FEDE E CULTURA
“Non ha detto nulla ma ho capito tutto”
dal Numero 36 del 17 settembre 2017
di Fra Pietro Pio M. Pedalino

La Medaglia miracolosa è un canale di grazia particolarmente benedetto dall’Immacolata che attraverso di essa sa operare “cose grandi”, come ha mostrato con la sensazionale conversione dell’ebreo Alfonso Ratisbonne di cui quest’anno ricorrono i 175 anni.

Anno Domini 2017: un anno eccezionale, sotto più punti di vista e per più ragioni. Di certo il centenario di Fatima è l’evento di primaria importanza per questo anno così significativo che dovrà essere inciso a caratteri cubitali negli archivi storici. Eppure, oltre a quello delle apparizioni di Fatima, vi ricorrono altri anniversari degni di nota, senza qui voler citare i nefasti anniversari celebrati dai nemici della Fede, volendomi riferire solamente a quegli eventi di grazia in particolare legati a manifestazioni di Maria Santissima.
Il 2017, precisamente il 12 aprile, è stato anche il 70° anniversario della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane (le apparizioni al noto veggente Bruno Cornacchiola), motivo per cui è bello ed edificante scoprire le relazioni che intercorrono tra Fatima e Tre Fontane che il giornalista Saverio Gaeta ha brevemente colto in qualche suo recente intervento.
Quest’anno, inoltre, ricorre il 300° anniversario dell’incoronazione dell’effige della Madonna di Cz?stochowa (8 settembre 1717, l’anno stesso della nascita della Massoneria!), che fu un complemento all’atto di re Giovanni Casimiro il quale, dopo la difesa miracolosa di Jasna Góra nel 1655 durante il cosiddetto “diluvio svedese”, elesse Maria “Regina della Polonia”. La decisione dell’incoronazione fu approvata da papa Clemente XI che, in tale occasione, le offrì anche le preziose corone.
Infine, e qui fermo l’attenzione, in questo 2017 si festeggiano anche i 175 anni dall’apparizione dell’Immacolata all’ebreo Alfonso Ratisbonne che, a quell’evento eccezionale, deve la sua conversione alla Fede cattolica. Facciamo brevemente memoria dell’evento.
Ratisbonne: chi era costui? Un giovane avvocato ebreo-francese non praticante ma comunque ostile al Cristianesimo che si trovava a Roma per motivi di salute. Aveva fatto una scommessa con un suo parente convertito, Théodore de Bussieres, il quale gli aveva messo al collo la Medaglia miracolosa e lo aveva convinto a recitare la preghiera: «O Maria concepita senza peccato prega per noi che a te ricorriamo e per quanti a te non ricorrono».
Alfonso non vedeva l’ora di dimostrare che non sarebbe successo nulla. Ma Dio aveva altri progetti... Mentre, infatti, si aggirava per i vicoli del centro di Roma, il 20 gennaio del 1842, si sentì misteriosamente attratto ad entrare nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte e, alzando gli occhi verso un altare laterale, vide la Vergine Maria «così come è rappresentata nella Medaglia fatta coniare da Caterina Labouré», spiegherà lo stesso protagonista.
    E non fu un caso. Esiste, infatti, un legame connaturale – potrebbe dirsi – tra le due mariofanie, quella dell’Immacolata a Caterina Labouré (Rue du Bac 1830) e quella ad Alfonso, quasi come se la seconda costituisse il prosieguo organico, il prolungamento delle apparizioni ricevute da Caterina, la conferma irrefrangibile dell’autenticità non solo delle apparizioni e dei messaggi del 1830 alla Labouré ma pure il sigillo celeste che doveva confermare la missione che l’Immacolata aveva a Parigi inaugurato ovvero quella di dare inizio ai “tempi di Maria”, quelli dei quali con le sue celesti apparizioni è protagonista assoluta, Colei a cui spetterà alla fine la missione divina di “schiacciare la testa” del nemico del genere umano che affronta presuntuosamente Dio e sta portando tante anime nel baratro della disperazione e della perdizione.
Riportiamo, ora, la sensazionale testimonianza di Alfonso, che non può non commuovere e lascia edificati dinanzi a quella misericordiosa potenza della Regina del Cielo a cui è possibile convertire il cuore dei più induriti, come l’esempio di Ratisbonne mostra plasticamente.
«All’improvviso, mi sentii preso da uno strano turbamento e vidi come scendere un velo davanti a me. La chiesa mi sembrò tutta oscura, eccettuata una cappella, come se la luce si fosse concentrata tutta là. Non posso rendermi conto di come mi sia trovato in ginocchio davanti alla balaustra di quella cappella: in effetti, ero dall’altra parte della chiesa e tra me e la cappella c’erano, a sbarrare il passo, gli arredi che erano stati montati per un funerale. Levai comunque gli occhi verso la luce che tanto risplendeva e vidi, in piedi sull’altare, viva, grande, maestosa, bellissima e dall’aria misericordiosa, la Santa Vergine Maria, simile nell’atto e nella struttura all’immagine della Medaglia che mi era stata donata perché la portassi. Cercai più volte di alzare gli occhi verso di Lei, ma il suo splendore e il rispetto me li fecero abbassare, senza impedirmi però di sentire l’evidenza dell’apparizione. Fissai lo sguardo, allora, sulle sue mani e vidi in esse l’espressione del perdono e della misericordia. Con quelle stesse mani, mi fece segno di restare inginocchiato. Ma una forza irresistibile mi spingeva verso di Lei. Alla sua presenza, benché Ella non abbia detto alcuna parola, compresi di colpo l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della religione cattolica [sì, proprio della religione cattolica: sono le parole stesse di Ratisbonne]. In una parola, compresi tutto, di colpo».
Ecco quante cose è capace di operare in un solo istante la Virgo Potens, la Virgo Clemens, Rifugio dei peccatori e Madre di misericordia! Qualche minuto dopo Théodore de Bussieres lo ritrova lì, inginocchiato, prostrato, in lacrime, come se il suo corpo ed il suo cuore si fossero fusi al contatto mediatore della Vergine, trasfigurata dalla luce di Dio. «Ella non mi ha detto nulla», ripeterà poi l’ormai trasformato Ratisbonne. Raggiungeva, così, il tutto attraverso il nulla. La pienezza della parola nel silenzio, il trascendente in questa immanenza che lo penetrava.
In seguito Alfonso si convertì e, nel 1847, fu persino ordinato sacerdote. Fu prima gesuita, poi membro dei “Sacerdoti di Nostra Signora di Sion”. Di questa congregazione fondò una sede in Palestina.
La Madre di misericordia aveva così, con quell’evento prodigioso, autenticato la sua missione, quella di essere “Donna escatologica” preannunciata dalle Sacre Scritture per il compimento di ciò che di Lei è stato detto: «Ella ti schiaccerà il capo» (Gen 3,15) come pure: «Tu sola hai distrutto tutte le eresie nel mondo intero» (dalla Liturgia, Comune della Beata Vergine Maria).
Certo convertendo così clamorosamente un ebreo, del resto ostinato, la Vergine Immacolata dava un pegno di quella sua «regale potenza» (Pio XII, Lettera Enciclica Ad Coeli Reginam) che di certo vorrà e potrà estendere in tutto il mondo allorché il Trionfo del suo Cuore Immacolato sarà compiuto; in attesa di quell’evento di grazia, gioia e felicità che ci attende impegniamo le nostre energie e risorse spirituali per preparare e affrettare il benedetto e sospirato regno di Cristo per mezzo di Maria!

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