Interessante leggere le ultime scoperte scientifiche in campo paleo-biologico memori delle pagine del Protovangelo: anche la scienza ipotizza per i serpenti un cambiamento morfologico a seguito di una mutata condizione ambientale avvenuta in epoca preistorica.
Scienza e apologetica: quale rapporto?
Nello studio dei rapporti che intercorrono tra Scienza e Fede ci si imbatte ben presto in un problema “spinoso” noto peraltro fin dai tempi di san Tommaso d’Aquino: è lecito discutere alla luce delle scoperte scientifiche le verità rivelate che riguardano la creazione? In termini ancor più stringenti: dov’è situato il confine tra conoscenza scientifica e teologia? Intorno alla metà degli anni ’30 del secolo scorso, alcune evidenze osservative hanno suggerito che l’universo intero, galassie, stelle, pianeti, nebulose e quant’altro abbiano avuto origine a partire da una “singolarità spazio-temporale” cui è stato dato il nome (alquanto suggestivo) di Big Bang. Un’esplosione primordiale inimmaginabile, con temperatura infinita, densità infinita, curvatura infinita... tutto infinito.
Da allora l’argomento che ha fatto più discutere teologi, esegeti, filosofi e, su fronti opposti, anche i cosmologi è stato proprio l’inizio l’universo. Il Dottore Angelico è stato categorico: «È evidente che l’azione di Dio, la quale si compie senza materia preesistente e si denomina creazione, non è, propriamente parlando, né un moto né un mutamento» (Contra Gentiles, libro II, cap. 17). «Da ciò risulta con chiarezza l’incongruenza di chi ricerca la creazione con argomenti desunti dalla natura del moto, o del mutamento» (ivi, cap. 18). L’Aquinate afferma chiaramente che la creazione del mondo è oggetto di un atto di fede e non di dimostrazione scientifica. Il problema dell’inizio del tutto è pertanto di tipo “ontologico” ed esula da ogni speculazione dedotta su base scientifica. Interpretare il Big Bang in chiave apologetica, come “prova” dell’atto di creazione, è improprio se non addirittura razionalmente illecito. In senso più generale la tendenza a declinare le risultanze delle teorie scientifiche a sostegno e come conferme indirette di quanto contenuto nella Parola rivelata è stata indicata col termine di “concordismo” (1). E come tutti gli “ismi” è stato sempre considerato dagli studiosi con un certo sospetto. In modo simmetrico il tentativo di coloro (oggi numerosissimi e il più famoso dei quali è stato Galileo Galilei) che intendono avvalersi di argomentazioni scientifiche per confutare o negare fatti descritti nella Bibbia, è da considerarsi alla stregua di semplice elucubrazione mentale. Il motivo della diffidenza è del tutto condivisibile: le verità o le conclusioni del sapere umano sono per loro natura mutevoli, provvisorie, perfettibili, in continua evoluzione e, come affermava l’epistemologo Karl Popper, sono “falsificabili” attraverso esperimenti o nuove prove empiriche, al contrario la Verità rivelata è univoca, eterna, assiomatica o dogmaticamente stabilita. Proprio la teoria del Big Bang, o dell’esplosione primordiale, è stata negli ultimi anni soggetta a critiche, rimaneggiamenti, in qualche modo depurata di alcune difficoltà logiche intrinseche attraverso la teoria dell’inflazione cosmica (2). Oltre a quello dell’orizzonte (ovvero del perché l’universo lontano sia così simile a quello a noi più vicino), l’ipotesi dell’inflazione risolve diversi rilevanti problemi concettuali o paradossi. Addirittura scienziati atei come Stephen Hawking pensano che non ci sia mai stata una situazione di “singolarità” iniziale nello spazio-tempo come invece suggeriscono le originarie equazioni di Einstein.... allora chi ha ragione Einstein o Hawking? Ecco il motivo per il quale è a dir poco inopportuno invocare una teoria umana a suffragio o a contrasto di una “realtà teologica”: quasi certamente si è costretti a fare penose rettifiche e correzioni. D’altro canto se un fatto è avvenuto è avvenuto, se un evento è accaduto è accaduto: ci sono certamente dei riscontri a posteriori. Sarà complicato trovarle ma si possono individuare conferme dai dati sensibili.
