dello Spirito» (10) il giorno della sua prima Messa, come viene testimoniato dall’immaginetta-ricordo che scrisse per l’occasione (11), anche se «fu in seguito rinnovata col merito della santa obbedienza» (12). In padre Pio, lo stretto legame tra l’offerta vittimale e il sacerdozio viene individuato anche da padre Vincenzo da Casacalenda, il quale scrive che il Santo consumò la sua offerta di vittima non «nel pieno isolamento dal mondo, in una vita eremitica, ma anzi, nell’attività sacerdotale, specialmente nel ministero del confessionale» (13).
Nel giro di tre mesi vi sono, dunque, tre tappe importanti nella vita spirituale di padre Pio: l’ordinazione sacerdotale, un primo fenomeno della stimmatizzazione e la sua offerta di vittima che sembrano essere strettamente correlate. Il contesto spirituale nel quale si attuano questi tre eventi si può evincere dalle lettere ai direttori spirituali scritte in questo periodo: continue tentazioni, dolore per l’offesa di Dio, sofferenze fisiche, ma anche consolazioni spirituali.
Nel voler sintetizzare quanto emerge dall’esame di queste lettere si può dire che padre Pio, nella consapevolezza della sua consacrazione, per mozione interiore chiese al Signore fin dal giorno della sua prima Messa di essere «vittima perfetta» e il Signore, che già faceva vivere il Santo tra continue sofferenze fisiche e spirituali, lo conformò ancora più a sé rendendolo partecipe dei dolori della sua Passione con la stimmatizzazione invisibile, comunicandogli anche i sentimenti del suo Cuore, durante le consolazioni spirituali da lui provate a contatto con l’Eucaristia (cf. Ep. I, pp. 197-198). Il primo fenomeno della stimmatizzazione, però, non appagò il desiderio del cuore sacerdotale di san Pio di offrirsi vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti, anzi fece crescere questo desiderio sempre più, tanto che lo definì «una forte passione» (Ep. I, p. 206) e volle emettere la sua offerta vittimale con il merito dell’obbedienza.
Il legame tra la consacrazione sacerdotale, la stimmatizzazione e l’offerta di vittima è veramente evidente se si leggono le pagine dell’Epistolario che raccolgono le lettere di questo periodo. È stato, perciò, giustamente osservato che in padre Pio «Iddio non voleva solo una nuova vittima, ma voleva che questa nuova vittima fosse sacerdote, collocato, cioè, in uno stato sacerdotale come il Verbo incarnato. Fu così che attraverso il suo sacerdozio vittimale, padre Pio portò a compimento la particolare missione che la Provvidenza divina gli aveva affidata: la sua vocazione a corredimere» (14) e le stimmate furono in un certo senso le «credenziali della “missione grandissima” che avrebbe dovuto compiere» (15).


NOTE
1) Lino da Prata - Alessandro da Ripabottoni, Beata te, Pietrelcina, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo 1976, p. 209.
2) Ivi, p. 210.
3) Mons. Raffaello Carlo Rossi era vescovo di Volterra e fu poi cardinale; attualmente è in corso per lui il processo di beatificazione: cf. F. Castelli, Padre Pio sotto inchiesta. L’«Autobiografia» segreta, Edizioni Ares, Milano 2008, p. 92, n. 20.
4) R. C. Rossi, «Voto», quarta deposizione del padre Pio da Pietrelcina cappuccino, giugno 1921, in: F. Castelli, Padre Pio sotto inchiesta. L’«Autobiografia» segreta, p. 238.
5) «Sentivo dei dolori a quelle medesime parti del genere di quelli sentiti di poi. Cominciarono questi dolori verso il 1911-12, nei primi anni del mio sacerdozio»: R. C. Rossi, «Voto», terza deposizione del padre Pio da Pietrelcina cappuccino, 16 giugno, in: ivi, p. 224.
6) Padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi, L’interrogatorio, in: G. Di Flumeri (a cura di), Le stigmate di padre Pio da Pietrelcina. Testimonianze e relazioni, Edizioni «Padre Pio da Pietrelcina», San Giovanni Rotondo 1985, p. 113.

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