Tra i molteplici attacchi a Cristo, nell’ultimo decennio vanno registrati quelli che prendono le mosse da presunte e sensazionali scoperte storiche ed hanno la pretesa di mettere in discussione la figura di Gesù e la realtà della Chiesa da Lui fondata. Tali attacchi, però, finiscono per smentirsi
da soli.
Gli storici e i teologi della storia riferiscono che gli studiosi più accreditati concordano nel considerare le rivoluzioni come manifestazioni di un unico progetto sovversivo indirizzato contro la verità precostituita, a cominciare dalla Rivoluzione francese fino a quella del gender. Ora, poiché Cristo è la Verità fatta persona, potremmo concludere che ogni attacco alla Verità è un atto contro il Figlio di Dio; è espressione dell’odio nei confronti di Gesù; è un tentativo di rimuovere la religione cristiana dal mondo.
Tutto questo è vero, com’è vero che l’odio nei confronti di Cristo comincia dal rifiuto degli angeli ribelli. Senza volerci perdere nella notte dei tempi, le prime fonti anticristiane sono i vangeli apocrifi che, sebbene offrano argomentazioni fiacche, essenzialmente gnostiche, alimentano la posizione dei moderni denigratori della Chiesa Cattolica.
L’accusa più comune che deriva dalla loro scoperta è quella di una Chiesa che ha nascosto volutamente la verità su Cristo, filtrando, attraverso la storia, un’idea di Gesù falsa rispetto a quella reale; come se gli insegnamenti tramandatici non corrispondessero a quelli del cristianesimo degli albori.
Si tratta, però, di accuse che si possono subito estirpare, basta leggere semplicemente alcuni di questi vangeli apocrifi, per convincersi di quale assurdità sia il contenuto trasmesso. Ad esempio in uno di essi si presenta un Gesù Cristo vendicativo, pronto ad usare i suoi poteri divini anche se solo casualmente fosse stato urtato involontariamente da un passante. Tra l’altro i vangeli apocrifi sono tra loro in contraddizione e sono stati fonte d’ispirazione per romanzi e produzioni cinematografiche, che prendono spunto da alcuni fatti realmente accaduti, per poi condurre a conclusioni del tutto estranee alla verità della vita di Gesù Cristo.
In questa sede vogliamo ricordare quanto accadde qualche anno fa, quando la professoressa della Divinity School di Harvard, Karen L. King, in una sua pubblicazione del 2003, si accinse a rilevare le sue conclusioni dopo aver studiato il vangelo apocrifo di Maria. Si tratta di un documento ritrovato al Cairo nel 1896 e attribuito a Maria Maddalena. Con il suo scritto la King concluse che quel vangelo «costituisce la più chiara e convincente argomentazione, presente in qualsiasi scritto cristiano delle origini, in favore della legittimità della leadership al femminile [...] e ci chiede di ripensare le basi dell’autorità della Chiesa» (1). Non occorre molto per cogliere in quelle affermazioni il tentativo di fornire qualche autorevolezza storica alle pretese di attribuire il sacerdozio alle donne e di mettere in discussione il celibato sacerdotale. Si tratta di argomenti che in questo ultimo periodo si affacciano sul dibattito culturale con maggiore insistenza rispetto al passato.
Il 2003 fu anche l’anno in cui fu scritto e pubblicato (in Italia nel 2004) il Codice da Vinci che tanto scalpore suscitò. In particolare una delle affermazioni avanzate fu quella di una presunta relazione tra Gesù e la Maddalena, già ventilata in qualche apocrifo. Però, l’evento che sembrò capovolgere l’orizzonte scientifico e che ebbe una copertura mediatica impressionante si verificò nel 2012, allorquando la professoressa King dichiarò di essere in possesso di un frammento di papiro relativo ad un dialogo tra Gesù e i suoi discepoli su cui vi troviamo scritte queste testuali parole: «Gesù disse loro, mia moglie...», (ta-hime, forma rara di ta-shime, corrispondente in copto al nostro “donna” o “moglie”) (2).
Molti dubbi furono palesati rispetto al rinvenimento, tra cui il modo misterioso con cui la professoressa si trovò in possesso del frammento. Esso, infatti, le pervenne da uno sconosciuto proprietario tedesco che l’avrebbe acquistato in un mercato di antiquariato e che non rivelò la sua identità.
Questo particolare, per niente sottovalutabile, insospettirebbe anche un profano in materia di studi sul Cristianesimo primitivo e di manoscritti antichi. In genere una scoperta di questa portata può solo far raccogliere la riconoscenza della comunità scientifica, invece l’ignoto benefattore preferì stare all’ombra dei riflettori. E bene fece, perché il frammento fu una palese falsificazione e fu sconfessato definitivamente. Nel maggio del 2014, il Wall Street Journal uscì con un articolo dal titolo Come si è sgonfiata la bufala della moglie di Gesù.
La professoressa King ha poi riconosciuto che quel frammento era un falso e al Convegno Copto tenuto a Claremont in California, nel luglio dell’anno scorso, ha pensato bene di non presentarsi.
NOTE
1) Rodney Stark, False testimonianze. Come smascherare alcuni secoli di storia anticattolica, Lindau, Torino 2016, p. 62.
2) http://www.tempi.it/moglie-di-gesu-osservatore-romano-il-papiro-e-in-ogni-caso-un-falso#.Wf3hl62h2qA