Recenti scoperte paleo-biologiche
L’apologetica ha certamente un senso e una sua precisa collocazione razionale: sulla storicità dei Vangeli, per esempio, nessuno (dotato di ragione) nutre più dei dubbi. Una grande opera apologetica fu quella compiuta dal vescovo Eusebio di Cesarea per ordine dell’imperatore Costantino durante il Concilio di Nicea. Tutto il pensiero cristiano ha come fine e scopo quello di affermare la ragionevolezza e la credibilità della Fede. Tra gli strumenti di cui si avvale l’apologeta c’è la morale naturale, la testimonianza storica, l’esegesi biblica e la filosofia teologica. Oggi nelle sue mani si trovano tecniche fino a pochi decenni fa inesistenti: la paleontologia, le tecniche di datazione di reperti fondati sul Carbonio radioattivo, la paleo-biologia e perfino l’analisi del DNA. È così che la scoperta del DNA-mitocondriale, ovvero di quella parte di codice genetico che non si trova nei cromosomi della cellula ma nel mitocondrio, un suo piccolo organo interno, e che si eredita solo dalla madre, suggerisce l’esistenza di una “Eva-mitocondriale”, ovvero una progenitrice unica di tutto il genere umano. La madre di tutti gli uomini. Gli scienziati credenti non sono rimasti affatto sorpresi, anzi se lo aspettavano. Se, come noi crediamo, è realmente esistita la coppia dei progenitori Adamo ed Eva, risulta del tutto ovvio che il DNA della prima donna si sia trasferito a tutti gli esseri umani a prescindere dal colore della pelle e da dove geograficamente si sono trasferiti nel corso dei secoli.
Sulla stessa linea di indagine si incasella anche un altro fatto storico, anzi preistorico o paleo-biologico: il paleontologo David Martill osservando un reperto di antico serpente risalente al periodo Cretaceo inferiore, fra 146 e 100 milioni di anni fa, scoperto in Brasile presso la città di Ceará, ma che si trovava nel museo di Solnhofen in Germania, ha notato che lo scheletro sinuoso che misura 19,5 centimetri e conta 272 vertebre è dotato di due paia di zampe lunghe meno di un centimetro. L’analisi morfologica delle strutture scheletriche indica che l’animale si spostava già sfruttando i movimenti ondulatori del corpo e che doveva essere adattato a una vita sotterranea. Inoltre, il fossile non mostra la coda lunga e compressa lateralmente tipica degli animali acquatici e le sue quattro zampe sono corte e dotate di cinque dita ben sviluppate (3).
Niente a che vedere con Darwin
Nell’ambito di ogni singola specie ci sono evidenti adattamenti del corpo all’ambiente: le analisi genetiche sugli attuali “squamati”, l’ordine che comprende serpenti e lucertole, hanno indicato che c’è stato un notevole allungamento del corpo, a cui è corrisposto un accorciamento degli arti. Questo fatto non c’entra nulla con la teoria dell’evoluzionismo di Darwin che sostiene invece l’esistenza di mutazioni che hanno cambiato una specie in un’altra e che non è stata mai scientificamente provata. Lo straordinario fossile è stato denominato Tetrapodophis amplectus e due ricercatori – Hongyu Yi dell’Università di Edimburgo e Mark A. Norrell del National Museum of Natural History di New York – in un articolo pubblicato su Science Advances hanno ipotizzato che i serpenti persero le zampe quando si adattarono a vivere e a cacciare all’interno di cunicoli scavati nel suolo. Tuttavia tra gli studiosi non c’è unanimità di vedute e sono state presentate varie tesi, anche contrapposte, per spiegare questo fenomeno che risulta alquanto sorprendente. Non basta: altri fossili hanno mostrato come la struttura dell’orecchio interno di un antico serpente vissuto 90 milioni di anni fa presentava un vistoso ingrandimento del vestibolo. Perché? Forse per percepire meglio le basse frequenze che si propagano nel sottosuolo: insomma i serpenti hanno iniziato a strisciare sulla terra e a vivere in buche sotterranee. È inevitabile associare queste trasformazioni con quanto si legge nel Libro della Genesi: «Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: “È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?”. Rispose la donna al serpente: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”. Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”» (Gen 3,1). Sappiamo bene come andò a finire: i nostri Progenitori disubbidirono a Dio e mangiarono il frutto proibito. L’inganno che fu alla radice di tutti i nostri mali, da allora fino ad oggi, si era consumato. L’Uomo perse la Grazia santificante. Le conseguenze non si fecero attendere: «Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”. Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”. Allora il Signore Dio disse al serpente: “Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”» (Gen 3,1ss).
Il dono della Scienza
Il profondo significato simbolico del racconto, che è stato denominato Protovangelo, non esclude però che la maledizione del Signore si sia riverberata anche sul “soma”, sulla forma corporea del serpente. È evidente che la Donna cui allude il Protovangelo è Maria Santissima che schiaccerà la testa al “serpente antico”, al diavolo, ad un essere puramente spirituale. È evidente che il serpente non era un semplice serpente ma una creatura dominata (posseduta) dal maligno e che il frutto proibito non fosse uno qualunque dei frutti nel giardino dell’Eden. La conoscenza del bene e del male non sono “effetti collaterali” della natura biologica del pomo della discordia ma un corollario spirituale che Dio stesso aveva connesso con il Comandamento di non mangiarne. Il “povero” serpente è stato il veicolo biologico dell’azione del menzognero, dell’omicida-fin-dal-principio, della tentazione perpetrata ai danni dell’umanità fin dalla sua fondazione. Tutto questo è evidente. Però nulla esclude che insieme al mutamento effettivo di tutta la natura nella quale entrò la corruzione, il dolore e la morte... « “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà”. All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”» (Gen 3,16). Ebbene – si diceva – nulla esclude che anche il serpente (inteso come essere vivente) abbia avuto la sua (triste) parte di maledizione in modo effettivo e fattuale perdendo le zampe, allungandosi e trovandosi condannato a strisciare nella polvere e rifugiarsi nel suolo. Quando è avvenuto tutto questo? Non lo sappiamo. Oggi noi osserviamo conservate nei fossili degli antichi animali le vestigia, le tracce e le conseguenze di qualcosa che crediamo (per fede) sia realmente avvenuto. Non sono “dimostrazioni” o “prove scientifiche” di un evento ad altissima valenza spirituale, drammatico ed esiziale che ha segnato agli albori la nostra specie ma sono piuttosto “fatti compatibili”, ovvero quello che ci si dovrebbe ragionevolmente aspettare se queste cose fossero successe nella maniera descritta nel libro della Genesi. Forse la scienza cambierà opinione, forse fra qualche anno questi reperti singolari, frammentati, sconnessi, sbucati chissà come dalle nebbie indistinte dei tempi remoti saranno “derubricati” a rappresentanti “strani” delle lucertole ancestrali e non dei serpenti (ma le convergenze osservative e le analisi morfologiche e tutto il resto non lasciano dubbi: si tratta proprio di serpenti)... non importa. Quel che conta è che la Scienza, le scoperte scientifiche ed ogni altro tipo di conoscenza umana venga accolta qual è realmente: un dono, il quinto dono dello Spirito Santo. Un dono che è stato dato all’intelletto dell’uomo per avvicinarsi al suo Creatore e non per negarne l’esistenza.
NOTE
1) Vedi Paolo Giannoni, Contro il concordismo, in: Il futuro dell’uomo, anno XVI, 1989.
2) Si stima che l’inflazione sia avvenuta intorno a 10 alla meno 35 secondi dal Big Bang, sia durata intorno a 10 alla meno 30 secondi e abbia aumentato il raggio dell’universo (ora visibile) di un fattore enorme, tra 10 alla 25 e 10 alla 30 (circa un miliardo di miliardi di miliardi di volte). Vedi A. H. Guth, The Inflationary Universe: A Possible Solution to the Horizon and Flatness Problems, Phys. Rev. D 23, 347 (1981).
3) Vedi http://www.lescienze.it/news/2015/07/27/news/antico_serpente_fossile_quattro_zampe